Keller, il Sandokan dell'Adriatico era un Fiume in piena

Keller, il Sandokan dell'Adriatico era un Fiume in piena

Fiume, settembre 1919 - dicembre 1920: la stagione dello slancio verso le stelle. Alcuni ranghi dell'esercito sono in ribellione e capitanati dal Vate Gabriele D'Annunzio, occupano la città dalmata di Fiume, per impedirne il furto deciso dall'americano Wilson. Sedici i mesi d'insonnia in un'oasi fuori dal mondo, ultraterrena. L'11 settembre 1919 il dado è tratto. D'Annunzio parte da Ronchi in testa ai suoi legionari, sulla strada trova il tenente Keller che gli consegna un mazzo di fiori rossi e autocarri stipati di granatieri volontari. Fiume è liberata, Fiume è italiana. Altroché Sessantotto: Fiume italiana è una baraonda di libertà e festa, ma anche e soprattutto fucina di idee, arti, politica. È una ressa multiforme, multicolore, multiculturale. Lista disordinata di individui: arditi, alpini, bersaglieri, carabinieri, avventurieri, cittadini, signore, puttane, marinai, aviatori, eroi, artisti, poeti, futuristi, fasciopionieri, colti samurai giapponesi, studenti, anarchici, libertini, bohémien, dandy, imperialisti, sognatori, pirati, sbandati, nazionalisti, sindacalisti, socialisti, monarchici, repubblicani, stranieri, rivoluzionari, pazzi. È il marasma magnifico di individui, pensieri e intenti; episodio unico ed irripetibile. Fiume è una cometa di bellezza nella Storia.

«Viva l'amore, alalà!»

L'ambiente ideale per Guido Keller e per la sua travolgente creatività esistenziale. Il tenente dall'ispido pizzetto voltaico è il beniamino di D'Annunzio, che lo adora. Lo nomina segretario particolare. L'altro lo guarda storto, offeso. Allora il poeta rivoluzionario lo rinomina segretario d'azione, così lo fa contento. Con quella carica, organizza l'U.C.M. - Ufficio Colpi di Mano, sezione terrestre e marina, sotto la cui responsabilità si muovono gli Uscocchi: pirati del Carnaro, ispirati dalla figura degli Uskok - briganti serbocroati, che flagellavano l'Adriatico saccheggiando navi e porti di Venezia e degli Ottomani. Gli Uscocchi di D'Annunzio s'infiltrano nell'Italia imborghesita, razziano generi alimentari e militari, dirottano navi, si fanno beffe delle guardie dei politicanti calabrache, nutrono di bottino la causa fiumana. Fiume è Mompracem, Keller è Sandokan e D'Annunzio è Salgari, il creatore dell'avventura. Non basta al fantasioso Keller. La sua immaginazione artistico-guerriera lo spinge a istituire una compagnia destinata come guardia del corpo personale del Comandante GdA. Arruola una banda di giovani soldati rinnegati, respinti da altri ufficiali di Fiume, che si sono accampati al porto, e che giocano ubriachi e nudi nuotando e tuffandosi dalle prue delle barche, o si trastullano tra vecchie locomotive, o schiamazzano arrampicati sulle gru come macachi senza alcuna disciplina. Magnifici, pensa il tenente. Li inquadra ne La Disperata, la guardia d'onore del Comandante, esperimento kelleriano per un nuovo ordine militare privo delle tradizionali gerarchie e regole. Marciano per la città in bermuda e a torso nudo, sfilano cantando pugnale alla cinta, si ritrovano alla sera in una loro tana dove se le danno di santa ragione anche con le bombe a mano; sono turbolenti, sono fedelissimi, sono animali notturni, se ne fregano, loro sono i tigrotti di Keller. Guido, Nettuno edonista ed esibizionista, è il primo corsaro della Reggenza, lo accompagna l'aquila, anch'essa di nome Guido, con cui dorme appollaiato in cima agli alberi: in alto è il richiamo del cielo. Ma non è ancora abbastanza. Assieme all'amico Giovanni Comisso, legionario e scrittore, fonda il Gruppo Yoga e l'omonima rivista che recita il sottotitolo di Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione. Si esplora esoterismo, filosofia, metafisica e anche aspetti sociali come la critica alla moderna alienazione tecnologica delle masse operaie. Come simboli scelgono la rosa a cinque petali e la svastica, antico simbolo ariano del sole (è inutile stropicciarsi gli occhi, siamo nel 1920, il nazismo è solo un feto, anzi nemmeno feto, solo seme).

Da YOGA, ritagli:

YOGA - unione nel senso più aristocratico della razza: di quella aristocrazia che da Ronchi a Fiume oltre al Carso, oltre all'acciaio, con le mascelle quadrate dal dominio del volere più forte della morte, ci ha portati in pieno giorno ad annientare l'Europa.

