L'attualità della fede. Che cosa faremmo se tornasse Gesù?

Il saggio di padre Enzo Fortunato

L'attualità della fede. Che cosa faremmo se tornasse Gesù?

«Io sto alla porta e busso, se qualcuno ode la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me». Queste parole, dal libro dell'Apocalisse, risuonano nella mente di Enzo Fortunato, padre francescano, scrittore e, oggi, anche direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi, dopo essere stato padre spirituale dei giovani postulanti e professore alla Pontificia Università Antonianum, all'Istituto teologico di Assisi e alla Pontificia facoltà teologica San Bonaventura. È stato leggendo un giornale, il Foglio, che Padre Fortunato si è posto la domanda: e se Cristo tornasse oggi, se bussasse alla porta, che cosa succederebbe?

La realtà quotidiana del mondo in cui viviamo potrebbe suggerire risposte sconfortanti, soprattutto per un uomo di grande fede: è stato Papa Francesco, ricorda proprio padre Fortunato, a notare che, mentre la comparsa di Gesù fu dirompente, sconvolgente, per la sua parola e la sua semplice presenza, per essere «segno di contraddizione», oggi, probabilmente, tutto ciò passerebbe quasi sotto silenzio. Altro che scandalo, l'arrivo di Gesù sarebbe, forse, relegato fra le notizie di un giornale di provincia. Perciò quella domanda appare ancora più urgente da affrontare, e padre Fortunato lo fa nel suo E se tornasse Gesù? (Edizioni San Paolo, pagg. 128, euro 14), un saggio che si muove fra teologia, letteratura, filosofia e storia, per trarre insegnamento e spunti di riflessione da come i grandi autori e pensatori del passato, da Tolstoj a Michelstaedter, da Dostoevskij a Flaiano, hanno immaginato il ritorno di Cristo. Per capire, anche attraverso le loro parole piene di bellezza, che le domande al cuore della fede sono ancora bollenti, sotto le ceneri della quotidianità, e di un mondo in cui può sembrare che, se Dio in persona bussasse alla porta, nessuno sentirebbe, o si prenderebbe la briga di aprirgli.

Eppure, per il cristiano, è proprio di fronte a questa realtà che la domanda di Gesù: «Io dove sono?» si impone come centrale, ancora una volta. Padre Fortunato nota che quel «dove sono» non si riferisce alla presenza di Gesù nelle parole, bensì nelle azioni, nel cuore, nel modo di comportarsi con gli altri, che sono la verità della sua presenza nella vita di chi crede.

Perché a volte si apre la porta a chi bussa, ma si lascia fuori l'amore. E allora padre Fortunato ci invita a «immaginare non solo che Cristo tornerà, ma che sia tornato, che sia qui e ora», e per ciò tocca chiedersi non che cosa facciano gli altri, bensì: «Cosa faccio io?».

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