Pedro Armocida
«Da piccolo non è che fossi particolarmente strano, mi piaceva solo guardare i film dei mostri. Però gli altri dicevano che ero particolare e questa cosa mi faceva sentire sempre più solo e appartato. Ho riflettuto su questa strana dinamica e sul fatto che abbia sempre incontrato accanto a me persone con la mania di catalogare le persone. Ovviamente sto ancora elaborando questi temi».
Parola di Tim Burton, il genialoide regista statunitense, che è a Roma per presentare il suo ritorno al cinema («È forse la forma di terapia più costosa che esiste», confida ridendo) con un altro dei suoi racconti favolistici ma non troppo, Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali. Tratto dall'omonimo bestseller internazionale dell'esordiente Ransom Riggs da due milioni e mezzo di copie, pubblicato in Italia in una bella versione da Rizzoli, il film uscirà in Italia il 15 dicembre con una serie di anteprime l'8 mentre l'11 verrà proiettato all'Università IULM di Milano all'interno del rinnovato Noir in Festival che da Courmayeur s'è spostato nel capoluogo lombardo e a Como.
«Non avevo letto il libro - racconta Tim Burton - ma ne sentivo parlare tanto infatti poi mi ha molto attratto ricordandomi l'infanzia attraverso questa bella idea dell'utilizzo delle vecchie foto che possono raccontarti una storia mantenendo una parte di mistero, con i questi mondi infestati da fantasmi che ti seguono». Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali narra di Jake (interpretato da Asa Butterfield) che grazie ai racconti del nonno (Terence Stamp) è sulle tracce di un mistero che attraversa epoche e realtà diverse.
Tutto inizia da un rifugio segreto, la Casa dei ragazzi speciali di Miss Peregrine (Eva Green), dove conosce le persone che vi abitano e ne scopre le insolite abilità. Uno strano mondo minacciato sia da una bomba che un aereo nazista sgancia sulla casa, ma Miss Peregrine ogni giorno rimanda indietro l'orologio e ne scongiura la distruzione, sia da altre persone speciali cattive capitanate da il signor Barron (Samuel L. Jackson) che muove anche dei veri e propri mostri.
«Il libro - spiega il regista - gioca tra realtà e fantasia e non cerca di attribuire un nome a tutto, libera la fantasia, così non sappiamo se questi mostri sono dei nazisti o solo esseri che mangiano i bulbi oculari dei bambini».
D'altro canto tutta la produzione di Tim Burton corre sul crinale tra realtà e fantasia popolato dai personaggi degli scrittori che lui ammette di amare come Lewis Carroll e Roald Dahl di cui ha portato sul grande schermo Alice in Wonderland e La fabbrica di cioccolato. Mentre invece la realtà di oggi, tra tecnologia e votazioni, non lo convince molto: «Vivo da più di vent'anni nel Regno Unito e sono rimasto molto sorpreso da Brexit così come dalle elezioni americane. Oltretutto è curioso notare come tutte le previsioni siano state smentite. Forse è anche colpa della tecnologia che porta a tutto questo, le cose diventano rapide e bizzarre».
Difficile poi farsi dire quale sarà il suo prossimo film perché «ogni volta che l'ho fatto è saltato il progetto».
Così forse rimarrà nel cassetto il sequel del suo primo successo, Beetlejuice, mentre è più probabile che con la Disney giri dal vero, in live action, il mitico film d'animazione Dumbo: Regola numero uno, non parlo del futuro fino a che non si concretizza. Meglio non pianificare con troppo anticipo. Staremo a vedere ma non dimenticate il miglior film che non ho mai fatto, Superman».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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