"Sono stata la prima a non credere in me. La prima ad avere un pregiudizio su me stessa". È cominciato così il monologo di Elodie Di Patrizi, protagonista indiscussa della seconda serata del Festival di Sanremo. La cantante, co-conduttrice al fianco di Amadues, osannata dai social network ed elogiata a più riprese dal direttore artistico, si è messa a nudo nel momento a lei dedicato: "Vengo da un quartiere popolare, ho sempre voluto fare questo lavoro ma pensavo fosse un sogno troppo grande. Troppe volte non mi sono data la possibilità".
Poco dopo l'una di notte Elodie si è presa la scena del teatro Ariston per un monologo, voce e musica, dedicatao ai sogni, i suoi, realizzati con fatica. "Mi sembrava un sogno troppo grande rispetto a quello che volevo da bambina - ha raccontato con la voce rotta dall'emozione Elodie - non mi sentivo all'altezza. Non mi piaceva la mia voce, non ho preso il diploma, non ho studiato canto, non ho preso la patente". Mancanze e rinunce di una ragazza come tante, proveniente dalla "borgata" romana, come l'ha chiamata lei, e che invece è arrivata al successo. "Il mio quartiere mi ha dato tanto e mi ha tolto tanto e non parlo solo delle privazioni materiali, come non avere l’acqua calda o non riuscire ad arrivare a fine mese, ma parlo anche della voglia di sognare".
Nel raccontare la sua ascesa al successo Elodie ha pianto, più volte, tradita dall'emozione di abbattere quei muri che ha ammesso di aver eretto a sua difesa sin da bambina: "Il mio fidanzato canta in una sua canzone: 'Voi ci rubate il tempo che è l'unica cosa che abbiamo'. Ed è vero. Se nasci in certi contesti devi lavorare più degli altri per sopravvivere ed è difficile puntare su te stesso e sul tuo sogno". Invece lei c'è riuscita, grazie anche a un incontro fortunato, avvenuto a 20 anni: "Sono stata fortunata, ho fatto un incontro fortunatissimo, ho conosciuto un pianista jazz e tutto è cambiato. Abbiate il coraggio di fare le cose. Forse io non sono all'altezza del palco, dell'attenzione che c'è, dell'orchestra. Ma essere all'altezza non è più un mio problema. E' solo un punto di vista".La cantante si è dunque commossa fino alle lacrime presentando Mauro Tre, il pianista jazz che l'ha aiutata e sostenuta proprio "nel momento più buio", e che ha voluto con lei sul palco per un'esibizione speciale: "Volevo dirti grazie,
perché mi hai dato una possibilità dove non me la sono data io". L'artista ha concluso cantando un brano di Mina, 'Mai Così', insieme alla sua prima band composta da Mauro Tre, Marco Girardo e Stefano Rielli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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