Esenzione da numero 1 No-Vax. Djokovic furbetto ma viene preso a pallate

Il migliore al mondo senza siero va in Australia aggirando le regole. Egoismo che spacca il tennis

Esenzione da numero 1 No-Vax. Djokovic furbetto ma viene preso a pallate

Bene, ora sappiamo che Novak Djokovic non è vaccinato. Francamente ce ne potrebbe fregare nulla: come ha detto giustamente lui, sono cose personali. Lo sono meno però se ti fai beffe del resto del mondo nel momento in cui la gente, di Covid, ci muore. Partire sorridente per Melbourne, con tanto di post pace&amore su Instragram «ho passato un fantastico periodo con la mia famiglia, vado in Australia grazie a un'esenzione» non è da numero uno. È da sindrome del numero uno, che ricorda quella del Marchese del Grillo.

Ricapitolando: agli Australian Open di tennis possono partecipare solo giocatori vaccinati o esentati per gravi motivi di salute per: allergie ai vaccini, reazioni gravi alla prima dose, malattia cardiaca, condizione medica acuta (quindi Djokovic ha gravi problemi di salute?). Lo aveva ribadito Craig Tiley, capo di Tennis Australia, ricordando che il tempo di prendere l'aereo per Melbourne stava scadendo (quindi Djokovic lo aveva già prenotato?). Mentre DownUnder Omicron sta facendo risalire i contagi (quindi Djokovic questo lo sa o no?). E invece: il lungo silenzio di Nole non ha fatto altro che alimentare l'impressione di una mancanza di rispetto, e non solo sua. Da una parte gli organizzatori hanno portato la situazione al limite, paventando uno Slam senza Federer, senza Nadal (che invece è arrivato negativizzato) e appunto senza Djokovic. Dall'altra il serbo ha utilizzato l'arma della privacy per gonfiare l'attesa facendo ora sospettare che tutto fosse preparato a puntino. In ogni caso la figuraccia planetaria è servita, con un comunicato puntiglioso e nebuloso degli organizzatori nel quale si specifica che si tratta di decisione medica e indipendente. Djokovic comunque troverà il modo di giustificarsi perché, come ha scritto, «vi auguro salute, amore e felicità». Ma certo.

Nello sport insomma anche le furbate stanno diventando virali. L'esempio no-vax di Kylie Irving, giocatore di basket, che si è giustificato con un «questa è la mia vita e nessuno può dirmi che cosa devo o non devo farci», è una ferita nella stagione Nba (e i suoi Brooklyn Nets lo hanno pure rimesso in squadra in trasferta, visto che a New York si gioca solo da vax). E lo stesso problema sarà in Italia, calcio compreso, dal 10 gennaio, quando il super green pass sarà d'obbligo in campi e palazzetti.

Tornando a Djokovic - già organizzatore in piena pandemia di un torneo a Belgrado durante il quale si sono infettati tutti, lui compreso - sarebbe bastato una dichiarazione tipo: «Sono stato esentato per il motivo X. Mi dispiace per chi non può venire e per chi lotta contro la malattia». Da un numero uno ti aspetti questo, purtroppo non è successo. Tanto che la notizia ha scatenato un putiferio, con una sfida - per dire - no-vax contro Pd (su tutti Zingaretti: «Che schifo») che spiega la situazione.

Poi c'è chi invece fa notare come le regole non valgano per tutti: «Gli altri tennisti potrebbero scioperare dice Nicola Pietrangeli -, Novak giochi solo con chi non è vaccinato». È un'idea, o forse sarebbe meglio farlo giocare con una mascherina. Giusto per vedere se capisce che nella vita normale si può anche provare un po' di vergogna.

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