"Le mie canzoni alla radio sono la colonna sonora della vita di tutti i giorni"

Il cantautore al lavoro sul nuovo disco mentre è un successo il singolo suonato con Nile Rodgers

"Le mie canzoni alla radio sono la colonna sonora della vita di tutti i giorni"

Max Pezzali non lo fermi neanche volendo. Pure con 40 gradi è «in cantina» a registrare le canzoni del prossimo album: «Ho il deumidificatore ma in effetti fa calduccio», sorride. Intanto si gode il bel risultato de Le canzoni alla radio, il suo brano che, appunto, funziona bene in radio e vanta una collaborazione mica da tutti: Nile Rodgers, il chitarrista che ha fondato gli Chic, ha definito i confini della disco music e poi è diventato uno dei produttori più influenti di tutti i tempi. «Una collaborazione nata con una tale spontaneità che mi ha lasciato a bocca aperta», spiega prima di raccontare per filo e per segno com'è andata. Ce ne fossero, di Pezzali: non ha fregole da popstar (pur avendone i numeri), conserva l'umiltà degli esordi e l'ingrediente decisivo per rimanere in cima: la curiosità. «Voglio evitare quella cosa che chiamo memoria muscolare», dice riassumendo l'elisir del suo successo.

E che cos'è, caro Pezzali?

«L'abitudine che ti porta anno dopo anno, disco dopo disco, a cercare sempre le stesse note e gli stessi suoni».

Lei come fa?

«Sono attento a ciò che accade. Esce un nuovo software per i suoni? Lo provo. C'è una app che porta qualche novità? La sperimento. Il mio rapporto con la tecnologia è assoluto».

Ma non rischia di diventare un'ossessione?

«Ma no, dipende da come la intendi. La mia generazione è una generazione midi e non ho iniziato a comporre canzoni con la chitarra in salotto oppure seduto alla tastiera. Se dovessi dire quale strumento suono, io suono il Mac ma i miei brani devono comunque essere in grado di stare in piedi anche solo con basso, batteria e chitarra».

A proposito, e la chitarra di Nile Rodgers?

«Una cosa fulminea. In tre settimane ho scritto un brano che non aveva alcun collegamento con gli altri già pronti per il nuovo disco, con una chitarra molto simile a quella di Nile Rodgers e allora mi sono detto: ma perché non coinvolgerlo? Ne ho parlato con Claudio Cecchetto che, attraverso Charlie Rapino, ha avuto l'email privata di Nile e gli ho scritto. Dopo due ore mi chiede il link del brano e dopo tre ore mi scrive che il brano gli piace molto. Una tale velocità che temevo di aver sbagliato indirizzo e, invece del grande Nile Rodgers, a rispondermi fosse il vicino di casa...»

E poi?

«Ci siamo confrontati su alcuni dettagli e io mi sono esaltato.... Anche per Saturnino, che suona il basso, credo sia stata una bella soddisfazione».

Musica come nasceva una volta. Quando le radio erano decisive.

«E lo sono anche oggi. Nelle playlist radiofoniche la differenza è nella scelta individuale. Così anche in quelle delle piattaforme digitali. Non a caso, per prepararle, stanno sostituendo le persone agli algoritmi..».

Dopotutto la musica è frutto di sensazioni.

«E la bellezza del pop è che accompagna la tua vita con brani da tre minuti e mezzo e poi ti ricorderà sempre chi sei o chi sei stato».

E il rap?

«È come il wrestling. I testi rap non possono essere considerati come si consideravano i testi dei cantautori.

Sono una sorta di rappresentazione di pensieri e idee in un modo personale. D'altronde, ci sono testi con immagini per le quali una volta ci sarebbero state interrogazioni parlamentari. Oggi no, perché il loro significato non è letterale».

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