Ai più curiosi e attenti, tra i fan del genere, le affinità non sfuggiranno. Entrambe hanno luogo in deliziosi e realistici, ancorché inventati, paesini di provincia (Pineta e Vigata). Entrambe presentano placidi microcosmi sociali, sommersi nel pigro fluire d'un tempo sbadigliante e impiccione (quello dei pensionati da una parte; quello dei poliziotti dall'altra). Entrambe esibiscono tipiche caratteristiche regionali, nel linguaggio come negli usi (toscano qui e siciliano lì). Entrambe nascono da due fortunati cicli letterari, per i tipi della stessa casa editrice (Sellerio). Insomma: queste due fiction sono parenti strette. Con una sola differenza. I delitti del BarLume - tratti dagli omonimi romanzi Marco Malvaldi, caso letterario dell'anno con oltre un milione di copie vendute, in prima lunedì 11 e 18 alle 21,10 su Sky Cinema - s'augura d'acchiappare anche solo una parte, dei trionfi arrisi per anni alla più titolata sorella, Il commissario Montalbano. Anche perché - oltre che lusinghieri - i confronti possono anche essere pericolosi.
«Da qualche tempo ci accusavano di fare fiction solo sulle pornostar, gli assassini, e i border-line - ride Andrea Scrosati, vicepresidente di Sky Cinema, alludendo a Romanzo Criminale, alla biografia di Moana Pozzi, ai prossimi 1992 e Gomorra -. Ma ai nostri inizi proponevamo proprio le serie che il pubblico mai avrebbe potuto vedere su una tv generalista. Oggi, invece, che il nostro pubblico è cambiato ed essenzialmente da giovane s'è fatto anche familiare, vogliamo offrire anche prodotti più tradizionali. E I delitti del BarLume, col loro mix di giallo e di commedia, faceva al caso nostro».
Ciò non toglie che per raccontare delle bislacche indagini improvvisate da un quartetto d'arzilli vecchietti (con l'apporto sospiroso d'uno scettico nipote), impegnati a inseguire assassini piuttosto che giocare a scopone, l'approccio sia stato in pieno Sky-style. Cioè controcorrente. Per prim'attore si è scelto un nome di nicchia come Filippo Timi, noto soprattutto al cinema d'autore o al teatro di ricerca, ma finora in sdegnoso auto-esilio dalla tv, perché (parole sue) «sono terribilmente snob». Per i quattro vecchietti, che poi sono i veri protagonisti, quattro caratteristi ignoti, senza alcun richiamo «di cartello». E per stile narrativo un approccio fumettistico (commenti ironici d'una voce narrante; fermi-immagine con scritte in stile pop art) oltre a finali quasi «trasgressivi». Come quello del primo episodio, Il re dei giochi. Che ovviamente non riveleremo, ma che risulta perfino discutibile. «Questo conferma - osserva Scrosati - che tutto sommato anche le nostre fiction più brillanti continuano a essere delle fiction Sky».
Riguardo la presenza del titolato, e finora defilato, Timi, «per anni - ammette lui - ho rifiutato di fare la fiction. E non perché la ritenga inferiore al cinema. Anzi. Amo molto certe serie, soprattutto americane; talvolta le trovo superiori a tanti film. Il fatto è che in tv manca spesso il tempo per fare le cose bene. Tutto deve procedere sempre di corsa, sempre di fretta. E questo nuoce quasi sempre alla qualità». La dolce pigrizia dei pensionati-detective, invece, deve aver influito sui tempi delle riprese: «Che sono stati particolarmente accurati e scrupolosi», conferma il regista, Eugenio Cappuccio, il quale ha girato tra i pini selvatici e le scogliere porose di Marciano Marina, all'Isola d'Elba.
Risultato: ora lo «snob» Timi non vede l'ora di ripetere l'esperienza: «Ci sono altri due romanzi, a disposizione. E Malvaldi sta scrivendo il quinto. Ma soprattutto i personaggi, l'ambiente, le atmosfere di questi gialli sono talmente singolari e azzeccati da poter funzionare ancora».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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