Ecco l'Amleto rivoluzionario che osa ridere di se stesso

De Summa propone una versione "comica" dell'opera di Shakespeare

Ecco l'Amleto rivoluzionario che osa ridere di se stesso

Alla Maison Musique di Rivoli Oscar De Summa ha portato in scena Amleto a pranzo e a cena. Un Amleto attuale, ma non quello moderno dei molti possibili riadattamenti sperimentali, ma un nuovo principe di Danimarca: rigoroso e scanzonato,quasi banale nella sua capacità di «essere» ordinario, normale. Questa la forza della strategia narrativa del regista, che attraverso un'interessante ricerca nel linguaggio poetico, riattiva un modo nuovo di intonare la realtà in cui viviamo, in bilico precario tra finzione e verità, tra mimesi e gioco. Così i personaggi del suo Amleto, quattro in tutto, entrano in scena senza pretese, parlando col pubblico e seducendolo con un artificio semplice: il discorso. Si apre così un arco di parola tra testo, personaggi e contesto che aggroviglia perfettamente le altezze liriche del dramma, l'ironia sottile dello scarto tra poesia e realtà, e la comicità più istintiva della commedia ben riuscita.
Un ritmo, quello scelto per questa versione di Amleto, che contrappunta le battute, ripete ad eco schegge di comicità, proverbi e frasi fatte in un continuo slittamento tra il personaggio e la sua rappresentazione come se la costruzione della scena venisse tradita ad arte per coinvolgere il pubblico in uno smascheramento della tragicità fino alla sua massima profondità: la comicità. Battute veloci, tirate in monologo e inceppamenti verbali fanno del linguaggio il vero protagonista della scena.
E allora si può dire che proprio sul peso del linguaggio il regista spinga la sua ricerca, procedendo per sottrazione, per alleggerimento progressivo fino a sovvertire e rimescolare l'ordine dei generi letterari: tragedia e commedia come simmetrie perfette della vita. E così anche l'atteso monologo di Amleto viene innescato da una scena comica che riflette la difficoltà dell'attore di riuscire ancora a dire in modo efficace cos'è «l'essere e il non essere».

La bravura di tutto il cast sta anche nell'arte di pizzicare e allentare la corda della tensione scenica, senza cadute stilistiche o ingenuità, ma dosando ad arte lirismo e comicità fino a rendere l'Amleto un personaggio che può anche «far ridere». Forse un atto irriverente per un giovane regista? Certamente no. Semmai la capacità, sempre più rara, di osare.

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