Il Duomo di Milano era una conchiglia Lo racconta un curioso docufilm

Da dove nasce il Duomo di Milano? Da una conchiglia. «Le conchiglie sono cattedrali» è l'ultimo cartello che si vede nell'interessante documentario L'infinita fabbrica del Duomo di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti che viene presentato oggi al 68esimo Festival del Film di Locarno in apertura di «Signs of Life», sezione sui territori di frontiera del cinema.

La natura impiega 10mila anni per trasformare un deposito di conchiglie in una vena di marmo rosa, il materiale con cui il Duomo è stato costruito. Precisamente il marmo di Candoglia che il duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, iniziò a far trasportare attraverso i Navigli dal Lago Maggiore. Il primo dei 550mila blocchi fu estratto nel 1386 che è anche l'anno di nascita dell'olmo più antico d'Italia sulla cui splendida immagine si apre il film della coppia di cineasti che proseguono il loro fenomenale percorso, per stile e linguaggio, di racconto del nostro paese (loro sono gli autori di Il castello sull'aeroporto di Malpensa e Materia oscura sul poligono militare più grande d'Europa in Sardegna). La leggenda dice che finché l'olmo vivrà il Duomo rimarrà in piedi. Ma la leggenda non sa che per tenerlo in piedi ogni giorno viene ricostruito. Sì perché il marmo di Candoglia è candido e puro ma è molto friabile per l'inquinamento. Così la Veneranda fabbrica del Duomo sostituisce periodicamente le statue che si sgretolano e che finiscono in un curioso cimitero. Il processo di replica della statua di Sant'Eulalia, su cui il documentario si sofferma, è paradigmatico. La materia di cui sono fatte queste statue è la stessa di cui è fatto il film, con il lavoro di migliaia di persone che non hanno mai visto l'opera finita. Persone sconosciute - per questo vediamo solo le loro mani al lavoro - proprio come i tanti poveri «che - dice un altro cartello del film in cui è bandita la solita voce off - vivono in catapecchie ma costruiscono cattedrali» perché da loro sono arrivate nel passato la maggior parte delle offerte ma anche, e sembra una canzone di De Andrè, da persone come «donnola dicta Raffalda» che era la più brava a portare l'amore a Milano e che versò l'obolo collettivo raddoppiato «coram populi».

La coppia di cineasti che si è basata sulla celebre guida Milano in mano di Guido Lopez e Silvestro Severgnini e su Storia della veneranda fabbrica dell'ingegnere Carlo Ferrari da

Passano ha potuto anche filmare la chiusura serale del Duomo, un rito apparentemente profano che invece restituisce tutta la sacralità di un luogo in cui i custodi finiscono il lavoro ringraziando con il segno della croce.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica