Quando la corte diventa una "prigione"

Sono tempi duri per Meghan Markle, costantemente assediata dalle critiche della stampa e da feroci invettive social, ma la sua storia si è già ripetuta molte volte nel passato

Quando la corte diventa una "prigione"

“Esisto ma non vivo, non sto troppo bene”, ha detto Meghan Markle in una intervista per il documentario della Itv “Harry and Meghan: an african journey”. Parole forti, a cui sono seguite altre rivelazioni della duchessa di Sussex sulla sua difficoltà ad adattarsi alle regole di corte, alla vita nella royal family, ai giudizi dei tabloid. Una dichiarazione di vulnerabilità che ha lasciato interdetti i Windsor, da sempre abituati a nascondere le emozioni. Del resto la frase attribuita a Benjamin Disraeli, “never complain, never explain”, cioè “mai lamentarsi, mai dare spiegazioni”, tradotto più liberamente con “non fare la lagna” è divenuto il motto di famiglia. Meghan Markle, invece, ha infranto anche questo tabù, rivelando un lato di sé che molti avrebbero preferito nascondere per non essere giudicati.

Harry e Meghan si sentirebbero imprigionati dai pregiudizi, continuamente sotto attacco e, forse, c’è la concreta possibilità che alla duchessa non sia mai stato “perdonato” il fatto di essere afroamericana e divorziata. Per alcuni ammiratori dei Windsor il comportamento dei Sussex non ha ragion d’essere, poiché i problemi di adattamento di Meghan sarebbero bilanciati dai privilegi della sua nuova vita. I più critici sostengono anche che la coppia non avrebbe diritto alla privacy, in quanto figura simbolica della monarchia, dunque “obbligata” a mostrarsi. Dire dove sia la ragione è un’impresa ardua, però la Storia può venirci in aiuto. Ciò che sta accadendo a Meghan Markle si è ripetuto più volte nel passato e anche nella nostra contemporaneità. Altre donne aristocratiche si sono trovate in ambienti estranei, talvolta ostili e hanno dovuto trovare da sole la forza di crearsi un futuro.

Naturalmente dobbiamo tenere conto delle dovute distinzioni tra la vita di queste principesse e regine e quella di Meghan Markle, ma alcuni comportamenti umani tendono a ripresentarsi più o meno allo stesso modo in determinate circostanze. Pensiamo a un personaggio carismatico e controverso come la zarina di Russia Caterina II (1729-1796). Quando era solo la principessa tedesca Sofia di Anhalt-Zerbst, la futura Caterina venne data in sposa al futuro Pietro III di Russia (che definire eccentrico è puro eufemismo). La giovane principessa affrontò un lunghissimo viaggio per ritrovarsi in un Paese immenso, estraneo, in una corte per cui era solo una straniera. Dovette imparare tutto, dalla lingua alle tradizioni e quando mise piede in Russia si ammalò di pleurite, rischiando di morire. Il suo matrimonio, a soli 16 anni, fu desolante e senza amore. Sofia, però, era una ragazza intelligente e concentrò tutte le sue forze nella conoscenza del Paese che ormai era anche il suo. Arrivò perfino a studiare il russo di notte, pur di non sentirsi isolata a corte.

L’imperatrice Sissi (1837-1898) non si abituò mai davvero al rigido protocollo reale e aveva idee molto moderne per la sua epoca. Non riuscì a cambiare le regole della vita di corte, per lei soffocante al punto da farla ammalare. Per tutta la vita fu circondata da pettegolezzi e dicerie, ma imparò presto a non curarsene. Benché il suo matrimonio fosse riuscito, Sissi percepiva la lontananza del marito, impegnato in affari di Stato, come un peso insostenibile. Il viaggio e la poesia divennero, per lei, modi per trovare la libertà che non aveva nell’angusto (per certi versi) ruolo di imperatrice. Nella ginnastica praticata in maniera ossessiva sfogava le sue frustrazioni e nello studio delle lingue e dell’archeologia trovò un’ulteriore fuga da una realtà che non le piaceva. La regina di Francia Maria Antonietta (1755-1793) è, forse, il caso più eclatante. Anche il suo matrimonio fu combinato e la portò lontano dalla famiglia. Versailles era il “regno dell’intrigo” e fin da subito l’adolescente Maria Antonietta si ritrovò al centro della battaglia tra due fazioni rivali: i suoi sostenitori e i suoi detrattori. La giovane Delfina di Francia si abituò subito allo sfarzo della corte, ma con il passare del tempo la vita fatta di balli, giochi e lusso sfrenato finì per svuotarla.

