Monica Bellucci: "Mi vedrete in Twin Peaks poi produrrò una serie io"

L'attrice al Festival di Montecarlo parla delle donne, delle rughe, della carriera e dei pregiudizi contro di lei

Monica Bellucci: "Mi vedrete in Twin Peaks poi produrrò una serie io"

Montecarlo Ti guarda e ti dice: «Sullo schermo mi vedo ma non sono io». Non perché Monica Bellucci non si riconosca: «Vedo perfettamente le rughe che ho ma non mi danno fastidio per niente». Più che altro è una dimensione attoriale sempre nuova - come nel recente On the Milky Road di e con Emir Kusturica - quella che la porta a vedersi diversa e a non comprendere chi non riesce a stare in pace con il proprio tempo: «Io per esempio sono una donna che ama le donne, mi piacciono tanto, quando vedo quelle giovani penso alle mie figlie, quando vedo quelle più grandi penso che devo ancora imparare molto. Come con le mie due nonne che mi hanno insegnato tante cose». Complice il premio alla carriera che il festival di Montecarlo diretto da Ezio Greggio gli ha consegnato ieri, la splendida attrice cinquantaduenne è in vena di ricordi e bilanci.

Questo è un premio dato da un festival dedicato alla commedia che è il genere con cui lei praticamente ha iniziato.

«Sono trascorsi più di venti anni ma ho sempre un ricordo bellissimo di I mitici - Colpo gobbo a Milano e devo ringraziare i Vanzina che mi hanno dato questa possibilità, facendomi giocare sull'inflessione che era marchigiana anche se io sono umbra. Poi ho fatto di nuovo due commedie della serie Manuale d'amore di Giovanni Veronesi che è soprattutto un caro amico».

Cosa pensa dell'ironia?

«Qualcuno ha detto che è il punto più alto della disperazione. Mi piace molto. Se ridi dopo la tragedia è perché la riesci a guardare da un altro lato. Un po' come hanno fatto i nostri grandi maestri come Monicelli e Risi, la capacità di ridere sui nostri drammi. Forse per non piangere».

A che punto della carriera si sente di essere?

«Quando sono partita non avrei mai pensato di lavorare anche fuori dall'Italia, di incontrare culture diverse, devo ammettere che sono stata molto fortunata. Ma non saprei dire dove mi trovo perché credo che non si impara mai tutto, è come andare a cavallo, si è sempre in procinto di imparare qualcosa».

Ripensa mai a qualche delusione?

«Ma no, sulle delusioni della carriera alla fine ci ridi sopra, sono quelle della vita che ti ammazzano. Devi sempre riuscire a sopravvivere alla vita».

E cosa ricorda degli inizi, dei pregiudizi della sua provenienza dal mondo della moda?

«All'epoca ho pensato più di una volta che era un suicidio, quella notorietà non mi ha certo favorito: Ecco un'altra che arriva dalla moda e che vuole fare il cinema. Ma io amavo il cinema anche se non sapevo come funzionava. Sono stata catapultata e non mi hanno spiegato tante cose. Meglio così, le ho imparate sulla mia pelle come i bambini che cadono e imparano a rialzarsi da soli».

Ora la vedremo in due serie tv importanti: la terza stagione di Mozart in the Jungle dal 22 marzo su Sky Atlantic e l'attesissimo sequel di Twin Peaks di David Lynch (a maggio sempre su Sky Atlantic).

«Di questo non posso proprio parlare mentre di Mozart in the Jungle mi è piaciuto tantissimo il ruolo, divertente e profondo, di una cantante d'opera che si ritira dalle scene inspiegabilmente. La serie scava a fondo nel dramma di questa donna che lotta con se stessa».

Preferisce la tv o il cinema?

«Le serie danno la possibilità di interpretare ruoli difficili da trovare al cinema. Ma io rimango dell'idea romantica che il cinema ha sempre una magia tutta sua, particolare, speciale, che non so spiegare, di mistero».

Ogni tanto pensa di fare qualcos'altro, oltre l'attrice?

«Mi piace essere sorpresa, in questo sono molto

femminile. Così a volte cerco di sorprendermi da sola e mi è venuta in mente l'idea di produrre una serie tv, di respiro internazionale. Una storia bella, potente e drammatica su una donna che porterebbe l'Italia nel mondo».

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