Un oggetto tabù, eppure un documento storico fondamentale. Un libro che fa paura e che si teme sempre possa ispirare nostalgici del totalitarismo, eppure anche un testo senza il quale diventa difficile spiegare la Shoah o l'attacco nazista alla Russia sovietica. Stiamo parlando del Mein Kampf, il manifesto politico che Adolf Hitler iniziò a stendere, con l'aiuto di Rudolf Hess, in carcere, a Landsberg am Lech, dopo il velleitario (e fallito) colpo di Stato di Monaco del 9 novembre 1923. Il primo volume venne pubblicato nel 1925 (il secondo l'anno dopo) dalla casa editrice Franz Eher di Monaco, dopo che il direttore editoriale Max Amann pretese una riscrittura dell'elaborato, roboante e farraginoso, dell'aspirante dittatore (un autodidatta con talento per i discorsi ma scarse doti letterarie). Il testo ebbe, dopo una partenza stentata, un'enorme fortuna editoriale parallela al diffondersi del partito nazista. Giusto per fare un esempio, sino all'ascesa al potere di Hitler nel 1933 erano state vendute circa 241mila copie che superarono rapidamente il milione una volta che Hitler divenne cancelliere. E non solo in Germania.
Il testo (la prima edizione italiana abbreviata rispetto all'originale è del 1934 per i tipi di Bompiani), intriso di antisemitismo e razzismo, ebbe enorme diffusione mondiale, sia tra gli ammiratori del dittatore tedesco sia tra chi voleva conoscere il proprio nemico. Charles De Gaulle nel 1939 urlava inascoltato che le difese francesi fossero insufficienti per fermare l'avanzata nazista, ripeteva: "Ci salteranno alla gola, io lo so: ho letto il Mein Kampf". Nessuno gli diede retta.
Dopo la Seconda guerra mondiale vennero distrutti milioni di copie della "Bibbia del nazionalsocialismo". I diritti editoriali vennero affidati al länder della Baviera che ha vietato qualsiasi edizione non a scopo strettamente scientifico. I diritti sono però scaduti il 31 dicembre 2015 e questo ha dato il via a un fenomeno di ritorno di interesse sul testo, quasi maniacale. È andata così per l'edizione tedesca commentata e scientificamente corretta tornata nelle librerie tedesche dopo 70 anni di damnatio memoriae. Scopo dichiarato e promosso proprio dalla Baviera: smontare il mito, strumentalizzato dai neonazisti, che aleggia attorno al manifesto del Führer. Ma le logiche di mercato hanno subito scavalcato gli intenti filologici e pedagogici. E così la prima edizione legale in Germania dal 1945 (due volumi di 2mila pagine con 3.500 note critiche) ha scatenato una corsa all'acquisto dell'oggetto di "culto": la prima tiratura - 4mila copie - è andata esaurita il primo giorno, l'8 gennaio. I librai tedeschi non hanno fatto neppure in tempo a ricevere i volumi, già tutti prenotati. Anzi, una delle prime copie è stata rivenduta su Amazon per quasi 10mila euro. Del resto anche il costo del libro, pubblicato e curato dall'Istituto di Storia contemporanea di Monaco, è elevato: 59 euro. Eppure dal giorno di uscita è tra i cento libri più venduti in German ia (anche se la maggior parte dei librai ha deciso di non esporre il testo, vendendolo solo su richiesta) .
Chiaro dunque che la decisione di ridare alle stampe il Mein Kampf (che in edizione pirata è sempre circolato) non abbia mancato di suscitare polemiche. Il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Josef Schuster, ne ha sostenuto l'utilità: "Il commento critico mostrerà con quali teorie e tesi, false, abbia lavorato Hitler". E in Germania si sta anche molto discutendo sulla forma nella quale reintrodurre lo studio del testo, ovviamente a scopo storico, nelle scuole. Per altro in Germania le edizioni non commentate del Mein Kampf restano vietate. Ma pochi giorni fa un editore di Lipsia , come riportato da Bild , ha deciso di pubblicare il Mein Kampf nell'edizione originale, senza alcun commento a supporto. Si tratta della casa editrice di estrema destra Der Schelm (letteralmente il "briccone"). La procura di Bamberga ha aperto un'inchiesta.
Insomma in Germania, e non solo, che si tratti del Mein Kampf o di libri che ricostruiscono la vita del Führer ora per ora come Das Itinerar (edito dalla
Berliner Story Verlag, e frutto della fatica di Harald Sandner) o di romanzi/film parodia come Lui è tornato, Hitler resta un personaggio che incuriosisce e divide. Forse è proprio per questo che va studiato e non nascosto.
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