Da Made in Sud alle manette, la parabola di Luigi Scavone

Nel giro di una notte, l'imprenditore è passato dagli studi di "Made in Sud" alle manette della Guardia di Finanza

Da Made in Sud alle manette, la parabola di Luigi Scavone

Dalle luci dello studio di Made in Sud alle manette dei finanzieri, tutto in una notte; è questa la parabola discendente dell'imprenditore Luigi Scavone.

Luigi Scavone è un ex poliziotto nato a Potenza che a Napoli è riuscito a creare un impero grazie alle sue attività imprenditoriali nel campo del lavoro interinale. Ma non solo, Scavone nel tempo è diventato anche una figura importante nel mondo dello spettacolo, del volontariato e dello sport. Secondo quando riferito da Il Mattino, il nome di Scavone è legato, tra le altre cose, anche alla realizzazione di un intero padiglione destinato allo studio e alla cura delle malattie rare dei bambini, all'interno del Policlinico Federico II di Napoli. Sempre Il Mattino ci spiega illustra tutte le cariche ricoperte da Scavone: "Presidente dell’Alma Trieste in corsa per i playoff scudetto del campionato di basket, patron dell’omonimo colosso del lavoro interinale, Alma spa, titolare di un team in MotoGp, la Pramac, nonché shareholder del gruppo Altea".

Ma dal suo profilo Instagram, intuiamo che Scavone ha una passione smodata per Made in Sud. Secondo quanto scrive Il Mattino, proprio lunedì sera l'imprenditore era nel dietro le quinte del programma comico di Rai2 (che non ha nulla a che vedere con l'inchiesta) e all'alba di martedì i finanzieri lo hanno fermato "prima che partisse per Dubai". Il quotidiano di Napoli rivela che per tale viaggio, Scavone aveva preparato un bagaglio piuttosto pesante: "Era infatti in procinto di imbarcarsi su un volo con uno zainetto pieno di mazzette di soldi per 300mila euro, tutti sottovuoto e confezionati in modo da bypassare i controlli". L’imprenditore è stato arrestato con l’accusa di essere a capo di un’associazione a delinquere capace di frodare 70 milioni di euro all’erario.

Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano: "L’indagine della Procura guidata da Giovanni Melillo – pm Maria Sofia Cozza e Sergio Raimondi, procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli – e del nucleo tributario della Finanza di Napoli agli ordini del colonnello Domenico Napolitano è scattata in seguito a una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate su presunte irregolarità fiscali. Le Fiamme Gialle hanno scandagliato documentazione dal 2015 al 2017 e avrebbero accertato un sistema per frodare il fisco attraverso le indebite compensazioni d’imposta che sarebbe stato ingegnato da Scavone e Francesco Barbarino".

Il Mattino rivela che agli

atti ci sono intercettazioni telefoniche in cui Barbarino dice a Scavone: "Luigi è finita, ci hanno sgamato". Proprio per questo potrebbe essere stata presa la decisione di fuggire a Dubai con i 300mila euro in contanti.

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