Film, serie, biopic. In tv il calcio si gioca la sua partita infinita

Dopo la fiction Sky su Totti sono già pronte quelle su Baggio (Netflix) e gli Azzurri (Rai)

Film, serie, biopic. In tv il calcio si gioca la sua partita infinita

I libri sul calcio, dalle biografie ai saggi di filosofia pedatoria, potrebbero riempire una biblioteca grande come uno stadio, il Colosseo ad esempio. Da Pier Paolo Pasolini all'antropologo Desmond Morris si sprecano le interpretazioni in chiave rituale della partita di pallone: stilizzazione della battaglia, rievocazione di un passato remoto tribale, continuazione con mezzi diversi della tragedia greca. Senza dilungarci troppo, nel nostro prosaico mondo, i campioni hanno raggiunto la statura degli eroi (nel caso di Ibrahimovic anche oltre, visto che si è autoproclamato divinità dei campi sportivi).

Anche la televisione, di recente, sembra essersi accorta del potenziale di alcune storie di football. I servizi in streaming o a pagamento, da Netflix a Prime, da Sky ad Apple, sono pieni di calcio. In queste settimane va in onda su Sky Speravo de morì prima, serie che racconta gli ultimi due anni della carriera da calciatore di Francesco Totti, con l'ex capitano della Roma interpretato da Pietro Castellitto. Fatto incredibile: Gianmarco Tognazzi, che interpreta l'allenatore Luciano Spalletti, antagonista del Pupone, si becca gli insulti social dei tifosi in una straordinaria e demenzialescambio di ruoli tra realtà e finzione. Tenetevi pronti: è già in arrivo Il Divin Codino, film di Netflix su Roberto Baggio realizzato con lo zampino di Mediaset. È un film diretto da Letizia Lamartire con Andrea Arcangeli nei panni dell'amatissimo (per una volta: da tutti o quasi) fantasista. La pellicola ha il placet di Baggio, presente in carne e ossa a Roma quando fu lanciato il progetto. Lo vedremo a fine maggio. Dal 7 al 10 giugno la miniserie Rai-Figc, Sogno azzurro, racconterà in 4 puntate il percorso degli Azzurri verso gli Europei di calcio.

Questo per restare alla strettissima attualità, ma negli ultimi 30 anni sono stati tanti i film e documentari sul mondo del calcio, con focus su personaggi come Pelè, Maradona, George Best, Messi, Cristiano Ronaldo, per citarne alcuni. Tra i documentari senz'altro merita Ronaldo (2015), vita, carriera e miracoli di Cristiano Ronaldo, attaccante portoghese che oggi è in forza alla Juventus, il cui viaggio parte dalla natia Madeira, giunge a Madrid sponda Real, passando ovviamente per Lisbona. Naturalmente anche Lionel la pulce ha il suo documentario: Messi, storia di un campione (2014) ma onestamente in questa particolare competizione sembra vincere Ronaldo.

Un bellissimo «lancio» d'agenzia della Agi ci aiuta fare il punto sul passato cinematografico del calcio. Quali sono i film calcistici più belli della storia? Qui bisogna fare selezione, sarebbero troppi i titoli da citare. Tra i biopic ricordiamo Best (2000), dedicato a George Best, genio e tormento, follia e talento, Pallone d'oro nel 1968. In campo trascinava il Manchester United, fuori dal campo era trascinato nella polvere dalle bevute. Sintesi di Best, morto alcolizzato dopo un trapianto di fegato: «Ho speso molti soldi per alcool, donne e belle macchine. Il resto l'ho buttato». Nell'elenco della pura fiction va messo in cima Fuga per la vittoria di John Huston (1981), dove il pallone è pretesto per una sfida, l'unica possibile in un campo di prigionia, fra i nazisti e i loro prigionieri di varie nazionalità nella Francia occupata degli anni Quaranta, oltre che il diversivo per preparare una fuga epica. In porta un poco credibile Sylvester Stallone. In avanti sua maestà Pelè. Una gara simile fu giocata nei pressi di Kiev. Finì però con la fucilazione dei prigionieri.

In Italia è oggetto di culto L'allenatore nel pallone (1984), dove Lino Banfi è Oronzo Canà, allenatore della Società Sportiva Longobarda, neopromossa in serie A. Immortale lo schema di gioco proposto da Canà: il 5-5-5 coniugato con la «bizona». «Indimenticabile» anche Paulo Roberto Cotechiño, centravanti di sfondamento (1983) con Alvaro Vitali campionissimo brasileiro invaghito di Carmen Russo e Moana Pozzi.

Classico Il presidente del Borgorosso Football Club (1970) con Alberto Sordi nei panni di un rampollo che riceve in eredità una squadra di calcio in crisi di risultati fino a quando non arriva un nuovo attaccante, Omar Sivori nei panni di se stesso. Meno noto ma molto bello è Ultimo minuto (1987) di Pupi Avati con Ugo Tognazzi nei panni di un vecchio manager che si destreggia tra piccoli intrallazzi e redenzione morale. L'uomo in più (2001), diretto da Paolo Sorrentino, racconta la vita di due personaggi con lo stesso nome: Antonio Pisapia, l'uno cantante (ispirato a Franco Califano) e l'altro calciatore, che sembra chiaramente rimandare al capitano della Roma Agostino Di Bartolomei. Ancora Roma: tra le giovani speranze dei giallorossi è ambientato Il campione (2019) con Stefano Accorsi. Italia-Germania 4-3 (1990), racconta invece la partita simbolo del calcio italiano, quella della staffetta Mazzola-Rivera ai Mondiali in Messico nel 1970.

Poi ci sono i campioni d'incasso all'estero: Febbre a 90° (1997), Sognando Beckham (2002) e Il maledetto United (2009).

Sorvoliamo su Wim Wenders, Ken Loach e mille altri. E come dimenticare le pellicole sui tifosi? Ne parleremo alla prossima occasione... L'impressione però è che il grande film sul calcio non sia stato ancora girato.

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