La miscela esplosiva de La Direttrice

Pungente, sarcastica e divertente. Su Netflix dal 20 agosto c'è la prima stagione de La Direttrice per un viaggio nel mondo delle università americane

La miscela esplosiva de La Direttrice

Non è facile far sorridere il pubblico con sagacità e intelligenza senza cadere vittima in battute volgari e di poco conto. La vera comicità è un’arte che non tutti riescono a comprendere. Infatti, nel mondo del cinema e della tv sono pochi gli esperimenti sul genere che hanno funzionato fino in fondo. Le commedie sono le specchio della contemporaneità, hanno il compito di ironizzare sui vizi e le virtù del mondo in cui viviamo. Far sorridere è necessario, ma soprattutto ci deve essere una storia da raccontare. In quel binomio di dramma e comicità, la scommessa è vinta da La Direttrice. Si tratta della nuova serie originale di Netflix, disponibile anche sul catalogo italiano dal 20 agosto del 2021. Sei episodi da mezz’ora ciascuno per una storia bizzarra, folle, pungente e politicizzante sul mondo delle università americane. Nel cast? Spunta un volto noto ai fan di Grey’s Anatomy.

I segreti della Pembroke University. La trama de La Direttrice

L’atmosfera è calma e rassicurante. Una luce quasi etera filtra della grande finestra alle spalle della scrivania in cui è seduta la professoressa Ji-Yoon Kim. È ancora incredula per quanto è accaduto: è stata nominata direttrice del dipartimento di anglistica – che studia la letteratura inglese in senso più ampio – della Pembroke University. Un incarico di grande prestigio, dato che la professoressa Ji è la prima donna a ricoprire un posto del genere. La giovane ha preso il ruolo del prof. Dobson (Jay Duplass) che da poco è rimasto vedovo. Non è facile, però, cercare di gestire tutto il dipartimento.

Pressata da più parti dal rettore dell’ateneo che cerca di "svecchiare" l’università e invogliare nuovi studenti a seguire i corsi offerti del dipartimento, Ji si trova costretta a scendere a patti con le sue stesse certezze pur di svolgere al meglio il proprio incarico. In quanto donna e di origini coreane vorrebbe regalare agli studenti un’esperienza di apprendimento più inclusiva e moderna, così da costruire una classe culturale più aperta e incline al dialogo. Ma il mondo della Pembroke è impietoso e non sarà facile "combattere" con i professori più anziani, gli ultimi rimasti di un’università che non vuole rincorrere il progresso. Ma non è tutto. Ji, oltre a bilanciare la sua vita lavorativa, deve definire il ruolo di madre con una figlia presa in adozione e in cerca delle proprie origini.

Sandra Oh, un ruolo tutto nuovo per l’ex medico di Grey’s Anatomy

La comicità che diventa dramma. Il dramma che diventa satira sociale. La Direttrice convince proprio perché con i toni più puri di una commedia di stile, riflette su tutti i problemi ostici che la società attuale sta cercando di superare. Il merito è di una scrittura asciutta, di una storia impudente ma sagace e di un cast all’altezza delle aspettative. Le redini sono affidate a Sandra Oh. Attrice canadese ma originaria della Corea, ancora una volta conferma le sue doti recitative portando in tv un personaggio complesso e pieno di sfaccettature.

Celebre per aver ricoperto il ruolo della dottoressa Christina Young dal 2005 al 2014 in Grey’s Anatomy, e per aver interpretato Eve Polastri nella serie cult di Killing Eve (in Italia su Tim Vision), il ruolo affidato in La Direttrice è molto affine ai suoi interessi politici e sociali. Femminista convinta e sostenitrice delle minoranze, è la prima donna di spettacolo non americana ad aver vinto un Golden Globe e uno Screen Actors Guild Awards e, per di più, ad essere stata nominata 5 volte agli Emmy. Si divide tra cinema e tv, ma il piccolo schermo resta il suo primo amore più grande.

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Una serie tv attuale e stimolante ma… non esente da difetti

E proprio quella comicità così pungente il valore aggiunto della serie tv. Attraverso le sue battute politicamente scorrette, La Direttrice si fa portavoce della realtà sociale di oggi e racconta i meccanismi di tutte quelle prestigiose università che cercano di stare a galla e che guardano con diffidenza al futuro. Si parla di inclusione, di identità di genere, di social network, di femminismo, di diritto alla privacy e alla polemica, ma si parla anche di amore, di sogni, di desideri e di rimpianti. Una serie che in appena sei episodi condensa tutte la sua "poetica" più particolare.

Però, proprio per questo motivo La Direttrice non è esente da difetti. Non implode mai, resta nella sua confort zone fino alla fine senza fare il vero salto di qualità. Racconta una storia autentica, si pone molte domande sulla figura della donna in un mondo che è popolato da soli uomini, e pone l’attenzione sulla poca inclusività nell’ambiente universitario. Eppure, tutte queste domande non trovano nessun tipo di risposta. La Direttrice, infatti, anche se affronta tematiche attuali e convince per la propria dinamicità, stimola a un dialogo becero e fine a se stesso.

Perché vedere La Direttrice?

Resta comunque una serie da non perdere, nonostante le imperfezioni strutturali. La serie creata da Amanda Peet, pur non scalando le classifiche di Netflix, regala una visione di un mondo pieno di contraddizioni in cui non c’è nessuna possibilità di risolvere i problemi che strozzano la società di oggi. È una serie tv che si gusta tutta e subito, senza tentennamenti e senza indugi.

Ci sarà una seconda stagione?

C’è ancora molta strada da fare. La serie è stata caricata in piattaforma da appena una settimana e in molti già si domandando se ci sarà o meno una seconda stagione.

A rigor di logica e alla luce di una vicenda che non regala un finale esaustivo, dovrebbe essere quasi una prassi la produzione di altri episodi. Si attendono notizie certe, sperando che il secondo capitolo possa essere migliore del precedente.

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