Maria Antonietta cercava un rifugio, un luogo che appartenesse solo a lei, in cui vivere una quotidianità semplice, appartata, lontana dal giudizio degli altri. Per questo fece costruire, tra il 1782 e il 1783 l’Hameau de la Reine, un piccolo borgo dotato perfino di una latteria e di un mulino. Questa decisione le inimicò ulteriormente la corte e il popolo. Secondo il pensiero dell’epoca Maria Antonietta non aveva diritto alla privacy, la sua esistenza non apparteneva più a lei, ma alla Francia. Le invettive nei suoi confronti furono violente e crebbero d’intensità fino allo scoppio della Rivoluzione. Un insulto su tutti faceva leva proprio sulla sua origine straniera. Maria Antonietta, infatti, veniva chiamata con disprezzo “l’autrichienne” (l’austriaca), utilizzando un perfido gioco di parole basato sul significato della parola francese “chienne”, cioè “cagna”. La regina di Francia non riuscì a contrastare quelli che la odiavano e per lungo tempo il suo nome rimase legato esclusivamente allo sperpero di denaro e ai capricci di un’adolescente che forse imparò troppo tardi a essere una sovrana.

Non andò meglio all’Infanta di Spagna Maria Teresa d’Asburgo (1638-1683), moglie di Luigi XIV. Anche lei abbandonò la terra natia per la Francia, dove non trovò altro che lo scherno della corte. Maria Teresa non imparò mai a parlare francese in modo fluente e questo la penalizzò fin da subito. I nobili si prendevano apertamente gioco di lei e la deridevano approfittando della sua ingenuità fanciullesca. Maria Teresa non aveva un carattere forte e per tutta la vita visse all’ombra del potente marito, il re Sole. Per rimanere nel nostro tempo anche la condizione dell’attuale imperatrice del Giappone Masako (1963) non è semplicissima. Infatti prima del matrimonio la sovrana aveva davanti a sé una brillante carriera diplomatica a cui ha dovuto rinunciare. Le continue pressioni affinché mettesse al mondo un erede maschio l’avrebbero portata sull’orlo di un esaurimento nervoso. La corte giapponese, poi, è una delle più chiuse e severe al mondo, una specie di “gabbia della formalità”. A quanto pare Masako non può nemmeno incontrare la sua famiglia d’origine senza avere un permesso dal Kunaicho, l’Agenzia della Casa Imperiale che si occupa di tutte le questioni inerenti alla vita della famiglia imperiale.

Tutte le vite che abbiamo visto finora sono state privilegiate, ma anche complicate sotto molti aspetti. La condizione di Meghan Markle è diversa in molti punti. Per esempio la duchessa di Sussex si è sposata per amore, parla la lingua del suo nuovo Paese, se vuole vedere sua madre non deve fare altro che accendere un pc e avviare Skype, oppure usare il telefono e ha un marito innamorato (come fu, per esempio, l’imperatore Francesco Giuseppe per Sissi). Meghan Markle non ha origini aristocratiche e nessuno l’ha oppressa con l’imposizione di generare un figlio maschio. Tuttavia la storia di Maria Antonietta, di Sissi, di Caterina II e di Masako si sta ripetendo, per certi versi, nella sua quotidianità. Gli elementi del pregiudizio, dell’insulto, della solitudine in una vita apparentemente appagante, della fragilità interiore, della necessità di libertà e privacy che non trova uno sfogo sembrano esserci tutti.

Meghan Markle, però, ha avuto il coraggio di esprimere la sua (umana) debolezza senza reprimerla. Solo il tempo potrà dirci come reagirà agli attacchi più o meno fondati che le vengono mossi. Solo allora conosceremo davvero, forse, i lati più nascosti della sua personalità.

Having attended the 10th Annual One Young World opening ceremony on Tuesday, The Duchess of Sussex was joined today by The Duke of Sussex for a round table discussion on gender equity with OYW and Queen’s Commonwealth Trust young leaders. Over the last few days, these young leaders became @OneYoungWorld ambassadors with the intention to return to their communities and further existing initiatives to help change the world for the better. This year OYW partnered with the @Queens_Commonwealth_Trust, of which The Duke and Duchess are President and Vice-President respectively, to provide scholarships to young leaders driving positive social impact in the Commonwealth. This was the most exciting collaboration between two groups The Duchess is passionate about and has been working with for some time. For more information and highlights from the week and how you can support these incredible leaders and their initiatives, visit @OneYoungWorld Photo © SussexRoyal / PA

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