Fu una brigata di pazzoidi a fermare l'atomica nazi

Spioni e scienziati: Kean racconta la battaglia per costruire la bomba prima del nemico

Il capo, Boris Pash, era alla sua terza guerra. Mentre combatteva la Grande guerra, i bolscevichi si misero in testa di impadronirsi del potere. Pash si arruolò subito nell'Armata Bianca. Combatté contro i comunisti fino al 1920. I Bianchi erano intrappolati in Crimea. Pash riuscì a saltare su una nave in rotta per gli Stati Uniti.

Pash era basso, iperattivo, iracondo e fin troppo determinato in battaglia. Bisognava superare un posto di blocco dei tedeschi con mitragliatrici spianate? Bene! Pash era contento di sfidare la morte. Dava ordine al conducente di accelerare al massimo e suggeriva agli altri passeggeri di incrociare le dita. Siamo già arrivati alla terza guerra di Pash, quella contro il nazismo. Il colonnello fu scelto come leader sul campo dell'operazione Alsos (1943-1945). Missione: rapire, interrogare ed eventualmente eliminare i membri del Club dell'Uranio, la élite della ricerca scientifica tedesca, che poteva annoverare tra le sue fila Kurt Diebner, Otto Hahn, Carl von Weizsäcker e soprattutto Werner Heisenberg. I nazisti avevano rivolto agli studiosi una richiesta non troppo semplice: costruire una bomba atomica con la quale cancellare Londra o Mosca dalla cartina geografica e porre fine al conflitto.

Winston Churchill aveva liquidato l'ipotesi di una bomba atomica o comunque sporca (radioattiva) con una battuta volgare. L'alleato statunitense invece era preoccupato al punto da varare, fin dal 1942, il proprio club dell'uranio, che prese il nome di Progetto Manhattan. Era nelle mani di Robert Oppenheimer, ritenuto un simpatizzante comunista e per questo sorvegliato dai servizi segreti. La star era invece l'italiano Enrico Fermi già autore di studi rivoluzionari sulla fissione negli anni Trenta, presso il Regio istituto di fisica dell'università di Roma, ubicato in via Panisperna.

Paradossalmente, fu proprio la propaganda nazista a spingere Roosevelt a investire grandi risorse sul nucleare. Sia Goebbels sia Hitler fecero, nel corso degli anni, riferimento ad armi che avrebbero cambiato il corso della storia e l'umanità stessa. Non potevano che essere le armi atomiche. Al presidente e ai generali del Pentagono venne il terrore di svegliarsi e apprendere che Parigi era stata vaporizzata dalla bomba atomica.

Oltre all'operazione Alsos di Pash, furono messe in pista anche le «spie atomiche» che rispondevano ai servizi. Moe Berg era un famoso ricevitore della Major League di baseball. Aveva avuto un paio di stagioni da campione, per il resto era rimasto a galla grazie al fascino e alla capacità di manipolare, in senso buono, i media. Era una star dello sport ma non aveva trascurato la cultura. Studiò a Princeton e alla Sorbona di Parigi. Parlava nove lingue tra cui tedesco e giapponese.

A Moe Berg toccò gestire una delle imprese più pericolose: rapire e uccidere l'uomo di punta della scienza tedesca, Heisenberg. Berg riuscì ad avvicinarlo. La spia aveva una pistola in tasca e una pillola di cianuro avvolta nella gomma destinata a se stesso. Nel caso qualcosa andasse storto, le spie dovevano uccidersi, per non fornire informazioni al nemico. All'ultimo decise di non sparare. Heisenberg era un ingenuo patriota ma non era un nazista. Inoltre non aveva fatto parola degli esperimenti sulla fissione. Oltre a Berg, i servizi misero in campo uomini «creativi» che proposero, tra le altre cose, di stroncare Hitler con una terapia ormonale. Sulla base di qualche dubbia teoria, i servizi si erano convinti che Hitler fosse «a metà della linea che separa il maschio dalla femmina». L'orto del tiranno doveva essere irrorato con ormoni femminili. A Hitler sarebbe cresciuto il seno. Chi avrebbe dato retta a un dittatore con il seno e una umiliante vocetta da soprano?

La storia della corsa alla distruzione atomica è ora raccontata con passo leggero ed esauriente da Sam Kean nella Brigata dei bastardi (Adelphi, pagg. 492, euro 32). Il saggio, oltre a essere interessante, è molto divertente, si direbbe già pronto a diventare una sceneggiatura. Ulteriore punto a favore: le spiegazioni degli esperimenti che portarono alla fissione nucleare, e le implicazioni militari, sono perfettamente comprensibili anche da un profano.

Questi dettagli, oltre a farci capire cosa sia una bomba nucleare, ci fanno capire come la sua costruzione fosse una corsa contro il tempo. Le scoperte infatti si succedevano rapidamente, dai tempi dei Curie. Non solo. I materiali necessari per sperimentare (acqua pesante, uranio, radio, torio) non erano così facili da ottenere, motivo per cui erano un obiettivo tanto quanto i ricercatori più coinvolti.

Torniamo ai «bastardi» di Pash. Il nomignolo dipendeva dal fatto che formavano una unità composita che dipendeva, per la logistica, da altre unità. C'erano fisici, soldati, spioni. C'era, come direttore scientifico, Samuel Goudsmit, autore, da giovane, di scoperte importanti sulla fisica quantistica. Aveva l'impressione di essere sopravvissuto a se stesso ma la caccia ai nazisti in Europa ebbe l'effetto di un tonificante.

È incredibile il numero di missioni folli, organizzate soprattutto dai servizi, per uccidere Hitler o per distruggere i bunker lungo la costa francese, ritenuti l'ingresso di una grande caverna atomica dove Heisenberg dava gli ultimi ritocchi alla bomba. Incredibile è anche la battaglia per accaparrarsi (o nascondere) gli elementi radioattivi. Incredibile anche la rivalità tra scienziati e il loro modo di partecipare alla guerra, sostanzialmente scettico. Alcuni, di parte tedesca, rovinavano di notte i macchinari che si utilizzavano di giorno. Altri nascosero i risultati. Altri ancora furono ben lieti di essere rapiti o arrestati dagli americani. Sul finire della guerra, anche i sovietici cercavano cervelloni nelle zone occupate.

Nonostante le premesse, la «Brigata dei bastardi» portò a casa il risultato pieno. Nella Foresta nera venne trovata la vera grotta atomica, quella in Francia era solo un diversivo. Heisenberg fu arrestato, come molti altri. Le carte più importanti furono ripescate in una latrina, dentro a un fusto sigillato. Goudsmit poté verificare che i tedeschi erano lontani anni luce dai colleghi che lavoravano alla fissione per il progetto Manhattan.

Infine, ci furono le bombe di Hiroshima e Nagasaki. Le atomiche avrebbero dovuto avere funzione di deterrenza. Invece erano state utilizzate come arma d'attacco.

La guerra era finita ma le coscienze non potevano non interrogarsi su quel lancio: non era forse un crimine contro l'umanità? L'avvocato della difesa (statunitense) Ben Bruce Blakeney lo sostenne nel Processo di Tokyo, l'equivalente «orientale» di Norimberga.

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