"Il futuro di Orwell è adesso". Le canzoni di protesta inedite

Esce "Welcome 2 America", primo disco postumo del genio di Minneapolis. Ed è (quasi) tutto politico

"Il futuro di Orwell è adesso". Le canzoni di protesta inedite

Il primo disco postumo di Prince, cinque anni dopo la sua morte, è come non te lo aspetti. Politico, ispirato a George Orwell, con testi militanti (dalla parte di Dio e del buonsenso). Welcome 2 America nasce da una serie di jam session tra Prince, allo splendore della maturità come chitarrista, la tanto giovane quanto talentuosa bassista Tal Wilkenfeld, all'epoca ventunenne ma con un curriculum lungo un chilometro, da Jeff Beck a Herbie Hancock, e l'altrettanto virtuoso Chris Coleman alla batteria. Successivamente furono aggiunte le tastiere e infine le voci di tre coriste.

Prince ha voglia di bella musica e si capisce. Del resto è reduce da una serata trionfale al festival di Montrieux, il 18 luglio 2009, con due esibizioni che sono state pubblicate illegalmente, come bootleg. Per molti fan di Prince, quelle due incisioni pirata sono il meglio del meglio della carriera del genio di Minneapolis. Il menu, in Welcome 2 America, prevede tanto funk, tanto rock e tanto gospel. Il disco, nel 2010, è pronto per essere pubblicato, addirittura viene presentato ad amici e collaboratori durante un party, ma Prince, senza fornire spiegazioni, lo mette nel suo sterminato archivio e non sul mercato. Subito dopo parte per un tour mondiale di 92 date, chiamato proprio «Welcome 2 America».

Resta da capire il motivo della rinuncia, visto che Welcome 2 America è un ritorno alla piena forma, dopo anni di alti e bassi, e suona meglio dei successivi album, pur belli e sottovalutati. Non lo sapremo mai. Prince muore, per overdose di farmaci, il 21 aprile 2016.

Di questo disco ha parlato una sola volta: «Il mondo è in mano alla disinformazione. La visione di George Orwell si è realizzata. Dobbiamo affrontare con fermezza i tempi che verranno». Siamo nell'estate del 2010. Prince sembra alle prese con l'ennesima battaglia contro la discografia. Ha pubblicato il disco 20Ten come allegato a una rivista, e in nessun'altra forma, neppure digitale. Continua a registrare musica, nel bunker di Minneapolis pare ci siano qualcosa come ottomila brani pronti. Da qualche tempo è vegetariano e fa parte dei Testimoni di Geova.

Barack Obama è presidente degli Stati Uniti da un anno e gli Stati Uniti intravedono la fine della recessione. Regna l'ottimismo. Il resto del mondo è in luna di miele con Barack. Invece Prince riempie il disco di scetticismo: gli scontri razziali sono lungi dall'essere finiti. Dietro la facciata sorridente, c'è voglia di menare le mani. Esattamente dieci anni dopo, a Minneapolis, proprio la città di Prince, il nero George Floyd viene assassinato da un poliziotto bianco durante l'arresto. Seguono scontri durissimi, nasce il movimento Black Lives Matter al quale, di sicuro, non ripugna la violenza. Il gesto simbolico di Black Lives Matter è l'inginocchiarsi. Sentite cosa canta Prince: «Le tue ginocchia diventano deboli. Il tuo cuore ormai è freddo, sei stanco di ricevere ordini. Alzati e sii forte». C'è il senso di sfida del movimento senza il desiderio di spaccare e incendiare tutto. Ci vorrebbe, dice Prince, una rivoluzione spirituale, e per questo il gospel ha tanto spazio in Welcome 2 America.

Il problema non è neppure soltanto di razza: bianchi e neri sono sulla stessa barca alla deriva. Libertà, educazione, pari opportunità sono 1000 Light Years From Here, lontani mille anni luce dall'America, terra dei liberi, regno degli schiavi. La canzone che dà il titolo all'album, paragonabile come intensità alla celebre Sign O' the Times, è un vero e proprio manifesto contro il controllo imposto attraverso la tecnologia, ed eccoci arrivati a George Orwell e al suo capolavoro, il romanzo 1984. Ricordate? Nella Londra immaginata dallo scrittore inglese nel 1948, domina la finta uguaglianza del socing, una forma di socialismo modellata sull'Unione sovietica di Josef Stalin. I teleschermi, appesi nelle case e per le strade, spiano i cittadini. Spegnere è reato. La vita si svolge sotto gli occhi di un potere che invece è invisibile. Prince si chiede se i social media e i nostri amati smartphone non svolgano, noi inconsapevoli, la stessa funzione.

«La verità è una minoranza», sottinteso: da proteggere. Prince infatti attacca la disinformazione virale e anche il bombardamento di news, che alla fine rende insensibili a tutto. Ce n'è anche per i personaggi che noi oggi chiamiamo influencer, le celebrità, i famosi per essere famosi e per niente altro. Orwell è uno scrittore che aveva innumerevoli estimatori. David Bowie sognava di trarre un musical da 1984. Non se ne fece nulla per l'opposizione dell'erede di Orwell ma possiamo ascoltare parte dei brani, che Bowie aveva già scritto, nell'album Diamond Dogs. Anche Rage Against the Machine, Stevie Wonder, Rush, Radiohead, e chissà quanti musicisti abbiamo dimenticato, citano espressamente il romanzo distopico di maggior successo al mondo.

Gli scandali legati alle intercettazioni (telefoni e anche mail) della National Security Agency e di nuovi strumenti di sorveglianza di massa risalgono al 2005 ed esplodono con il «caso Snowden» nel 2013.

Prince era sintonizzato sul futuro.

Forse scartò un capolavoro, Welcome 2 America, perché lo trovava fuori sincrono con una società che sperava di essere in procinto di risolvere tutti i problemi del mondo grazie al taumaturgo Obama. In compenso, è perfetto per i nostri tempi.

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