Film del weekend: I miserabili

L'adattamento cinematografico del famoso musical teatrale è un sontuoso tour de force d'interpretazioni canore e attoriali coinvolgenti ma alla lunga un po' sfiancanti per durata e pomposità

Film del weekend: I miserabili

La versione su grande schermo del musical "I miserabili", basato sull'omonimo romanzo di Victor Hugo, ha la potenza emotiva di un'opera lirica. Tom Hooper, già premio Oscar per "Il discorso del re", dirige qualcosa di maestoso ed epico in cui l'accuratezza la fa da padrone. Il flusso musicale quasi ininterrotto, le scenografie imponenti, il serio approccio storiografico e la perfezione formale regalano uno spettacolo interessante e visivamente coinvolgente.

Il problema è che forse non saranno molti gli spettatori lieti di immolarsi a centossessanta minuti cantati in lingua inglese e sottotitolati in italiano. Francia, XIX secolo. L’ex detenuto Jean Valjean (Hugh Jackman) è ricercato da anni dallo spietato Javert (Russel Crowe), rappresentante della giustizia che non gli perdona di aver violato la libertà condizionata.

Quando Valjean decide di fare da padre a Cosette (Amanda Seyfried), orfana di una povera operaia, Fantine (Anne Hathaway), finita a far la prostituta per mantenerla, i loro destini vanno a intrecciarsi agli avvenimenti insurrezionali anti-monarchici della Parigi dell'epoca. Sono i concetti sempreverdi e universali a fare della storia concepita da Hugo qualcosa di appetibile al pubblico di latitudini ed
epoche diverse.

Temi come giustizia, miseria, guerra di classe, amore, riscatto e fede, ma soprattutto il bisogno di credere nella possibilità di redenzione dell'essere umano, rendono sempiterno il fascino di questo melodramma. Questa sua resa su grande schermo però rischia di essere un castigo per chi non sia appassionato di musical o non sia particolarmente predisposto alla riscoperta di un classico.

Ciò detto, Jackman è sorprendente nel ruolo più impegnativo della sua vita: vocalmente all'altezza, esprime forza e trasuda dignità emozionando in ogni scena. Anne Hathaway, che interpreta Fantine, si è preparata al ruolo perdendo dodici chili e sfoderando, oltre alle notevoli doti canore, il bagliore un po' disperato che da sempre aleggia nei suoi grandi occhi.

Il piano sequenza di quasi cinque minuti stretto sul suo viso emaciato nell'assolo "I Dreamed a Dream", uno dei momenti più commoventi e riusciti del film, le varrà quasi sicuramente un Oscar. Russel Crowe invece è l'elemento dissonante in mezzo a tanta perfezione; ha un tono monocorde nel cantare ed è forse poco espressivo per incarnare la nemesi del protagonista; eppure questo sembra conferire al suo personaggio una certa vulnerabilità; come se la sua poca prestanza vocale tradisse l'inconsistenza della sua ferocia e donasse più spessore psicologico al suo crudele e inflessibile Javier.

La scelta audace di girare facendo cantar dal vivo i protagonisti ha reso più vibrante l'interpretazione di ognuno di loro.

Il potere della narrazione e la forza della musica sono innegabili, ma lo è altrettanto la sensazione di intorpidimento che sopraggiunge dopo la seconda ora in sala. Ad ogni modo, il fatto che "I miserabili" siano l'epopea dello spirito di sopravvivenza dell'essere umano, aiuta a rimanere stoicamente seduti fino alla fine.

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