"Legion", la serie che racconta il lato psichedelico degli X Men

Da domani su Fox la seconda (attesissima) stagione L'autore Noah Hawley: "Sarà come un romanzo giallo"

"Legion", la serie che racconta il lato psichedelico degli X Men
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da Los Angeles

Da anni ormai i fumetti continuano ad affascinare il mondo del cinema e della tv, e se sul grande schermo si attende l'uscita di Avengers - Infinity War, in cartellone per il 27 aprile, in televisione dal 4 aprile su Fox, alle 21,50, arriva la seconda stagione di Legion, la serie tratta dalla striscia creata per Marvel Comics da Chris Claremont e Bill Sienkiewicz e che racconta il mondo degli X-Men in uno stile originale e anche un po' psichedelico creato da Noah Hawley, l'autore della altrettanto famosa serie tv Fargo.

Se nella prima stagione al protagonista, David Haller, interpretato da Dan Stevens (Downton Abbey e La bella e la bestia) era diagnosticata una grave forma di schizofrenia, nella seconda è ormai accertato che quelli che sembravano i sintomi di una malattia mentale erano invece i segni dei suoi superpoteri di X-Men. «In questa stagione faremo un po' di chiarezza dice Noah Hawley - ma la faremo a modo nostro». Lo stile della serie infatti è molto particolare. La narrazione passa da un momento all'altro, da un luogo a quello successivo, senza un'apparente logica, salvo poi rivelare tutto il suo significato con lo scorrere della puntata. Uno stile che affascina i fan. «È come per i romanzi gialli - dice Dan Stevens - quelli troppo banali, in cui si capisce subito chi è l'assassino, non piacciono. Quello che vuoi è che l'autore ti porti con la suspense fino alle ultime righe e alla fine ti regali un'emozione. Noi cerchiamo di fare questo».

A giudicare dal successo della serie e dall'entusiasmo dei fan, questo tipo di racconto non lineare paga. «Questa nuova stagione farà sembrare la prima come una favoletta per ragazzi avverte Aubrey Plaza, che nella serie interpreta Lenny «Cornflakes» Busker - prima di riuscire a capire il copione devo rileggerlo almeno cinque volte. Il nostro, più che un racconto, è un'esperienza che permette a quelli che sono cresciuti leggendo i fumetti, di entrare letteralmente, scarpe e vestiti, in quel mondo». «Quello che faccio è sperimentare dice l'autore, Noah Hawley fare cose che di solito non puoi fare in un dramma lineare. Posso decidere di entrare nella memoria di un personaggio, ad esempio, per capire chi è, per dare un senso alla sua storia». Certe sperimentazioni si possono fare oggi, grazie alla vera e propria rivoluzione che stiamo assistendo negli ultimi anni, del mezzo televisivo.

«Quello che ti da la televisione è il tempo continua Hawley - la tv di oggi, rispetto al cinema, ti regala più tempo per sviluppare le storie e ti permette di farlo con meno problemi di denaro. Non devi per forza ricavare il profitto immediato che serve ad un film, per decretarne il successo. Certo, una serie che fa grandi numeri è una gran cosa per chi la produce, ma la tendenza, oggi, per la televisione del Ventunesimo secolo, è quella di creare prodotti di qualità, capaci di fidelizzare il pubblico verso quel determinato canale o quella determinata piattaforma televisiva». Hawley è anche convinto che il fumetto, lungi dall'essere un filone ormai troppo sfruttato, è, al contrario, in grado di dare ancora moltissimo: «Il genere fumetto riesce a regalare un'ampia gamma di emozioni, ormai. Se vuoi il film tutto azione ce l'hai, se vuoi il film buoni contro cattivi ce l'hai, e se vuoi l'inventiva o i temi sociali hai anche quelli. I recenti Wonder Woman e Thor ne sono un esempio. Ormai c'è molta diversificazione anche in questo genere di film».

Insomma, per Hawley il fumetto, al cinema e in tv, non smetterà di piacere tanto presto.

«Anche il successo recente di Black Panther ci dimostra che con un genere così amato e popolare è possibile arrivare al grande pubblico con messaggi importanti come quello della discriminazione razziale. In fondo questo è il paradiso di ogni autore, no?».

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