Gli eredi di Prince contro Trump: "Non usi le sue canzoni"

Gli eredi di Prince hanno chiesto al presidente Donald Trump di cessare ogni utilizzo dei brani del celebre cantante all'interno dei comizi elettorali del Partito Repubblicano, i quali ultimamente venivano aperti dalle note di Purple Rain

Gli eredi di Prince contro Trump: "Non usi le sue canzoni"

Si aggiunge un nuovo capitolo al tormentato rapporto tra musica e politica, tra artisti che si prestano a portavoce dell'ideale del momento ed altri che invece rifuggono da possibili etichette di partito, specie i personaggi ai quali rischiano di venire accostati sono divisivi quanto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Questa volta, a prendere le distanze dal dirompente tycoon newyorkese sono stati gli eredi del defunto Prince, che in un comunicato pubblicato giovedì scorso hanno diffidato il Presidente Trump e la Casa Bianca dall'utilizzare le sue canzoni, ormai sottofondo fisso dei recenti comizi elettorali avvenuti in occasione delle imminenti elezioni di midterm. Negli ultimi tempi infatti, gli incontri del Partito Repubblicano - tra cui quello di South Heaven in Mississippi tenutosi settimana scorsa - si sono spesso aperti sulle note di Purple Rain, uno dei più celebri brani del "Folletto di Minneapolis".

Una scelta stilistica che non è stata particolarmente apprezzata dalla famiglia di Prince, la quale ha deciso di affidarsi a Twitter per esprimere il proprio disappunto. Così ha scritto il fratellastro di Prince, Omarr Baker sul suo account: "Gli eredi di Prince non hanno mai concesso al Presidente Trump o alla Casa Bianca il permesso di utilizzare le canzoni di Prince e chiedono che venga immediatamente cessato ogni loro utilizzo". Non è tuttavia ancora chiaro se gli eredi abbiano ufficialmente inviato a Trump una cosiddetta lettera di "Cease and desist", ovvero una diffida per come viene intesa all'interno del diritto anglosassone.

Lo stesso Prince quando era in vita ha sempre cercato di stare lontano da ogni tipo di affiliazione politica, non esitando però a trattare in prima persona temi di attualità all'interno delle sue canzoni: dal timore per la guerra nucleare degli anni '80 in "Ronnie Talk to

Russia" ai violenti scontri tra polizia americana e giovani ragazzi di colore descritti in "Baltimore". Prince va quindi ad aggiungersi alla lunga schiera di artisti e cantanti che hanno scelto di non venire associati, nemmeno indirettamente, al cosiddetto trumpismo e che tra i molti nomi comprende Neil Young, i Rolling Stones, Adele, Neil Young, i R.E.M., gli Aerosmith ed Elton John.

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