Ecco gli impubblicabili da pubblicare nel 2020

Autori ignorati, libri scomparsi, censure ideologiche hanno sfigurato i cataloghi di troppi editori

Ecco gli impubblicabili da pubblicare nel 2020

Aldo Busi, dove sei? Ci manchi. Ad esempio, entrando in libreria, viene spesso da pensare a una tua massima: «È ben triste scrivere per vendere, sacrificare tutto il resto, e poi non vendere». E se questo descrive la maggior parte degli autori, cambiando una sola parola, la massima si può estendere all'intero mercato: «È ben triste pubblicare per vendere, sacrificare tutto il resto, e poi non vendere». Brutta cosa non vendere i libri e tenere in piedi l'industria culturale con gli stessi metodi della finanza più allegra. Già. A parole tutti principi del Rinascimento, mecenati delle belle arti, committenti illuminati. Denaro, però, neanche l'ombra. Finirà quando il rappresentante di un anello qualsiasi della catena alzerà la mano per dire: bene, ora fuori i soldi, quelli veri.

Perché l'editoria è finita così? Facciamo qualche ipotesi. Per un atteggiamento cinico e paternalista che nasconde, neanche troppo, il disprezzo verso i lettori. Questo il ragionamento: il pubblico è stupido, facciamo libri sempre più stupidi nella speranza di intercettare chi normalmente non legge neppure sotto minaccia di tortura. Poi c'è l'idea che legga soltanto lo spettatore di Fabio Fazio. E giù tonnellate di libri politicamente corretti, uno identico all'altro. Leggono soprattutto le donne, giusto? E allora tutto deve essere «al femminile», qualunque cosa questa espressione significhi, ma senza dirlo, altrimenti è offensivo. Aggiungiamo una impreparazione talvolta sconcertante proprio ai piani alti delle case editrici. D'altronde se l'università sforna laureati mediocri, prima o poi i mediocri arrivano in cima per semplice mancanza di alternative. Prendiamo il caso della saggistica, spazzata via e sostituita da ridicoli libri di testimonianza. Roba che un tempo gli editori più ferrati avrebbero stracciato in faccia all'autore. Infine, la mazzata. Non avendo interlocutori autorevoli, il marketing spadroneggia e spesso ha l'ultima parola su quale libro sarà pubblicato. Ecco, mettete tutto questo assieme e avrete la risposta alla domanda: perché nessuno legge? La risposta è un'altra domanda: perché mai dovrebbe, vista la mediocrità dell'offerta? Un po' di dibattito non può fare male. Senza dibattito manca l'interesse. Si scivola nell'irrilevanza. Nel 2020, oltre al nuovo libro di Aldo Busi, se ne sta scrivendo uno, vorremmo leggere qualcosa di diverso, pescato dagli abissi dei dimenticati dalla editoria italiana.

Partiamo dai maledetti per motivi politici. Il francese Robert Brasillach fu fucilato per intelligenza col nemico in camicia bruna. Possiamo quindi ignorare il suo romanzo I sette colori, difficile da trovare? Manca all'appello anche la Histoire du cinéma scritta col proibitissimo Maurice Bardèche (il suo I servi della democrazia, edito da Longanesi, fu ritirato dal commercio e non riapparve mai più). Restiamo in questo campo «impresentabile». È inedito il collaborazionista Lucien Rebatet. Eppure, secondo il critico George Steiner, Les Deux étendards è uno dei grandi romanzi del Novecento. Ci sono poi inclassificabili come Roger Nimier, antagonista di Albert Camus, editor di Louis-Ferdinand Céline, sceneggiatore di Louis Malle in Ascensore per il patibolo. Si schiantò con la sua Aston Martin dopo avere accettato di scrivere un altro film per Malle, Fuoco fatuo. In Italia dobbiamo accontentarci dei pur belli Le spade (Meridiano Zero) e L'ussaro blu (Theoria). Fuori catalogo o del tutto inediti il romanzo satirico Perfide, 1950, il pamphlet reazionario Le Grand d'Espagne, il bellissimo saggio Amour et Néant.

Nel 1987, la casa editrice Sugarco aveva in catalogo il capolavoro di Jean Raspail, I nomadi del mare, il racconto dell'incontro disastroso fra le tribù della Terra del Fuoco e gli occidentali colonialisti. Per capire lo sconquasso del multiculturalismo e della globalizzazione bastava questo libro, scritto da un autore che si pone dal punto di vista cristiano, senza cedere alla lacrima facile. Bellissimo, no? Non potete saperlo, è introvabile. Anche Raspail, autore del controverso Il Campo dei santi (Il cavallo alato), romanzo dove prevedeva l'immigrazione di massa, è uno sconosciuto o quasi in Italia.

Ma da noi sono sconosciuti anche i conosciuti. Molti saggi del Fernando Pessoa «scandaloso», antidemocratico e cultore dell'esoterismo, sono inediti o introvabili. Ne scrive Ángel Crespo ne La vita plurale di Fernando Pessoa (Bietti). Ezra Pound dovette affidarsi a Scheiwiller per decenni, prima di essere accolto (solo come poeta) da Mondadori. Ma se pensate di aver letto tutto di Pound, vi sbagliate, purtroppo. Non ci sono le poesie di Lustra e Personae. Sarebbe bello leggere Selected Poems 1938-1958: Summer Knowledge di Delmore Schwartz. Poeta, narratore, alcolista, bipolare, oratore carismatico, protagonista di un capolavoro di Saul Bellow, Il dono di Humboldt, maestro di Lou Reed e ci fermiamo qui. Verrà a qualcuno la curiosità di leggerlo? Probabilmente sì. Ma se lo può scordare, nessuno vuole tradurlo, nonostante Neri Pozza ne abbia pubblicato i racconti.

E Cormac McCarhty? Impossibile ci siano inediti in giro. Invece c'è: The Stonemason. Albert Camus, di cui si fa un gran parlare in questi giorni per l'anniversario della morte che cade il 4 gennaio 2020? Mancano interi carteggi. Discorso identico per T.S. Eliot e Samuel Beckett. E Nabokov? No, dài. Di Nabokov c'è tutto. Sbagliato, non c'è il teatro. Gli scritti polemici di Georges Bernanos sono ancora largamente incompleti. Nella narrativa qualcosa si muove in ordine (troppo) sparso. Alcuni capolavori hanno traduzioni oggi improponibili. E l'incompletissimo catalogo italiano di Henri de Montherlant? E gli ussari Michel Déon, Antoine Blondin, Jacques Laurent? E Jacques Rigaut? E capolavori riconosciuti come Aurelien di Louis Aragon? Con qualche fortunata eccezione (Déon nel catalogo delle Edizioni e/o) sono scomparsi o quasi dalle librerie italiane. Ma anche molti italiani sono scomparsi dalle librerie italiane. Stiamo parlando di giganti come Leo Longanesi, Giuseppe Prezzolini e Indro Montanelli. Di quest'ultimo provate a cercare i libri africani, come il racconto Ambesà o le memorie di Guerra e pace in Africa orientale, e buona fortuna.

Questo listone è quasi completamente dedicato alla narrativa ed è del tutto personale:

ogni lettore può estenderlo a piacimento. Gli autori citati sono solo esempi di ciò che è stato ignorato dagli editori o gettato nel dimenticatoio per mai più emergerne. Peccato, potevano creare un minimo di discussione.

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