Marco Giallini: "I giornalisti che mi chiedono di mia moglie morta mi hanno rotto"

L'attore si è raccontato ai microfoni di Rai Radio 2. Ha rivelato di essere un "vampiro" e di avere una passione per la pittura e per le donne

Marco Giallini: "I giornalisti che mi chiedono di mia moglie morta mi hanno rotto"

Marco Giallini è un osso duro, non solo dietro lo schermo o su un palcoscenico, ma anche nella vita. Intervistato da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio ai microfoni di Rai Radio 2 nel corso de “I Lunatici”, ha deciso di raccontarsi.

Marco Giallini è un “vampiro”, che ama andare a letto tardi, dipingere e adora le donne. "Ho sempre acchiappato. Auguro agli altri di acchiappare quanto me – ha detto scherzando-. Dove stanno gli altri uomini? Sembra quasi che ci sto solo io. Non mi fidanzo perché gioco, scherzo, ma dopo mi rompo i co****ni". L’attore, ormai dal lontano 2011, è rimasto vedovo: la moglie Loredana, madre dei suoi figli, Rocco e Diego, è morta a causa di un’emorragia celebrale. "I giornalisti scrivono sempre le stesse cose, mi chiedono sempre le stesse cose. Mi chiedono di mia moglie morta, m'hanno rotto er c***o. Come se la moglie fosse morta soltanto a me", ha sentenziato l’attore.

Se dovessimo descrivere con due aggettivi il carattere di Marco Giallini, diremmo: "rissoso e determinato". "Amo talmente la gente che mi piaceva litigare, volevo trovare qualcosa che non andava - ha dichiarato l’attore-. Sono rissoso". E non si risparmia neanche sul set: "Litigo ogni giorno, faccio una caciara continua. Però le troupe di tutta Italia mi amano, perché se c'è da fare si fa. E se serve qualcosa a qualcuno, io ci sono".

Nonostante il suo caratterino, è riuscito a sfondare e a fare della passione per la recitazione il suo mestiere. Prima di questo, Marco Giallini ha fatto molti lavori per sbarcare il lunario. Proprio mentre faceva l’imbianchino, è riuscito a passare il primo provino e fu inserito nel cast di "Grandi Magazzini", fino a "L’ultimo capodanno", regia di Marco Risi. Marco Giallini era il "marito" di Monica Bellucci: questo ruolo rappresentò per l’attore "la prima grande occasione". Era il 1994.

"Sono stato sempre così, non ho paura di niente – ha spiegato-.

Sono sempre stato in mezzo a un po' di casini, eppure a ventotto anni avevo la terza media e adesso sono un dottore in Lettere. Quando fai questo lavoro e ci metti un po' ad arrivare, anche per tua voglia di non scendere a compromessi, poi ti abitui a tutto. Ho fatto cinque-sei provini in tutta la mia vita. Lo ritenevo umiliante".

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