La meraviglia del DoppiAttore di Maggi che l’Italia del teatro dovrebbe scoprire

Per la quarta stagione la voce di Tom Hanks e Bruce Willis porta lo spettacolo del doppiaggio al teatro Belli di Roma tra ospiti di prestigio e gare tra giovani promesse. Ma il vero problema è: perchè un gioiellino così non trova lo spazio che merita nel resto del Paese?

Angelo Maggi, protagonista de «Il DoppiAttore» di scena al teatro Belli
Angelo Maggi, protagonista de «Il DoppiAttore» di scena al teatro Belli

Per Angelo Maggi il doppiaggio non è solo una seconda pelle, lui che viene dalla scuola di Vittorio Gassman: è l’amore di una vita, è una passione quotidiana, è talento, rigore, applicazione. La voce di Tom Hanks, Bruce Willis, Gary Oldman, ora incanta la tv nella serie «Il nome della rosa» (è lui John Turturro cioè Guglielmo da Baskerville), e di quella bottega d’arte che è il doppiaggio italiano lui è uno dei maestri, premiato anche al Festival del Cinema di Venezia. Per questo il «DoppiAttore», lo spettacolo che va in scena al Teatro Belli di Roma fino a domenica per la quarta stagione, è un gioiellino al centro di un paradosso.Innanzitutto: nessuno prima di lui aveva pensato di sposare il doppiaggio al teatro, di portare le voci, nascoste, misteriose, bellissime, sul palcoscenico. Lo spettacolo è questo, unico e inimitabile. Quest’anno le repliche sono dieci, una più intensa dell’altra. C’è dentro la storia e il divertimento, le curiosità e il gioco, l’arte e la professionalità la lacrima e il sorriso. Quest’anno c’è anche qualcosa di più: il futuro. Ragazzi che si misurano sul palco sul doppiaggio, aspiranti doppiatori rigorosamente sotto i trent’anni, che gareggiano al leggio. Diciotto selezionati su duecento, provenienti da tutta Italia con finale domenica che eleggerà due vincitori ma che premierà contemporaneamente l’entusiasmo di tutti. In palio 4mila euro di borsa di studio, 2mila a testa, una borsa lavoro che fa entrare nel doppiaggio, nei film in lavorazione. Poi ci sono e ci sono stati gli ospiti: Maurizio Mattioli, Rossella Izzo, Stefano Onofri, Perla Liberatori, Roberto Ciufoli, Davide Lepore, Renato Cortesi, Giancarlo Magalli, Christian Iansante, e Luca Biagini. Un corte di principi della voce e di protagonisti dello spettacolo. Con il quali Maggi improvvisa, diverte, commuove.Il problema è proprio questo: il «DoppiAttore» è uno spettacolo unico, originale, un racconto inedito del cinema, quasi un ambasciatore della lingua italiana. Sconcerta che resti confinato a Roma, che non parli al resto dell’Italia: è andato in scena per tre serate a Firenze e a ottobre sarà al teatro Delfino di Milano ma resta troppo poco per uno spettacolo che costa poco e vale moltissimo.

Uno show così, e non da adesso, dovrebbe attraversare il nostro Paese in tour, essere protagonista di un’operazione culturale prima ancora che di spettacolo. Se ha un limite il «DoppiAttore» è proprio questo: è un gioiello nascosto. Giusto che Roma e il suo Teatro se lo godano. Ma il resto dell’Italia cosa fa?

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