Nella notte di San Giovanni, il 23 giugno del 1780, viene iniziato nella loggia Anna Amalia alle tre rose a Weimar, il Consigliere Segreto, il Geheimer Rat, Johann Wolfgang Goethe, incaricato dal duca Carl August von Sachsen - Weimar-Eisenach di sorvegliare i dicasteri della guerra, delle miniere, della viabilità e, naturalmente, responsabile dell'attività culturale e teatrale nella piccola capitale, nonché delegato ducale alle istituzioni accademiche e scientifiche della vicina Jena. Goethe era già allora il principale scrittore tedesco, diventato famoso in tutti gli ambienti letterari - non solo tedeschi - dell'epoca per lo strepitoso successo del Werther. Il romanzo era sorto quale confronto poetico con quella radicale crisi esistenziale e culturale culminata con la travolgente stagione dello Sturm und Drang. L'avanguardia stürmeriana segnava l'esito più risoluto, perfino esplosivo e aggressivo della critica tedesca all'illuminismo, specie a quello francese, che dopo aver trionfato nella cultura europea mostrava cospicui indizi di decadenza. Nel suo itinerario esistenziale Goethe aveva sperimentato la profonda, irreversibile crisi dell'illuminismo, della Aufklärung, cui aveva pur aderito con intenso entusiasmo durante gli anni di studio all'Università di Lipsia, bruscamente interrotto da un probabile accesso polmonare alla vigilia del suo diciannovesimo compleanno. La lunga sosta forzata a casa, a Francoforte, fino alla primavera del 1770 è connotata da un iniziale, minaccioso peggioramento delle condizioni di salute e, in seguito, da una graduale, lentissima convalescenza. Ma l'episodio più straordinario è rappresentato dalla sua conversione all'ermetismo alchemico in connessione con la guarigione procuratagli da un medico paracelsiano. Il suo avvicinamento alle pratiche alchemico-magiche ha sollecitato un'attenzione un po' sospetta da parte di studiosi eccentrici che hanno tentato d'inglobare Goethe nella cultura occultistica. Solo nel 1968 con la decisiva monografia di Zimmermann si è potuto finalmente valutare criticamente l'incidenza dell'ermetismo sul giovane Goethe che è quello per certi versi più irruentemente creativo.
Sono gli anni infatti in cui affiora la figura mitica di Faust, l'inquieto mago, che più di ogni altra incarna la crisi della cultura intellettualistica e libresca dell'illuminismo, e che più chiaramente esprime, infine, il distacco dalla insidiosa tentazione magica come risulta dall'allontanamento del vecchio negromante dalla pratica magica.
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