Con Lutring storie di banditi d'altri tempi

Ha avuto una bella idea Renato De Maria, regista irregolare e originale, nel pensare un film tutto dedicato ai criminali nostrani, in particolare «padani». Facendo di necessità virtù se parliamo di questioni economiche, visto che Italian Gangsters , presentato nella sezione «Orizzonti» è un film a basso budget. Così la felice trovata del marito di Isabella Ferrari è stata quella di riprendere in primo piano sei attori bravissimi e poco noti (Francesco Sferrazza Papa, Sergio Romano, Aldo Ottobrino, Paolo Mazzarelli, Andrea Di Casa, Luca Micheletti) i quali, con lo sguardo in macchina, interpretano e raccontano gli altrettanti ruoli dei criminali su cui il film si concentra: Ezio Barbieri, Paolo Casaroli, Pietro Cavallero, Luciano De Maria, Horst Fantazzini, Luciano Lutring. Il clima dell'epoca è reso attraverso l'uso sapiente dei filmati d'epoca, non solo quelli dell'Istituto Luce, ma anche gli spezzoni di celebri film di genere da Di Leo a Bava e Deodato fino a Petri e Bellocchio. È un'Italia del secolo scorso così lontana che fa quasi tenerezza mentre la ferocia con cui questi banditi agivano è impressionante. Naturalmente la prospettiva storica del racconto fa sì che lo sguardo verso questi criminali finisca per essere in qualche modo indulgente.

Così appare un po' fastidiosa la tesi di fondo del film che spiega (ma non giustifica) quelle azioni come conseguenza dell'italica povertà, dopo la guerra e il fascismo, e come imitazione dei modelli proposti dai ricchi. Almeno è questo quello che viene messo in bocca ai personaggi. E non sai mai quanto è finzione e quanto realtà.

PArm

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