Dolori, paure e psicoterapie: il "catalogo" è questo

Un manuale "umanistico esistenziale" mappa vecchi e nuovi disagi. E tutte le pratiche terapeutiche

Dolori, paure e psicoterapie: il "catalogo" è questo

Due novità accompagnano l'era del Covid. La prima, del tutto inattesa e che rovescia le visioni malthusiane, sta nel fatto che l'umanità, di colpo e anche nelle aree più lontane dalla civiltà tecnologica, ha smesso di crescere e si riduce come se avesse deciso di estinguersi. L'altra, sta nel panorama di macerie esistenziali provocate dal Covid con la presenza di nuove paure, nuove solitudini e insicurezze che hanno determinato anche in Italia un incremento dei suicidi e dei tentativi di suicidio.

L'umanità emerge in uno stato di sofferenza senza precedenti dopo una strage degli innocenti alla rovescia: non più infanti sgozzati da Erode, ma nonni e genitori sterminati da un virus. Quali e quanti sono i danni? Chi è in grado di rispondere a una inattesa e montante richiesta di aiuti?

È in libreria un testo dedicato alle soluzioni concrete, mediche ma anche filosofiche, attraverso una scuola di psicoterapia che è anche la connessione fra tutte le psicoterapie esistenti, legata alla psichiatria e alle neuroscienze in rapidissima evoluzione, dedicato sia ai medici che ai pazienti.

Si tratta del Manuale di Psicoterapia Umanistica Esistenziale che esce nella collana «Orientamenti» diretta da Massimo Biondi per Alpes Italia (pagg. 418, 29) scritto da Antonella Filastro e Massimo Biondi, i quali si avvolgono nei diversi capitoli di ricercatori professionisti nel trattamento della sofferenza psichica e fisica. È un atlante interattivo di tutte le psicoterapie ereditate dal secolo scorso e di quelle attuali, tutte volte ad affrontare anche le sofferenze derivate dalla pandemia, dal lockdown, dalle fobie e dal ritorno dell'incubo della morte collettiva e della precarietà. Antonella Filastro è una psicoterapeuta, psico-oncologa e direttore della Scuola di specializzazione per medici e psicologi dell'Istituto di Psicologia Umanistico Esistenziale (IPUE) fondato da Luigi De Marchi»; e Massimo Biondi è ordinario di Psichiatria e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria nel Dipartimento di Neuroscienze della Sapienza di Roma.

Il Manuale è il frutto di oltre dieci anni di lavoro e di ricerca, redatto con la partecipazione di un gruppo di specialisti che operano ciascuno nelle strategie contro la sofferenza, di qualsiasi natura: fisica, mentale, esistenziale, da malattia oncologica, da danni all'unità psichica e fisica, senza mai perdere di vista l'unità e la relazione fra il corpo e la mente, usando anche terapie corporee. Un'opera che è sia enciclopedica che di frontiera, in grado di rendere pubblici risultati clinici, documentati dai numerosi professionisti coinvolti, col risultato di offrire al lettore un panorama completo sulla situazione attuale, con la storia del passato e una bibliografia aggiornata con uno scrupoloso indice analitico.

Il Manuale costituisce il primo bilancio di una storica scuola italiana creata nel 1986 dallo psicologo Luigi De Marchi scomparso dieci anni fa: l'Istituto di Psicologia Umanistico Esistenziale. De Marchi è stato un rivoluzionario liberale libertario sia in politica che in psicologia, un intellettuale onnivoro e poliglotta che raggiunse un successo internazionale con Scimmietta, ti amo, un saggio clinico in cui dimostrava che l'angoscia di morte è quella da cui discendono tutte le altre e che si riproduce ogni volta che si entra in contatto con il pericolo, la malattia, la perdita, la sofferenza, alimentando il dolore dal momento in cui prendiamo coscienza della nostra condizione mortale, tesi peraltro sostenuta anche da un esistenzialista cinematografico come Woody Allen.

Di fronte a ogni malessere riconducibile all'angoscia di morte (più crudele e improvvisa nei pazienti che hanno ricevuto una diagnosi infausta e che chiedono nuovi significati per vivere ciò che rimane) ogni terapia possibile è fondata sempre sull'empatia.

Sull'empatia si fanno convegni e molte scuole specialmente americane producono risultati clinici rilevanti dal punto di vista medico. La più celebre è quella del gruppo del professor Joe Gunnella della Philadelphia University, che ho udito recentemente in un Webinar di scambio proprio con l'IPUE. Gunnella sostiene che l'empatia non è un atteggiamento di comune dolore vissuto sia dal paziente che dal terapeuta, ma una capacità del terapeuta nel decifrare il dolore del paziente (senza parteciparne emotivamente) così da potergli dare le risposte che il paziente si attende. Per la scuola americana, l'empatia è uno strumento che fa parte del bagaglio cognitivista e non di quello esistenziale.

Di qui l'addestramento del terapeuta ad adattarsi ai tempi del paziente (e non viceversa) insieme all'addestramento a riconoscere le risorse e i valori personali da rafforzare, con tutto quanto di positivo sia utile per sostenere e rilanciare un futuro dotato di un nuovo senso e spesso di un nuovo tempo. È particolarmente istruttiva la sezione dedicata all'aspetto costruttivo della terapia e alla resilienza perché il terapeuta «umanistico esistenziale» affronta nell'immediato persone che sono costrette a rimodulare l'esistenza dopo un infarto, un ictus, un cancro o una cardiopatia.

All'IPUE la direttrice Antonella Filastro sostiene un orientamento più coinvolto del terapeuta per condividere con il paziente le emozioni più dure. In Italia, i protocolli dell'IPUE hanno permesso di registrare successi clinici misurabili e certi come la riduzione del cortisolo (l'ormone dello stress) e l'incremento della sia durata che della qualità della vita con risultati certificati dal neuropsichiatra Roberto Delle Chiaie del Policlinico Umberto I di Roma, docente dell'Istituto che conferma nel testo di aver ottenuto la «normalizzazione del profilo secretivo del cortisolo mattutino» nonché il «rallentamento dei processi d'invecchiamento e conseguente riduzione degli indici di mortalità».

Il manuale è una sorta di photo op, di gruppo di famiglia in progress che contiene tutto ciò che esiste sul campo per attrezzarsi contro la pena del vivere, sia essa determinata dalla malattia, dalla solitudine, dalla paura o dalle difficoltà di relazione umana e

dunque è l'immagine dello stato dell'arte in tutte le sue componenti e annuncia una evoluzione della terapia in grado di stare al passo delle nuove inattese sciagure e di quelle che tormentano l'uomo dall'alba dei tempi.

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