Una famiglia vincente: le sorelle Williams nel nome del padre

Una famiglia vincente - King Richard è il titolo della pellicola interpretata da Will Smith in cui si spiega come abbiano fatto Venus e Serena Williams a diventare gli astri del tennis che tutti conosciamo

Una famiglia vincente: le sorelle Williams nel nome del padre

Mentre il mondo del tennis è coinvolto nello scandalo dell'esenzione medica data a Novak Djokovic per poter giocare agli Australian Open pur senza essersi vaccinato contro il Covid, in sala arriva Una famiglia vincente - King Richard, pellicola che celebra il talento di Venus e Serena Williams.

Diretto da Reinaldo Marcus Green, Una famiglia vincente - King Richard vede l'attore Will Smith vestire i panni del Richard del titolo originale, un padre autoritario e amorevole al tempo stesso, che esige da tutte le sue figlie l'eccellenza, soprattutto da Venus e Serena, che considera due prodigi del tennis. Più che un film sui trionfi delle due tenniste, diventate simbolo di questo sport, Una famiglia vincente si concentra dunque su un uomo che fa ricadere sulle figlie non solo il suo innegabile amore, ma anche la frustrazione per tutte le angherie subite nella vita: dagli attacchi razzisti ai lavori malpagati, passando anche per un infortunio al piede.

Una famiglia vincente grazie alla frustrazione di un padre

A differenza di molte altre pellicole incentrate sul rapporto genitori-figli, Una famiglia vincente riesce a restituire allo spettatore la figura di un padre che è stato in grado di prendere i suoi insuccessi, i suoi sbagli e le sue occasioni mancante e a trasformarli in un trampolino di lancio per le sue figlie. Richard Williams, interpretato magistralmente da Will Smith, è un uomo che non lascia niente di intentato e che si considera un uomo con un piano, perché come dice egli stesso all'interno del film: "se non hai un piano, il tuo piano è fallire".

Richard Williams è esigente, decisamente testardo nelle sue decisioni: è diventata storica, ad esempio, la sua decisione di ritirare Venus Williams dai campionati juniores nel 1991 per paura che una fama troppo immediata avrebbe potuto compromettere l'integrità della ragazza. Il suo atteggiamento - a tratti saccente e arrogante - spesso porta lo spettatore a provare un iniziale sentimento di distacco da questo genitore esigente, una noce di antipatia che tuttavia viene dissipata quando a emergere è l'altra faccia della medaglia. Perché dietro la frustrazione, dietro la rabbia, c'è un amore sconfinato per le figlie e un'assoluta fiducia nelle loro capacità.

Un sentimento genitoriale che viene mostrato con estrema intelligenza in una piccola ma fondamentale scena del film, quando Richard decide di non reagire, di non dare sfogo alla rabbia che prova nel petto per la violenza subita, perché sa che questo muterebbe non tanto il suo destino, ma il futuro delle figlie. Una famiglia vincente è una pellicola che, paradossalmente, non porta in scena nessun atto eroico. Lo stesso protagonista è un uomo imperfetto, a tratti abietto, che ha le sue colpe sulle spalle sebbene finga di non vederle. E la ricerca della perfezione passa attraverso l'imperfezione stessa: Una famiglia vincente è incentrata sulla nascita e la conferma di due talenti sportivi senza uguali, eppure anche nella ricostruzione della carriera - soprattutto in quella di Venus Williams interpretata da Saniyya Sidney - non si offre mai una perfezione scintillante, ma la consapevolezza che il fallimento può far parte della crescita e che, a volte, bisogna fallire per raggiungere la meta predestinata.

La pellicola di Reinaldo Marcus Green - che vede nel cast anche il Jon Bernthal di The Punisher - non è un film sulla carriera delle sorelle Williams. La pellicola, infatti, si ferma proprio nel momento esatto in cui Venus sta per fare il grande salto, in quell'attimo cristallizzato in cui le speranze dell'infanzia lasciano il posto alle responsabilità dell'essere professionisti.

Lo spettatore si troverà davanti soprattutto l'ascesa di un uomo che, partito dal ghetto, non ha mai smesso di credere che le sue figlie fossero prodigi, i "due Michael Jordan" del tennis. La Storia, alla fine, gli ha dato ragione.

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