Prima la discoteca, poi la boxe, per finire folgorato sulla via di Damasco. E ora un sogno: mettersi al servizio («musicale», precisa) di Dio, che forse per simpatia, gli ha già dato una mano; qualche settimana fa, infatti, sono state eseguite musiche da lui scritte per una messa. E a gennaio uscirà una sua incisione discografica, made in Amsterdam. No, non è la storia di una conversione, ma di un desiderio forte e chiaro: «Vorrei diventare maestro di Cappella sospira -. Sto approfondendo questo aspetto del servizio musicale». Magari sulle orme di Palestrina, Bach e Part.
Benvenuti nel mondo di un emergente dalle rotte siderali, tra sacro e profano. Giovanni Albini, 30 anni, laurea in Matematica con tesi sulla teoria musicale applicata alla composizione e diploma in composizione. A parte essere un «piccolo genio», giura chi lo conosce, è un ragazzo come gli altri, che non ama la ribalta: «Faccio quello che mi piace», è il suo motto. Quando era più giovane tra un esame e l'altro trovava il tempo di fare quattro salti nei locali della sua città, Pavia: «Mi divertivo col trip hop e un mio pezzo è finito in una compilation di Armani». Poi la passione per il pugilato, un «periodo di ring che ho dovuto lasciare quando il Conservatorio di Bolzano mi ha dato la cattedra di Armonia, Contrappunto, Fuga e Composizione». Ora insegna a Ravenna. Non solo successi però.
Nel gennaio 2009 inizia un periodo molto difficile. «A casa venne a trovarci monsignor Giovanni Giudici, che mi colpì per le sue parole giuste». Conforto e all'improvviso una necessità: «Mettersi a disposizione come compositore». Trascorso un anno, ecco arrivare la prima commissione, una Messa cantata (coro a cappella), che è stata eseguita l'ottobre scorso nel Duomo pavese, in occasione della sua riapertura, dopo 25 anni di restauri. «Sessanta coristi, due ore di rito e centinaia di persone ad assistere. Una soddisfazione», ricorda.
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