Unione libera di spirti di Fiume: Grifone Italico!

Un'aquila trovata nelle Dinariche presenzia alle adunanze.

Lo stile e la forma dell'azione sono elette dalla bellezza, e vi obbediscono.

Eppure, non basta ancora, Keller il Buddha alato vuole spingersi ancora più in là, esploratore estremista dell'esperienza terrena. Si consegna alla memoria nazionale con la fantastica beffa del pitale. Per protesta contro il Trattato di Rapallo del novembre 1920, il Buddha alato vola su Roma per lanciare tre messaggi distinti. Sopra al Vaticano lancia rose rosse in onore a San Francesco. Sul Palazzo del Quirinale, residenza della famiglia reale, lascia cadere altre rose rosse, in galante omaggio alla regina Elena e al suo popolo d'Italia. Sul Palazzo Montecitorio invece, scaglia un pitale in ferro smaltato con un messaggio di disprezzo al parlamento e al governo, a firma di Guido Keller - Ala Azione nello splendore.

Con il Natale di sangue del '20 ha termine l'Impresa di Fiume e la giovinezza al potere, e Guido si ritrova smarrito. Superuomo per imprese eccezionali e guastato da troppa cocaina, fatica a inserirsi nel nuovo corso degli eventi. Così come è stato un pioniere dell'aria, lo è anche dell'ideale fascista, o meglio, della sua estetica. C'è difatti sicuramente più estetica che politica nell'esempio di Keller. Come il suo Comandante D'Annunzio e il futuruomo FTM Filippo Tommaso Marinetti, forse ancor più di loro, incarna l'estremismo del rivoluzionario nazionalista, soldato e opera d'arte vivente. Con le sue gesta è antesignano del movimento di Mussolini, del suo primo laboratorio sansepolcrista. Ma la fucina di idee eclettiche per pochi agitati maneschi sperimentatori si evolve nella conquista del potere e nel partito del consenso di massa, e l'habitat per i Keller di varia specie viene meno. Guido è un pesce fuor d'acqua, una creatura indomabile, adatto alle guerre e alle esibizioni eclatanti, non certo alla stabilità del tempo di pace, alla glorificazione dei bei tempi che furono come fosse un monumento vivente o una macchietta dell'arditismo, e alla nuova autorità con le sue vecchie reazioni che soffocano gli impulsi più eretici e rivoluzionari della stagione fiumana. Guido si perde. Prova a fare l'imprenditore in Turchia con una compagnia aerea, ma senza successo. Parte poi per il Sud America per cercare l'oro. Prima Brasile e Venezuela, poi giunge in Perù. Sbarca al porto peruviano di El Callao. Due strani individui camminano sulla banchina sotto il sole. Gli avventori che sorseggiano Pisco all'ombra delle tettoie delle bettole portuali li guardano incuriositi. Uno ha una criniera di capelli neri contraddistinta da una singolare macchia bianca nel mezzo come una fiamma, ha la barba da bucaniere, cammina elastico con le gambe nude, ai piedi porta grossi scarponi da montagna chiodati, indossa una camicia aperta sul petto e una giacca sportiva dalle cui tasche perde sulla strada documenti e mappe; dietro c'è l'altro che arranca, è il suo segretario attendente tuttofare, un ceffo reduce dai reparti d'assalto raccattato in Venezuela e finito lì chissà per quale motivo, che trascina sulla banchina il bagaglio dell'aviatore, cioè un sacco contenente uno smoking, dei calzini, un fazzoletto di seta, un maglione di lana, delle tele da pittore, dei colori ad olio, pennelli, un violino. Sono Guido Keller e il suo maggiordomo: due cartoni animati alla ricerca dell'Eldorado, bislacchi e irresistibili.

Rientra in Italia in povertà, senza più un soldo bucato. Vive ad Ostia, aiutato dagli amici. Il 9 novembre del 1929, un incidente automobilistico se lo porta via. Nel buio fitto di una notte maledetta, cinque amici viaggiano con l'acceleratore pigiato sulle strade collinari tra Lazio e Umbria. A bordo della FIAT 525, oltre a Keller c'è l'eroe di guerra Vittorio Montiglio, alpino.

L'auto sbanda su una curva stretta, picchia con il muso il parapetto di un piccolo ponte di pietra rompendolo. Cade giù, sul greto di un torrente, accartocciandosi. Il teschio cannibale nel cimitero di Mirafiori sghignazza con i denti che fanno suono di nacchere. Il Buddha alato precipita, l'Arcangelo Keller è caduto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica