Lightyear - La vera storia di Buzz: così impariamo a volare

Arriva al cinema Lightyear - La vera storia di Buzz, nuovo tassello dell'universo di Toy Story in cui lo space ranger più famoso di Hollywood deve imparare a perdonare se stesso

Lightyear - La vera storia di Buzz: così impariamo a volare

"Verso l'infinito e oltre": con queste parole il personaggio di Buzz Lightyear si rendeva iconico nel primo film di Toy Story, capolavoro d'animazione firmato Pixar. Nella pellicola del 1995 Buzz era un giocattolo che il protagonista "umano" Andy aggiungeva alla sua collezione di giochi capitanata da Woody, dopo aver visto un film di fantascienza e avventura. Lightyear- La vera storia di Buzz, che arriva al cinema il 15 giugno, è quel film visto dall'Andy bambino, in cui lo Buzz era uno space ranger che viveva mille avventure.

Lightyear - La vera storia di Buzz è dunque un'operazione che si mostra subito al pubblico come un prodotto pensato soprattutto per divertire e divertirsi. In un'epoca creativa in cui ci si muove tra sequel, reboot e remake, il film diretto da Angus MacLane si presenta come un prodotto metacinematografico, un film nel film, la fantascienza nella fantascienza, in una mise en abyme che divertirà i più piccoli ma farà impazzire di gioia gli spettatori che con la saga di Toy Story sono cresciuti.

La scelta fatta dal regista e sceneggiatore (insieme a Jason Headley) fa sì che il Buzz che viene portato oggi sul grande schermo non sia lo stesso di Toy Story. Se, nel film del 1995, lo spettatore si rapportava a uno space ranger che rifiutava la realtà e doveva imparare ad accettare la sua identità come giocattolo, in Lightyear Buzz è un umano che vive, che cresce, che cambia. A fare da fil rouge ai due personaggi, però, è quella serpeggiante consapevolezza di poter "cadere con stile."

Lightyear: accettare di poter fallire

In Lightyear - La vera storia di Buzz il protagonista (doppiato, in versione originale, da Chris Evans) è intrappolato nell'impossibilità di accettare lo status quo: la realtà in cui si muove è qualcosa che lui cerca di cambiare, di riplasmare con le proprie mani. Nel film di MacLane, però, questa spinta è data non tanto dal bisogno di costruirsi una nuova identità in un nuovo habitat, ma di elaborare un senso di colpa e un fallimento che spingono il protagonista anche oltre i suoi limiti, pronto a rinunciare a tutto, pur di rimediare a un errore che ha portato la "sua gente" a doversi arrangiare su un pianeta ostile. Sfidando i confini dell'umano e le leggi della fisica, aiutato da una squadra in fieri piena di paura e inesperienza, Buzz dovrà dunque trovare un modo per accettare il proprio fallimento e, soprattutto, perdonare se stesso. Ad aiutarlo, in questo, ci sarà anche il gatto robot Sox (interpretato, nella versione italiana, da Ludovico Tersigni).

Il punto centrale della pellicola in arrivo al cinema è proprio questo: accettare di poter fallire, comprendere che l'umano è per sua natura fallace e tendente all'errore. In una società iper-produttiva e capitalista come quella odierna, il messaggio di fondo del film d'animazione appare come una vera e propria boccata d'aria fresca, una riflessione che forse passerà inosservata agli spettatori più giovani, ma che porterà gli adulti a guardarsi dentro, in una sorta di specchio deformato dove il desiderio spasmodico di Buzz di rimediare a un errore è lo stesso di molti altri. Il film sembra dunque suggerire che non bisogna aver paura di fallire e che uno sbaglio non scandisce né etichetta un'esistenza intera: in Lightyear - La vera storia di Buzz il fallimento si trasforma invece in una rampa di lancio, un qualcosa di necessario per poter evolvere e costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di prezioso.

Con richiami al mondo della fantascienza "classica", come 2001: Odissea nello Spazio, Alien e Star Wars, il film di Angus MacLane è un'avventura ai confini dello spazio, pieno di momenti esilaranti, ma anche di attimi così profondi e dolorosi da rendere il film un'opera completa a trecentosessanta gradi.

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