Metri quadrati e conti a posto. Editori come padri di famiglia

Si punta sulle proposte per bambini e ragazzi e sugli autori di maggior visibilità, da vendere subito

Metri quadrati e conti a posto. Editori come padri di famiglia

Torino. Per quelli come noi che vengono al Salone del libro da trent'anni non è difficile calcolare il rapporto tra lo spazio e il numero degli espositori. Questa volta il colpo d'occhio rivela subito che non tutti ce l'hanno fatta, a venire. Si sono presentati gli ottimisti, quelli che «già il fatto che siamo qui» come ci dicono allo stand del piccolo editore milanese La vita felice. In effetti, ogni partecipante attivo affronta il rischio non tanto di contagi da virus, quanto di bagno di sangue del bilancio, visto che il più piccolo degli stand costa migliaia di euro (16 mq 4mila euro, 8 mq poco meno di 2mila, più gli extra).

Il primo giorno è sempre difficile fare una stima dei visitatori, o prevedere quanti di essi saranno qui per comperare. Il ministro Franceschini, dopo le incoraggianti parole di prammatica, mi dice che in effetti «non c'è la ressa del primo giorno degli altri anni». In compenso, aggiunge, «la gente si sente sicura». Meno male.

Per portare a casa un po' di fieno, chi può punta sui libri per bambini e ragazzi. Il gruppo Giunti-Bompiani ne ha accatastati per più di metà del suo vasto spazio espositivo. Sono quelli che vanno meglio, perché i genitori li comprano ai figli e, come fa notare lo scrittore Giordano Bruno Guerri, «il picco di lettura nelle famiglie italiane va dai 4 ai 6 anni, poi molti non avranno più niente a che fare coi libri per il resto della vita».

Anche Stefano Mauri, presidente del GeMs (il secondo in Italia per fatturato dopo la Mondadori) spiega: «Quest'anno abbiamo puntato su uno stand più sostenibile, più piccolo del solito, portando soprattutto libri commerciali e augurandoci di non perdere il soliti 100mila euro».

Certo, chi più ha, più ha da perdere, anche perché partecipare si deve, è una questione, se non di prestigio, almeno di buon gusto. Il Salone quest'anno è più che altro un Salotto. Nostrano, poiché pochi sono gli ospiti stranieri, però chi conta nel Paese deve farcisi vedere. I pezzi grossi del marketing affiancano i direttori editoriali, perché bisogna pur mettersi d'accordo e trovare una quadra fra vendibilità e qualità.

Allo stand Neri Pozza si respira un'aria positiva. Qui puntano sui cavalli di battaglia: l'opera omnia di Romain Gary, e soprattutto La vita davanti a sé, divenuto film Netflix con Sophia Loren e presto spettacolo teatrale con Silvio Orlando, o Tre piani di Eshkol Nevo, per via del film di Moretti. In generale, non sembra ci sia molto spazio per il catalogo. I grossi spingono le novità, gli scrittori premiati e quelli che vanno bene in tv o sui social. In altre parole, quelli che vanno smaltiti subito, i ferri caldi da battere adesso o mai più.

Le case editrici di ricerca sono quelle piccole, per esempio la romana Avagliano, dove si trovano scrittori nuovi e fuori del giro dei soliti noti, per esempio Francesca Bonafini. Al loro stand corre una brezza lieta per essere ancora qui. È un piacere incontrarli, le fiere servono anche a questo, a rimettere insieme i redivivi.

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