Un disco, dieci concerti: il ritorno di Zucchero

A primavera l'album, in settembre la serie di show all'Arena di Verona

Un disco, dieci concerti: il ritorno di Zucchero

Neanche una piega, è tranquillo come una Pasqua nonostante sia appena arrivato da Londra e stamattina parta per New Orleans: «Rimarrò là per tre mesi per registrare il mio disco con tre produttori diversi». Il 2016 sarà l'anno del grande ritorno di Zucchero e forse non a caso ieri si è presentato con una tuba più alta del solito e pure un tantino più griffata: «L'hanno usata nel film Gangs of New York, l'ho comprata a Los Angeles nel negozio dei miei amici messicani che preparano i cappelli per Hollywood». Forse la userà anche all'Arena di Verona in uno dei dieci concerti consecutivi che sono stati annunciati ieri (dal 16 al 28 settembre compresi, con pausa il 19, 22 e 26; poi seguirà il tour mondiale). Praticamente una residency che trasformerà Verona in una Zuccherolandia perché in quei giorni ci saranno marching band in giro per la città a suonare il suo repertorio in chiave jazz blues, due serate dedicate ad artisti esordienti o emergenti e una mostra che racconterà la storia di questo ruvido emiliano sempre tra gli artisti italiani più conosciuti nel mondo.«Ogni sera sul palco con me ci sarà un ospite diverso, italiano o internazionale ma non so ancora chi. Probabilmente qualcuno con il quale ho collaborato in passato come Sting o Bono o Eric Clapton. Gli italiani? È più difficile improvvisare, loro generalmente vogliono tanto preavviso, a parte Jovanotti che a New York ho chiamato all'ultimo momento e poi non riuscivo più a mandar via dal palco...». Ride spesso Zucchero, e fa battute a volontà, segno che il nuovo disco, cui lavora da un anno e che uscirà in primavera, gode già di ottima salute: «Dopo la riscoperta delle mie radici con Chocabeck, stavolta torno alle atmosfere di Oro incenso e birra, disco al quale devo tanto. Allora ero più spontaneo e ora è più difficile per me ritrovare lo stesso spirito».Anche la cronaca non aiuta: «Se avessi avuto concerti dopo gli attentati di Parigi, anche io li avrei sospesi o rinviati. Mi colpisce la vigliaccheria con la quale questa gente ci sta combattendo». Senza dubbio è una ventata di odio che rischia di spegnere l'ispirazione di tutta l'arte, musica compresa: «Mi piacciono un po' di rapper perché hanno il coraggio di andare contro qualcosa, il rock ormai è troppo perbenino». Zucchero invece è rimasto com'era, senza giri di parole.

Se la prende con «i panini alla merda che ci serve la discografia» e con «la musica americana troppo patinata». Poi scherza e ride, insomma gigioneggia quasi ad avvisare che, occhio!, nel 2016 sul suo ring suonerà di nuovo la campana.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica