La lezione del prof: "De André è universale, Cohen è pura poesia"

L'artista domani al Festival delle storie "Ci sono anche tanti cantautori scarsi"

La lezione del prof: "De André è universale, Cohen è pura poesia"

Il Festival delle storie, che si svolge in questi giorni in Val Comino (in provincia di Frosinone), è il posto ideale per un raconteur professionista come Roberto Vecchioni. Il professore si racconta in molti modi: con le canzoni, con i romanzi, con le conferenze così come ha narrato storie e anche se stesso per decenni ai suoi allievi del liceo. Quindi domani alle 22 a Picinisco sarà uno one man show da non perdere la sua esibizione-evento che è il fiore all'occhiello dell'edizione di quest'anno.

Uno come lei non poteva mancare al Festival delle storie.

«Sì, amo raccontare e confrontarmi. Il pensiero unico mi fa paura. Parlerò del mio ultimo libro e cercherò di spiegare che cos'è la felicità, come conoscerla e riconoscerla, e racconterò la mia visione della vita».

Quali opere letterarie l'hanno maggiormente influenzata?

«Dovrei parlare per ore perché dai lirici greci ai grandi scrittori latini fino ad arrivare al Rinascimento ci sono centinaia di autori che ho letto e poi masticato. Credo però che il Novecento sia stato il secolo più ricco di fermenti culturali, anche più del Rinascimento».

In che senso?

«Domani parlerò molto del Novecento, dove Umanesimo e Positivismo hanno finalmente spazzato via i dogmi ed è venuta fuori in tutti i campi quella specie che si chiama dubbio. Nel Novecento si è sviluppato un ricco dibattito culturale in tutte le materie che dura ancora oggi».

Ed è il secolo in cui siamo cresciuti.

«E poi è anche il secolo più colto... Negli ultimi quaranta-cinquant'anni c'è stato uno sviluppo culturale e scientifico senza pari e siamo arrivati un po' più vicini alla domanda che non avrà mai una risposta definitiva: qual è il senso della vita».

Nel volume L come libro di Walter Gatti che cita 100 canzoni ispirate da opere letterarie, c'è anche la sua A.R. dedicata a Rimbaud. Cosa pensa del rapporto tra musica e letteratura?

«La musica deve prendere spunto dalla letteratura ma non in modo giusto, non in modo strumentale e qualunquista. Anch'io nelle mie canzoni ho citato personaggi come Rimbaud, Alessandro Magno, Van Gogh, Alda Merini, ma sempre da un'angolazione quasi sconosciuta della loro arte. La canzone non è una lezione, è un moto popolare che deve arrivare a tutti».

Ma la canzone è letteratura?

«Ho sempre detto che la canzone è letteratura, così come lo è anche una recita a teatro o il cinema. Sono le molteplici forme del racconto a trasformarla in letteratura».

Del Nobel a Bob Dylan cosa dice?

«Che è un bene per la canzone. Dylan è quello che ha meglio rappresentato i traumi e i turbamenti di più di una generazione. Certo letterariamente non è il migliore; Leonard Cohen era un giocatore di parole più complesso e i suoi testi erano più poetici, ma Dylan è dilagante, è un testimone totale della nostra epoca».

E i nostri cantautori?

«Attenzione, c'è una grande differenza tra cantore e cantautore. Il cantore è molto più universale, è uno sciamano, un demiurgo, uno che scrive ad altezza nobile e pensa al presente ma anche al futuro. I cantori sono De André, Guccini, De Gregori e Fossati finché è rimasto in attività».

E i cantautori?

«Vasco Rossi, Paolo Conte sono grandi cantautori, spesso più grandi qualitativamente dei cantori ma, mi lasci dire, ci sono anche tanti cantautori piuttosto scarsi».

Gli artisti che più hanno influenzato Vecchioni?

«Direi i francesi, da Brel a Aznavour, e la West Coast ovvero Crosby Stills Nash & Young, Jackson Browne e Springsteen, anche se sono più vecchio di lui».

Il suo rapporto con Internet e la rete?

«Uso Internet per la posta e per informarmi, anche se trovo molto più sano andare in biblioteca come si faceva un tempo. Niente facebook e twitter. Internet è pieno di complicazioni perché ognuno può sparare quello che vuole. Penso che in rete la libertà di parola andrebbe regolamentata. Spesso l'uso che si fa di Internet è degradante».

E i giovani di oggi?

«Purtroppo questo è un paese per vecchi. Non ci sono i giovani d'oggi, ci sono giovani e giovani e non è vero che siano tutti così molli e menefreghisti. Tanti sono attenti e partecipi dei problemi sociali».

E i concerti?

«Non li mollerò mai, proprio adesso sono in tournée».

Progetti?

«L'anno prossimo farò un disco per festeggiare i miei cinquant'anni di musica».

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