Nel corso di un recente intervento al Collegio Ghislieri di Pavia, il professore (e grande romanziere) Walter Siti, il massimo esperto dell'opera di Pier Paolo Pasolini, ha raccontato la difficile gestazione della nuova edizione Garzanti di Petrolio, il romanzo incompiuto di Pasolini stesso (la nuova edizione uscirà nell'aprile del 2022). Le sorprese, si è già inteso, non mancheranno, così come non mancheranno nella nuova edizione delle Lettere che Garzanti annuncia in uscita a fine mese: ci saranno carteggi inediti, scoperti successivamente alla edizione Einaudi curata da Nico Naldini negli anni Ottanta.
Una piccola premessa per capire le parole di Siti. Nella primavera-estate del 1972, si fa strada in Pasolini l'idea di scrivere un romanzo dal titolo Petrolio: diventerà poi il progetto più importante sulla scrivania di Pasolini fino all'assassinio del 2 novembre 1975. In Petrolio, Pasolini vuole fare i nomi, o almeno provarci, del nuovo Potere, solo all'apparenza senza volto, che sta provocando una mutazione antropologica dall'impatto paragonabile «alla prima semina» nella storia dell'umanità. Era in arrivo una forma perfetta di regime costruito con l'assenso degli uomini ridotti a consumatori. Il potere si sarebbe fatto globale e sarebbe uscito dai parlamenti per entrare nei board di un nuovo tipo di Stato, senza confini: l'azienda multinazionale.
L'opera si compone di capitoli mobili, che Pasolini chiama Appunti. Questo struttura aperta rende il romanzo un mostro continuamente in fieri. La visione dell'enorme dattiloscritto rende l'idea delle difficoltà oggettive che gli attuali editori del testo (Maria Careri, Graziella Chiarcossi, Walter Siti) devono affrontare. Non solo per la natura mobile dei vari Appunti, ma anche per la stratigrafia delle correzioni a mano (con correlato accavallarsi di inchiostri) a cui bisogna aggiungere il cambiamento di nastri della macchina per scrivere. A complicare ulteriormente le cose, l'idea d'autore che Petrolio dovesse presentarsi come l'edizione critica di un romanzo in fieri (soluzione già sperimentata nella riscrittura dantesca della Divina Mimesis).
Il personaggio principale è Carlo Valletti, ingegnere dell'Eni, l'azienda petrolifera italiana intorno alla quale ruotano il potere e i misteri del potere, a partire dall'omicidio di Enrico Mattei, il presidente precipitato in aereo nel 1962. Un velivolo manomesso, come poi è stato accertato. Da chi? In Petrolio si accavallano due tesi. La prima. Dalla mafia su commissione di americani e francesi, infastiditi dall'attivismo di Mattei in Africa e in Medio Oriente; da Eugenio Cefis, il vero successore di Mattei, manager e imprenditore legato alla corrente democristiana di Amintore Fanfani. Nel tratteggiare alcuni aspetti di Carlo, Pasolini trae spunto dalla figura di Francesco Forte, come abbiamo scritto sul Giornale.
Alcuni studiosi mettono in relazione l'omicidio di Pasolini con Petrolio: lo scrittore dell'«Io so», forse sapeva davvero, e troppo, sulle vicende della successione a Enrico Mattei. L'unica cosa ragionevolmente sicura è che attorno alla scrivania di Pasolini si muovevano alcuni suggeritori, magari qualcuno con l'intenzione di depistare, e chissà... In fondo Mauro De Mauro fu eliminato proprio per la sua inchiesta sul caso Mattei.
Ed ecco Siti al Ghislieri: «Dall'edizione Roncaglia (la prima edizione Einaudi del 1992, ndr) era stata esclusa una pagina che io adesso ho deciso di inserire nella nuova edizione Garzanti, in cui si dice espressamente che Carlo dovrebbe aiutare Cefis nell'assassinio di Mattei e dopo, addirittura, collaborare all'assassinio di Cefis stesso. Solo che, in fondo alla pagina, Pasolini ha scritto tra parentesi tonde appunto da distruggere, ed era la ragione per cui era stato tolto. Io però lo rimetto: non sono affatto sicuro che questo appunto da distruggere volesse effettivamente dire distruggilo, poiché altrimenti Pasolini l'avrebbe preso e buttato nel cestino. Potrebbe invece trattarsi di un gioco metaletterario, che lasci nel testo definitivo appunti cosiddetti da distruggere».
Un appunto quindi tutto da meditare, cosa che faremo a tempo debito ovvero all'uscita della edizione Garzanti.
Per ora resta la notizia: Petrolio avrebbe potuto imboccare anche una strada, e citiamo ancora Siti, questa volta contattato dal Gionale, «da romanzo, per usare una parola in voga, distopico sul Potere, anche se l'interpretazione complessiva non cambia».
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