E i grillini "okkupano" il Macro. Trasformato in un centro sociale

Ecco il surreale progetto per il rilancio del museo romano

E i grillini "okkupano" il Macro. Trasformato in un centro sociale

La battuta più bella è del direttore di Exibart, Cesare Biasini Selvaggi: «Sarà un Natale di Macro all'ombra di Spelacchio». Ma anche il direttore di Artribune, Massimiliano Tonelli, va giù pesante: «Invece di aprire al dibattito, di accogliere le idee dal mondo, di fare una ampia chiamata, Bergamo si è accontentato di incaricare un suo compagno di liceo di redigere un nuovo progetto. Il progetto non è stato neppure redatto perché il compagno (di liceo) si è limitato a dire che riproporrà in spazi istituzionali una esperienza anti-istituzionale che si sta svolgendo in uno spazio illegalmente occupato della città».

Cosa aggiungere? Che il compagno di liceo di Luca Bergamo, cioè del vicesindaco di Roma con delega alla Crescita Culturale (una denominazione grillina degna di Pol Pot), risponde al nome di Giorgio De Finis il quale è stato nominato direttore, o quasi direttore del Macro di Roma, visto che non è stato indetto bando ad hoc; che il De Finis, antropologo, regista, artista, dal 2012 è coinvolto nella gestione di una fabbrica abbandonata e occupata sulla Prenestina che è diventata il Maam (Museo dell'Altro e dell'Altrove di Metropoliz), un luogo dove si fa cultura con un armamentario retorico degno di altri tempi: «Tra gli obiettivi del Maam - spiegava proprio De Finis - c'è innanzitutto quello di alzare una barricata d'arte a difesa dell'occupazione»; che dunque la giunta Raggi gestirà il proprio Museo del contemporaneo come una fabbrica occupata, cosa che neppure la sinistra-sinistra aveva mai osato pensare per rimettere in carreggiata un museo nato già storto; che il progetto De Finis si chiama «Macro asilo», ma durante la recente conferenza stampa Eleonora Guadagno, presidente della commissione cultura capitolina, lo ha ribattezzato con sapido lapsus freudiano «asilo nido»; che il suddetto progetto «asilo» consiste, a partire da ottobre 2018, in 15 mesi di sospensione delle mostre per permettere a chiunque risponda all'appello di De Finis e si autodefinisca artista (non si sa con quale modalità) di esporre o fare performance dentro lo spazio di via Nizza; che il Macro sarà, manco a dirlo, un grande «dispositivo d'incontro», una casa

comune, una piazza ad accesso «democratico»; che a De Finis per tutto ciò è stato messo a disposizione un super budget di 800mila euro.

Shakerate e otterrete la politica culturale del movimento 5 stelle per Roma capitale.

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