Le centinaia di spettatori che hanno visto in teatro l'ultima edizione del musical Aggiungi un posto a tavola hanno avuto la fortuna di godersi la sua ultima performance, peraltro uno dei suoi classici: la voce di Dio. Ma è il suo volto che ricorderanno, arcinoto e arcipresente, a teatro come al cinema come in tv per settant'anni di storia dell'intrattenimento italiano. Morto ieri a Roma a 96 anni, l'attore e doppiatore Enzo Garinei, romano, ha chiuso così, con la commedia musicale, un cerchio durato una vita. «Caratterista» o «spalla» è il nome che nel cinema si dà ad attori di straordinario calibro che hanno il compito di portare la battuta, di tenere in piedi il ritmo comico insieme al protagonista, ma soprattutto di dare alle scene un taglio speciale, grazie alla capacità di incarnare personaggi laterali, ma così peculiari da risultare indimenticabili.
Era questo il posto di Enzo Garinei, fratello di Pietro, della premiata ditta Garinei&Giovannini, gli impresari e talent scout che hanno fatto la storia del musical all'italiana a partire dal dopoguerra. Enzo cominciò con loro, come primo attore nelle riviste per le truppe italiane in Albania o con le performance di Carnevale al Teatro Valle, a metà degli anni Quaranta. Il racconto pieno di fatti e di nostalgia di quegli anni e dei successivi e della gavetta - dura, perché il Paese era alla fame, ma subito costellata di soddisfazioni perché la ditta del fratello gli garantiva il nome in locandina «ma senza privilegi», quindi mai come protagonista - è raccolto nella sua autobiografia, da poco uscita per Armando editore con il titolo 1926. Io c'ero. Il protagonismo del caratterista, a cura di Laura De Luca. Lui c'era, soprattutto nella commedia musicale, come dicevamo, il suo primo amore: dalla Bisarca del '50 con Billi e Riva alle riviste con Wanda Osiris o Rascel, come Tobia la candida spia, con la Pagnani e Calindri in La padrona di Raggio di Luna e poi in parti indimenticabili in Alleluja, brava gente e Accendiamo la lampada con Johnny Dorelli e Gloria Guida.
C'era in oltre 100 film e innumerevoli spettacoli, a fianco di Vittorio Gassman o Renato Rascel, diretto da Zurlini, Zampa, Maselli, Mattoli, Castellano e Pipolo e, nel cinema, dall'esordio del 1949 accanto a Totò in Totò le Mokò. «Con Totò l'importante era chiamarlo sempre Principe», scrive nell'autobiografia. «Quanto alla televisione l'ho vista nascere, sono stato fra i suoi pionieri, mi è piaciuta subito». E infatti la tv lo ha amato e voluto dal principio, con Carosello, fino all'ultimo: nel 2014 è in Don Matteo. C'era nella prosa brillante, con Gino Bramieri, Marisa Merlini, Sandra Mondaini, Enrico Montesano, Valeria Valeri e Paolo Ferrari, con Ombretta Colli in Cielo mio marito! e con Maurizio Micheli in Un mandarino per Teo. C'era con Delia Scala a Canzonissima nel trio costituito con Carletto Sposito nel 1960 e c'era nella miniserie su Fracchia.
A scorrerle sembrano tutte parti di commedia o comiche, ma per Enzo Garinei ci sono stati anche ruoli drammatici: con Citto Maselli in I delfini, portato a Venezia nel 1960, ritratto della rovinosa quotidianità di famiglie industriali nel Centro Italia, o con Alberto Lattuada in Oh, Serafina! del 1976, tratto dal romanzo di Giuseppe Berto.
Tuttavia è per i ruoli comici che molti lo hanno nel cuore, nei titoli cinematografici che più avanti sarebbero diventato i cinepanettoni ma che per l'Italia sono stati il passatempo del fine settimana, sempre a platea piena, per quasi mezzo secolo: Enzo Garinei c'era.
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