Intanto lui c'è ancora e il 18 settembre riempirà l'Arena di Verona. «Allora ero sconcertato e mi chiedevo: che cosa ho fatto di male? Poi ti abitui e non ci fai più caso», conferma Umberto Tozzi ricordando lo snobismo della critica che lo giudicava un fenomeno passeggero. All'Arena festeggerà i 40 anni di Ti amo che, oltre a essere uno dei più grandi successi italiani all'estero, è anche uno dei tormentoni simbolo delle nostre estati: da fine luglio a fine ottobre 1977 ininterrottamente al primo posto, Festivalbar vinto, otto milioni di copie vendute nel mondo. «La mia canzone più originale», dice lui che è uno dei più atipici cantautori italiani. Innamorato dei Beatles. Simbolo di una fase del pop italiano. Da sempre sganciato dai salotti e dalle amicizie chic. «Dal 1991 vivo a Monaco, per me è stato più facile che per mia moglie perché sono nato a Torino ma non ho radici», ricorda ora prima di fare il punto della situazione: «Torno all'Arena perché è stato il palco che mi ha dato la prima, grandissima esposizione».
Per capirci, caro Tozzi, fu la vittoria di un evento oggi «estinto» ma allora decisivo: il Festivalbar.
«Oltretutto ho vinto proprio con Ti amo, che è un brano con una melodia e una costruzione così azzeccate che capitano raramente in una carriera, talvolta mai. Io stesso ho fatto tante altre canzoni belle e popolari, ma mai così».
Poi ha centrato altri tormentoni come Tu e Gloria, diventando uno dei re in materia. Oggi i re cambiano anno dopo anno.
«Onestamente non sento tanti tormentoni in giro, nel senso che molti sono imposti dalle radio. Però, ad esempio, a me che sono amante della musica anglosassone, Something just like this dei Coldplay con i Chainsmokers sembra un grande tormentone».
C'è anche Despacito di Luis Fonsi.
«Ho scoperto che è un mio fan, ha anche adattato Stella stai cantando Claridad».
Ma le piace?
«Lui è forte ma non è certamente il genere di musica che mi coinvolge».
Quando è arrivato Ti amo, c'era l'esplosione dei cantautori «politici», che la critica incensava a prescindere.
«In effetti sono stato bastonato da tanti critici musicali. Lì per lì ci sono rimasto malissimo e ne ho sofferto. Poi però mi sono accadute così tante cose belle in carriera che anche queste delusioni si sono attenuate. Io sono molto più pop rispetto a tanti cantautori e il pop è meno destinato a rimanere imprigionato in un'epoca storica precisa».
Chi ci sarà all'Arena di Verona?
«Gli artisti che hanno interagito con me durante la carriera. Da Marco Masini a Raf. Da Fausto Leali a Enrico Ruggeri. Gianni Morandi è in forse, Al Bano viene. Un momento di celebrazione alla fine di un tour che è andato benissimo dopo la pubblicazione del disco 40 anni che Ti amo».
A proposito, come mai ha reinciso il brano con Anastacia?
«Mi è sembrata una buona idea e, in effetti, il responso del pubblico e anche delle radio è stato importante. Insomma, ha funzionato».
Il concerto sarà trasmesso da Rtl 102.5. C'è in programma anche la messa in onda su qualche tv generalista?
«Può essere, siamo in trattativa con Rai e Mediaset ma non so ancora come andrà a finire».
E poi?
«Mi piacerebbe tornare ragazzino e riprendere a giocare a pallone... ma nel frattempo ho un sogno».
Quale?
«Mi piacerebbe comporre una colonna sonora, un'opera che non ho mai avuto l'occasione di fare. E magari scrivere anche un musical, qualcosa di complesso e gioioso costruito con musica e testi intorno a una canzone».
Ad esempio?
«Credo che Gloria si presterebbe benissimo. Il musical è una forma d'arte che mi piace molto e che, talvolta, è stata sottovalutata. Magari questo potrebbe essere il mio progetto futuro».
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