Quando Disney ha acquisito da George Lucas i diritti del marchio Guerre Stellari lo ha fatto dopo aver fiutato un affare a tempo indeterminato. Ora quella gallina dalle uova d'oro ha sfornato Rogue one: A Star Wars story, uno degli spin-off più attesi dell'anno (nelle sale da giovedì), il primo fra i tanti della saga che raccontano un universo parallelo a quello della storia originale, legata a Luke Skywalker.
Rogue one è ambientato prima del primo film originale del 1977 e racconta il furto delle planimetrie della Morte Nera, le stesse che in quel primo film finirono nelle mani di Luke Skywalker. Diretto da Gareth Edwards è interpretato da Felicity Jones nei panni dell'eroina protagonista Jyn Erso e Diego Luna, in quelli del capitano ribelle Cassian Andor. "È un film diverso dagli altri dice l'attore messicano, classe 1979, diventato popolare nel mondo con successi come Y tu mamá también (Anche tua madre) di Alfonso Cuaron e The Terminal di Steven Spielberg Il rischio quando fai un film che fa parte di una saga così popolare è di non voler prenderti dei rischi, di essere troppo rispettoso e quindi non portare niente di nuovo. Ecco, il nostro film non è così".
Chi è il suo personaggio?
"Il mio capitano è un idealista. Lavora per i ribelli, fa parte dei servizi segreti, combatte per la libertà. E' uno di quegli eroi che tutti vorremmo essere, che tutti vorremmo avere accanto".
Che ricordo ha del primo Guerre stellari?
"Avrò avuto 5 o 6 anni quando lo vidi per la prima volta. Ero il più giovane dei miei cugini, che già sapevano tutto di quel mondo e io volevo non essere da meno, volevo appartenere a quel gruppo di fini conoscitori, così Guerre Stellari è stato il mio primo film non di animazione che ho visto per intero e con cui ho avuto una vera connessione".
Giocava con la spada laser?
"Certo, infinite battaglie con i miei cugini, appunto. Il mio personaggio preferito era Darth Vader, sono sempre stato attratto dal lato oscuro. Era un personaggio straordinario".
Darth Vader che ritorna in questo episodio.
"Ritorna, con il suo iconico respiro. Ma non dirò molto altro, se non che la sua presenza ad un certo punto del film si farà importante".
Rogue One era nata come idea per una serie televisiva, ma George Lucas aveva accantonato l'idea. Lei nasce in Messico come attore televisivo.
"In realtà nasco a teatro. Mio padre calca i teatri da sempre e aveva un'opinione non troppo positiva di cinema e televisione, che giudicava facile Puoi sempre aggiustare tutto in fase di montaggio, mi diceva per convincermi di quanto il teatro fosse superiore, ma io da figlio ribelle, ho fatto sia cinema che tv".
Se ne è mai pentito?
"No, perché ogni tanto torno al teatro, ho bisogno di quel rapporto orizzontale con il pubblico, in questo do ragione a mio padre. Il teatro è più eroico. Solo che quando spingi troppo un ragazzo verso qualcosa finisci che lo convinci del contrario. E così, rispetto a lui faccio più cinema che teatro e ora faccio Guerre Stellari".
Lei scrive anche sceneggiature.
"Più che altro non voglio stare accanto ad un telefono ad aspettare che qualcuno mi chiami, ipotesi scongiurata se faccio parte di tutto il processo creativo. Se generi lo stesso tuo materiale tutto diventa più facile e lavori nelle cose che vuoi fare, credo che il teatro mi abbia insegnato anche questo e per questo, più che per le spinte di mio padre, mi piace farlo. Il cinema è costoso, ha bisogno di investimenti importanti, il teatro è semplice. Puoi iniziare in un angolo di una piazza. Se racconti una storia e hai l'attenzione del pubblico, ecco che fai teatro. Sono cresciuto in una famiglia dove ho imparato che un attore può fare anche da solo. Il teatro è il mondo della recitazione senza troppe infrastrutture. E' il mondo degli attori".
Lei ha due figli, sono fan di Guerre Stellari?
"Il maschietto conosce ogni parola a memoria, la bambina che è più piccola e comunque meno interessata all'argomento, no, anzi si è addormentata l'ultima volta che abbiamo visto un film di Guerre stellari insieme, ma ho fatto questo film anche per loro. Da quando sono al mondo sono il mio primo pensiero e se decido per un film è perché mi sono chiesto se loro ne sarebbero orgogliosi e mi sono risposto di sì".
Vorrebbe che la seguissero nella sua professione?
"No, non credo che lo vorrei".
Eppure lei ha seguito suo padre.
"Riformulo: vorrei che lo facessero solo se lo amano veramente come lo amo io, non perché è quello che fa il loro padre".
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