Di tutti gli ultrasettantenni, Keith Richards è il più giovane. Dice e fa le stesse cose di quando aveva vent'anni e manco ne sente il peso, niente prostata in agguato o diete da top model come Mick Jagger per far finta di essere ancora come quando i Rolling Stones gironzolavano davanti al Marquee Club. Sfoggia rughe più profonde di crepacci e guai a usare photoshop per le sue foto: più disperate sono, più cresce il mito.
Insomma «Keef» incontra a New York il giornalista di Mojo per parlare del suo terzo disco solista ventitre anni dopo il secondo, si fa un cocktail di vodka e succo d'arancia a metà pomeriggio (con ghiaccio, of course ) e inizia a raccontare un millesimo della sua vita, che per capirci equivale a dieci volte la vita di tutti noi. «Se la prendi troppo sul serio, sei fottuto», sorride sbriciolando il ghiaccio. Poi sorvola con qualche parola il suo Crosseyed heart pieno zeppo di ospiti come Norah Jones (disco che è stato anticipato dal singolo Trouble , roba che più Stones non si può, quindi bella) e subito dopo inizia a parlare della propria ragione sociale: i Rolling Stones. Senza di lui, non esisterebbero. Ma senza gli Stones, lui sarebbe orfano perché ancora adesso, quasi 72enne (gli toccherà festeggiare il 18 dicembre), sono il suo ventre materno e non ne può fare a meno.
Non per nulla Mick Jagger «non vuole che io lavori con qualcun altro ma non vuole lavorare con me tutto il tempo: è un filo geloso, in questo senso», dice a metà tra ironia e sarcasmo. La rivalità tra Beatles e Stones non era nulla se paragonata a quella tra i Glimmer Twins, ossia tra Richards e Jagger. Se non altro perché quella era inventata.
Questa è vera. Ancora adesso.
E lasciate perdere l'allusione alle ridotte dimensioni sessuali di Mick che il rugoso Keith ha seminato nella sua autobiografia Life . La Muraglia Cinese che li divide va ben oltre. C'è in ogni parola di un rilassato ultrasettantenne che dovrebbe aver fatto i conti con la vita visto che, se non altro, i suoi conti in banca non sono niente male. Anche l'ultimo tour degli Stones negli Stati Uniti, appena finito, è stato un successo monstre e all'orizzonte non c'è nessuno, ma proprio nessuno, che possa contabilizzare gli stessi incassi a dieci anni dall'ultimo disco di inediti ( A bigger bang del 2005). Però Keith Richards, il peggiore dei migliori chitarristi rock della storia, non le manda a dire a quello che immancabilmente abbraccia tutte le sere sul palco da 53 anni, dicesi cinquantatre. «Mick che si rilassa? È molto raro, è uno di quelli che deve far qualcosa ogni giorno». «Dov'è Mick? È fuori che corre».
Per farla breve si capisce che loro due sono lo yin e lo yang dell'antica filosofia cinese, il bianco e il nero e, in fondo, con questo dualismo sono riusciti non soltanto a tenere in piedi la più longeva band della storia del rock ma anche a diventare simboli autentici, di quelli che nessuno, manco i malfidati, riuscirebbe a smontare. E non dipende tanto dalle ammissioni che Keith Richards si lascia sfuggire random. Una volta dice che si è sniffato le ceneri del padre. Stavolta ha rivelato che fuma uno spinello ogni mattina: «Rigorosamente erba californiana», tiene a specificare a Mojo, ben sapendo, come è in effetti accaduto, che tutti i media del mondo rilanceranno questa ammissione. Dopo mezzo secolo ha ormai imparato l'algebra della comunicazione, uno più uno uguale copertura di stampa in tutto il mondo. Basta una frase tipo «le droghe erano una parte del lavoro, una parte del milieu come dicono in Francia» e vai con i lanci di agenzia.
Però, giusto il tempo che i Rolling Stones finiscano l'ennesimo tour, stavolta in Sudamerica in autunno, e poi torneranno a fare il loro dovere in sala d'incisione. Un nuovo disco di brani inediti. Incredibilmente soltanto il 28esimo in una carriera di oltre mezzo secolo.
«Un altro album dei Rolling Stones? In tutta onestà, la risposta è sì, penso lo faremo. So che Mick vuole registrare di nuovo». Traduzione: se lui lo vuole, senza dubbio registreremo.
Nel frattempo il giovane quasi settantaduenne si è presa un'ora d'aria pubblicando queste nuove canzoni che stanno tra il Delta del blues, il soul e il boogie. Poi tornerà al suo posto tra palco e leggenda. Dopotutto chi meglio di lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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