John Hurt, il ribelle che in molti film sfidò anche la morte

L'ironico attore inglese ha recitato anche in "Alien", "The Elephant Man" e Harry Potter

John Hurt, il ribelle  che in molti film  sfidò anche la morte

Chissà se alla fine è stata una buona notte, l'ultima di John Hurt, l'attore inglese morto mercoledì scorso a Londra (ma la notizia è stata diffusa venerdì) due giorni dopo aver compiuto 77 anni. That Good Night è propio il titolo del suo ultimo film ancora inedito. Ed è la storia di uno sceneggiatore che scopre di avere una malattia terminale e vuole assicurarsi di non essere un peso per la moglie mentre va «in quella buona notte». Scelta non certo casuale per John Hurt, interprete immenso che verrà ricordato maggiormente per un ruolo in cui era irriconoscibile, The Elephant Man di David Lynch per cui è stato candidato all'Oscar (come successe anche per Fuga di mezzanotte di Alan Parker), che nel 2015 aveva scoperto di avere un tumore al pancreas affrontato con estremo ottimismo o forse con la disperata vitalità che lo contraddistingueva. Ha avuto quattro mogli, due figli dall'ultima, e scherzava sui divorzi frutto - diceva - dell'amato alcol: «Ma non sono un ubriacone». Ecco che alle 200 apparizioni come attore (escluso però il tanto teatro, da Shakespeare a Pinter) al cinema, in tv e anche come voce (memorabile nel cult di animazione La collina dei conigli del 1978), Hurt negli ultimi due anni ha girato Jackie di Pablo Larraín (in sala il 23 febbraio) nel ruolo del sacerdote con cui Jacqueline Kennedy si confida dopo l'assassinio del marito, Damascus Cover di Daniel Zelik Berk una storia di spie in Siria, My Name Is Lenny di Ron Scalpello sulla vita di Lenny McLean uno dei pugili inglesi più famosi. Mentre proprio in questi giorni era sul set di Darkest Hour, il film su Churchill in cui non ha fatto in tempo a concludere l'interpretazione di Chamberlain.

Attore di razza, scopre la passione da piccolo nella scuola privata del Kent St. Michaels dove ha raccontato che «c'era un maestro che infilava la lingua in bocca ai ragazzi», non ha smesso di recitare fino alla fine, letteralmente. Impossibile ricordare tutti i suoi film a partire da Un uomo per tutte le stagioni di Fred Zinnemann grazie a cui si fa notare nel 1966. La sua carriera rispecchia il suo eclettismo, così diviene popolare in tv prima con The Naked Civil Servant e poi con Doctor Who, al cinema con I cancelli del cielo di Michael Cimino, Alien di Ridley Scott nei panni di Kane dalla cui pancia spunta l'alieno, ruolo che riprese ironicamente in Balle Spaziali di Mel Brooks, la saga di Harry Potter (era il costruttore di bacchette magiche Garrick Olivander), 1984 ispirato all'omonimo libro Orwell.

Naturalmente, in una filmografia così vasta, non tutti i film sono stati alla sua altezza ma lui sapeva scherzare anche su questi: «Ne ho fatto di schifezze. Ma non c'è da pentirsene perché c'è sempre un motivo per interpretare un film, fosse solo per la location».

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