L'America latina fa il pieno: vincono Venezuela e Argentina

Leone d'oro a "Desde Allá" di Vigas e argento a "El Clan" di Trapero. All'Italia il premio di consolazione della Coppa Volpi (Valeria Golino)

L'America latina fa il pieno: vincono Venezuela e Argentina

da Venezia

«Questi dieci giorni sono trascorsi troppo velocemente» dice, un po' rigida e ingessata, e tra qualche perplessità di chi non già vedeva l'ora di smontare le tende al Lido, Elisa Sednaoui, la madrina della 72a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Si è aperta così la serata della cerimonia di premiazione che ha visto il trionfo del cinema latinoamericano. Il messicano presidente della giuria, il regista Alfonso Cuarón, è riuscito a portare a «casa» i due premi principali della Mostra, il Leone d'Oro per il miglior film, andato, un po' a sorpresa, al primo film venezuelano in concorso a Venezia, Desde allá ( Da lontano ) di Lorenzo Vigas, mentre quello d'Argento per la migliore regia all'argentino El Clan di Pablo Trapero. Una doppietta inedita anche perché Desde allá , che verrà distribuito da noi da Cinema di Valerio De Paolis, è un'opera prima e non capita certo spesso.

E infatti l'autore ventisettenne non ha smesso di ringraziare mentre il più navigato Trapero, che aveva presentato 16 anni fa qui a Venezia Mondo Grua , ha dedicato il premio al figlio, alla moglie e «al bimbo che sta per arrivare, viva il cinema!».

Si chiude così, felicemente, un cerchio per il direttore della Mostra Alberto Barbera a fine mandato, ma in odor di rinnovo per un altro anno, visto che è da più di un mese che non fa altro che dichiarare di tenere d'occhio il cinema latinoamericano. Curiosamente il presidente della Giuria Alfonso Cuarón ha fatto il suo discorsetto di saluto in corretto italiano: «Vorrei ringraziare tutti i giurati, è stato un grandissimo piacere passare questi giorni con un gruppo di persone così divertenti».

Non ridono però i tanti registi esclusi dal palmares, a partire da quelli italiani, Marco Bellocchio, Luca Guadagnino e l'esordiente Piero Messina, rimasti a mani vuote. Ma un premio al nostro cinema per fortuna c'è stato con il giurato Francesco Munzi che ha consegnato una meritata Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Valeria Golino per il ruolo di una donna napoletana nel melodramma magico Per amor vostro di Giuseppe Gaudino. L'attrice riconquista il premio quasi trent'anni dopo Storia d'amore di Maselli ma l'emozione è la stessa: «Mi dà la stessa infantile e ingenua allegria di allora e spero che rimanga sempre così, sono molto contenta sia per me che per chi mi vuole bene». Il vincitore della Coppa Volpi maschile invece non si è presentato al Lido perché impegnato in queste ore sul set. È il bravissimo attore francese Fabrice Luchini che in L'hermine di Christian Vincent (premio anche per la sceneggiatura) interpreta benissimo un magistrato: «Grazie mille - ha detto attraverso un videomessaggio - anche per le mie discendenze italiane paterne, aver visto il film con una sala piena di pubblico e aver condiviso quella intensità è stata per me una grandissima esperienza». Sembra quasi che ogni giurato sia riuscito ad avere un occhio di riguardo per il film di nazionalità corrispondente, in questo caso chissà se è stato grazie a Emmanuel Carrère, mentre l'attrice statunitense Elizabeth Banks potrebbe aver fatto il tifo per il film di animazione, che ha sorpreso per le sequenze di sesso tra pupazzi, Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson che ha ottenuto il Gran Premio della Giuria. Su questa falsa riga è possibile immaginare che il giurato e regista turco Nuri Bilge Ceylan abbia apprezzato Abluka ( Follia ) del connazionale Emin Alper vincitore del Premio Speciale della Giuria.

Mentre per il Premio Mastroianni a un attore emergente avrà messo sicuramente d'accordo tutti il piccolo ghanese Abraham Attah che fa il soldato bambino nel crudo Beasts of No Nation di Cary Fukunaga.

Il film è prodotto da Netflix, il rivoluzionario sito di video on demand, che lo metterà in onda quando sbarcherà in Italia a ottobre senza nemmeno passare dalla sala cinematografica.

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