Difficile fare gli ex. Gli Spandau Ballet che ieri sera si sono esibiti per la quarta volta al Festival di Sanremo sono molto diversi da quelli della prima. Vedasi Tony Hadley, il cantante trent'anni fa sex symbol come Simon LeBon dei Duran Duran, oggi è piuttosto extralarge e sembra più un ricco cinquantenne della campagna inglese piuttosto che il dandy azzimato di un tempo. Però sono il simbolo di un'epoca e perciò, cinque anni fa, hanno messo da parte livori e rancori per riunirsi: «Oggi spiega l'ex dandy parlare del passato non ha più senso». Se lo dice lui.
Però di qualcosa si dovrà parlare, caro Tony Hadley.
«Parliamo di come eravamo».
Parliamone.
«Alla fine degli anni Settanta, quando ci siamo formati, non c'erano internet e cellulari e la musica si basava su grandi sonorità e testi importanti o almeno azzeccati. E noi ora cerchiamo di continuare sulla stessa strada».
Però avete fatto anche qualcosa di diverso.
«Negli ultimi due anni abbiamo lavorato a un film ( Soul boys of the Western world uscito pochi mesi fa - ndr) e tutti gli aspetti della lavorazione ci hanno occupato in un modo completo e inatteso».
Perciò adesso ritornate in tour (cinque date in Italia a marzo).
«In fondo questi concerti sono una celebrazione degli Spandau perché ci sarà un po' di tutto, pezzi vecchi ma un po' tutto ciò che caratterizza la nostra storia. Alcune nostre canzoni hanno segnato momenti molto importanti nella vita delle persone, un matrimonio, la prima uscita con la fidanzata, e vogliamo che ci sia tutto quando suoniamo».
Vengono ad applaudirvi i vostri coetanei ma pure i loro figli.
«Perciò al festival abbiamo deciso di fare un medley dei brani più famosi: sono il nostro biglietto da visita per ogni generazione».
Mica diventerete giovanilisti per forza?
«Ma no, ascoltiamo sempre la musica con la quale siamo cresciuti, il rock e il soul che ci accompagnano da anni. Anche se ora tutti ci siamo concentrati a riascoltare una band che avevamo un po' perso di vista».
Ossia?
«I Led Zeppelin».
E gli Spandau Ballet che ascoltano i Led Zeppelin sono la conferma che anche le convergenze parallele alla fine si ritrovano.
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