"Ho provato gusto a fare la cattiva: e infatti raddoppio"

Kate Winslet, nei cinema con Divergent, conferma che sarà presente anche nel sequel. "Mi hanno offerto un sacco di soldi: che facevo, li rifiutavo?"

"Ho provato gusto a fare la cattiva: e infatti raddoppio"

Los Angeles - Un Oscar come miglior attrice nel 2008 per The Reader, più sei candidature fino ad oggi: Kate Winslet detiene il record di attrice col maggior numero di nomination all'Oscar alla sua età. C'è chi la compara a Meryl Streep, in più possiede quel sex-appeal di cui la Streep ha saputo fare a meno, e sono in molti a definirla «la più grande attrice di lingua inglese della sua generazione».

Anche per questo la londinese Winslet, 38 anni, ha ricevuto il 17 marzo scorso la fatidica stella sulla Hollywood Walk of Fame. E intanto è sul grande schermo col futuristico - simil Hunger Games - Divergent: il primo capitolo di una potenziale trilogia tratta dai romanzi per adolescenti di Veronica Roth. Qui la Winslet recita il suo primo ruolo di cattiva: è Jeanine Matthews, in un mondo fantascientifico del futuro, la leader della Fazione degli Eruditi, gruppo in opposizione ad altri (Abnegazione, Amicizia, Sincerità ecc...). Vista di recente in Labor Day (la madre single che salva un evaso - Josh Brolin - e si innamora di lui), la Winslet ha nel frattempo girato A Little Chaos, nel ruolo di una giardiniera a Versailles al tempo di Luigi XIV (Alan Rickman, anche regista). Madre di tre figli (l'ultimo, Bear, avuto a dicembre dal suo terzo marito, Ned Rocknroll - sì, un cognome d'arte - è nipote del miliardario Richard Branson), la Winslet ci incontra a Los Angeles poco tempo dopo aver ricevuto la stella sul marciapiede e per il lancio di Divergent.

Kate, come ci descrive la sua Matthews in «Divergent»?
«Jeanine cova progetti megalomani per impossessarsi di tutto il sistema di fazioni, non proprio per il bene di tutti. Diciamolo, è una strega della politica. Io la paragono a una Hitler femmina. Ecco, l'ho detto!».

Lei reciterà anche nel seguito «Insurgent», e sarebbe la prima volta che lei ripete un ruolo. Come mai questo cambio di linea?
«Perché ho sentito che era arrivato il momento giusto. E perché mi hanno offerto, per una volta, un sacco di soldi! Ho girato Divergent quando ero da poco incinta di mio figlio Bear, e mi sono affezionata a questa produzione. Girerò Insurgent in piena forma femminile, senza tante pressioni, mi dica lei perché no?».

La protagonista di «Divergent», Shailene Woodley, nel ruolo dell'eroina Beatrice Prior, ha più o meno la sua età quando lei girò «Titanic» nel 1997, 21 anni. Le ha dato consigli?
«Senz'altro ho sentito un istinto protettivo nei suoi confronti. So cosa vuole dire trovarsi in un film dal così alto profilo e improvvisamente famosa. Ma credo che Shailene se la caverà bene: è una ragazza molto più matura e pronta ad affrontare gli effetti della fama di quanto non fossi io alla sua età».

È da quel 1997 che lei vive sotto i riflettori dei media. Come gestisce questo suo successo?
«Evitando di leggere quello che scrivono su di me. Niente di personale: voi sapete che sono una molto alla mano. Ma fare finta di non sapere niente su di me è quello che mi ha permesso di mantenere un briciolo di sanità mentale in questi ultimi 15 anni. Cerco solo di preservare il modo in cui faccio il mio lavoro. Un lavoro in cui la sicurezza nei propri mezzi è tutto. Evito di leggere le recensioni dei miei film: mi pare l'unico modo per mantenere la fiducia in me stessa».

A che punto si vede oggi per quello che riguarda la sua carriera, e cosa è cambiato in questi anni sul set?
«Più passano gli anni più il mio amore per la recitazione cresce. Mi sento fortunata e privilegiata a fare questo lavoro, tanto quanto mi sentivo a 17 anni quando girai Creature del cielo. Credo che il mio entusiasmo venga anche dal fatto che non ho mai lavorato troppo, cerco di concentrarmi su un film alla volta, uno all'anno. In fin dei conti quello a cui aspiro è continuare a far girare la ruota. Non sentirmi mai compiaciuta e cercare di fare sempre meglio. Ho sempre paura che il regista potrebbe pentirsi di avermi scritturata.

E sa cosa? Mi piace sentirmi così, incapace di adagiarmi sugli allori, mi dà l'adrenalina che serve per mettermi sempre in discussione, continuare a migliorare e presentarmi al meglio al pubblico che paga per andare a vedere i film in cui recito».

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