Billy Bob Thornton: "Il mio riscatto? Fare l'assassino"

L'attore, per anni fuori da Hollywood, torna in pista con la serie ispirata al film "Fargo"

Los Angeles - «Il pubblico non va più al cinema a vedere cose per adulti: ma gode a vederle in televisione», dice Billy Bob Thornton. «Il mio personaggio nella serie Fargo ha elementi del demone dostoievskiano: come potrebbe farsi spazio tra Capitan America, Thor e gli eroici teenager di Divergence?».

Sempre alternativo, ai margini, fulgido esempio di genio anti-Hollywood (eccezion fatta per la chiacchierata parentesi del suo fulmineo matrimonio con Angelina Jolie nel 2000), Thornton, 59 anni, ha sempre qualcosa da dire, e lo fa senza scrupoli.

Del resto s'è fatto una carriera grazie e nonostante la sua eccentricità, di uomo e di attore, interprete di ruoli fuoriposto come l'idiota di Sling Blade (il film da lui anche diretto che lo lanciò nel 1996 - e gli valse l'Oscar per la sceneggiatura), il babbo Natale sboccato di Bad Santa, il barbiere alienato di L'uomo che non c'era dei fratelli Coen. Dopo anni di assenza, dovuto anche a una sequela di flop, Thornton torna a farsi vedere con la serie della cable FX Fargo, ispirata liberamente all'omonimo film dei Coen del 1996 (vincitore degli Oscar quell'anno).

Un benvenuto ritorno. «Credo di avere ancora un nome e una certa presa sul pubblico. Oddio, su un certo pubblico», azzarda Thornton. Che dopo cinque matrimoni (tre figli maggiorenni - la primogenita, 33 anni, è in carcere per scontare una condanna di omicidio involontario - una brutta vicenda che si aggiunge ai tormenti del complesso Billy Bob - e una bambina di dieci anni avuta dall'attuale compagna Connie Angland), e una vita sempre in bilico tra arte e follia, sembra trovare, vicino ai 60 anni, una dose di calma.

Lo abbiamo incontrato a Los Angeles per il lancio di Fargo, in cui recita l'uomo venuto dal nulla, Lorne Malvo, che nella gelida cittadina del Minnesota invade e stravolge la vita di due uomini tranquilli, un agente assicurativo (Martin Freeman) e un poliziotto (Colin Hanks). Nella serie di dieci episodi creata da Noah Hawley, appaiono anche Bob Odenkirk, Kate Walsh, Oliver Platt e Molly Solverson.

Mr. Thornton, ci descriva questo Malvo, destinato a entrare nella storia del dramma tv per la sua sottile, strisciante malvagia...

«È un uomo privo di coscienza ma oltremodo sicuro di sé. È come un coccodrillo, che ti sbrana se capiti nella sua palude».

A lei piace?

«Mi piace ritrarlo. È affascinante recitare personaggi che non devono ricorrere a grandi movimenti di sopracciglia o interminabili spiegazioni per farsi capire. Qui basta uno sguardo o un movimento della mano, e capisci tutto. Malvo è un incantatore di serpenti. La gente fa quello che dice».

Perché non la vedevamo da tempo?

«Per anni ho tribolato per realizzare un mio film, Jayne Mansfield's Car, che poi nessuno ha visto. Una tristezza tremenda. È stato stroncato ancora prima di uscire, da persone che ce l'avevano con me».

Perché ce l'hanno con lei?

«Ma che ne so. Sarà per via della mia sindrome maniaco-compulsiva. Ho ad esempio la fobia delle mobilie antiche, delle posate d'argento. Mi fanno sentir male, letteralmente, una forma d'allergia. Avrò dato fastidio a qualcuno con le mie nevrosi.

La sua stravaganza maggiore al cinema?

«Per esempio quando ho messo su 25 chili per recitare il meccanico psicotico in U-Turn di Oliver Stone, per poi dimagrire a dismisura per L'uomo che non c'era. E poi il mio rapporto con Angie, conosciuta quando girammo insieme Pushing Tin. Ci siamo amati tanto, troppo, era tutto troppo intenso, incandescente. Ci siamo scottati, anzi bruciati. Ma l'amo ancora».

Fargo segnala dunque un suo ritorno alle scene?

«Spero di sì. Come attore credo di avere ancora la mia fettina di fan.

Fargo mi rimetterà in gioco: credo che il mio Malvo sia a livello di Kevin Spacey in House of Cards e Bryan Cranston in Braking Bad. Un cattivo irresistibile per il pubblico maturo o dal palato fine. Una catarsi salutare per le mie fobie».

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