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Il festival dei replicanti Litti, Crozza e Marcorè maestri dell'autoplagio

I comici prendono un bel cachet ma risparmiano sulle battute originali. Il monologo di Luciana? Un collage di roba vecchia

Luciana Littizzetto e Fabio Fazio sul palco del teatro Ariston
Luciana Littizzetto e Fabio Fazio sul palco del teatro Ariston

«Luciana è gigantesca, è assolutamente l'immagine e la forza di questo festival. Il monologo di ieri era perfetto, rimarrà nella storia della televisione degli ultimi anni». Così ha detto ieri Fabio Fazio. In realtà a molti non sarà sfuggito che il monologo della Littizzetto sugli uomini e sulla violenza contro le donne, pur essendo destinato alla Storia, non era proprio nuovo di zecca. Già acclamata dalla Stampa di Torino come una delle massime scrittrici viventi, l'ex collaboratrice della Stampa di Torino ha pubblicato numerosi libri di grande successo. L'ultimo si intitola Madama Sbatterfly (Mondadori) e include un capitolo Appello agli uomini anticipato qualche tempo fa da un giornale, la Stampa di Torino. Tra le righe ecco spuntare alcune battute dello storico monologo sanremese. «Dire ti amo non provoca impotenza» arriva dritta da Madama Sbatterfly, così come «Il Creatore non ha detto: E la suocera fece l'arrosto, fatelo sempre così in memoria di me». In diretta poi la Littizzetto aveva rimproverato i maschi per l'odore dei piedi, vera «arma di distruzione di massa». In Madama Sbatterfly c'è una tirata sui calzini, leggermente diversa nello «stile» ma identica nella «sostanza». In La Jolanda Furiosa e in Revergination c'è invece la storica battuta, tale e quale. Nel generale sapore di precotto, premasticato e predigerito, aggiungiamo pure che «dormire sul vostro omero ci dà un po' la sensazione di poggiare la mandibola su un ramo secco di castagno» e le russate forti al punto che sembra di dormire «ai piedi dello Stromboli» sono reperti archeologici: qui Lucianina ha disseppellito una rubrica apparsa sulla Stampa di Torino quasi dieci anni fa. L'idea stessa di unire una parte comica a una serissima, sulle donne vittime di violenza, specie in famiglia, non è una novità. Il numero si era già visto su La7 a Quello che (non) ho, condotto da Fabio Fazio. Anche nella parte drammatica la Littizzetto, a Sanremo, ha piluccato qua e là dall'intervento del 2012. Ha ragione il conduttore: è davvero un monologo storico ma non nel senso che intende lui. È roba vecchia, riproposta sul palco dell'Ariston.
Ieri il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo che fa le bucce all'esibizione di Maurizio Crozza, naufragato al Festival tra le proteste del pubblico. Risultato dell'indagine: anche l'intervento di Crozza non è del tutto originale. Le imitazioni di Montezemolo e Ingroia sono riprese, più o meno integralmente, da puntate recenti di Crozza nel Paese delle Meraviglie, in onda su La7. Anche alcune battute su Berlusconi, Monti e Bersani hanno il sapore del déjà vu. In particolare proviene da Ballarò il Cavaliere garrulo che lancia banconote al popolo, tanto sono soldi sottratti alla scuola, alla sanità e alla ricostruzione dell'Aquila. Alla compagine dei comici esperti di autoplagio possiamo aggiungere Neri Marcorè, ieri sera promosso momentaneamente da ospite a ospite-giurato in sostituzione dell'infortunato Carlo Verdone. Giunto a Sanremo, Marcorè non ha trovato niente di meglio che tirare fuori dall'armadio la parodia di Alberto Angela, vista milioni di volte.
Il Festival è un evento eccezionale, e in quanto tale andrebbe trattato. Invece Littizzetto e soci, in cambio di un cachet di tutto rispetto, hanno dato una spolverata al solito canovaccio, permettendo di rivalutare, a posteriori, alcune esibizioni dell'anno scorso, come quella di Luca e Paolo: almeno loro avevano provato a inventarsi qualcosa di nuovo. Per carità, tutti i comici hanno un serbatoio di battute «sicure» a cui attingere. Chi ha visto almeno due show dal vivo di Roberto Benigni lo sa.

Ma Benigni, e quelli grandi come lui, degni del Festival, non si limita a ripetere il proprio repertorio, sa anche creare la dimensione dell'evento unico e irripetibile. Chi si dimenticherà l'ingresso all'Ariston di Benigni in sella a un cavallo bianco e col tricolore il mano? Nessuno. Chi si ricorderà di... Chi è che c'è quest'anno?

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