"Miss Uragano" si placava soltanto scrivendo di Mazzini

Filantropa e infermiera sui campi di battaglia, Jessie White Mario firmò la prima biografia del patriota

"Miss Uragano" si placava soltanto scrivendo di Mazzini

Giudicando dalle immagini che di lei ci sono pervenute, la giornalista inglese Jessie White (1832-1906), che sposò il patriota garibaldino Alberto Mario e fu con lui protagonista del Risorgimento Italiano, non doveva essere una grandissima bellezza. Del resto, un rivoluzionario come Felice Orsini, l'attentatore di Napoleone III, sostenne che ella, più che bella, era soprattutto «intelligente». Per quanto longilinea e di statura abbastanza elevata, aveva lineamenti mascolini, uno sguardo altero e un atteggiamento volitivo che ispiravano rispetto, piuttosto che simpatia. Eppure questa donna irrequieta e idealista, proveniente da una agiata famiglia dell'Hampshire - il padre era un costruttore navale di Portsmouth - doveva avere un suo fascino legato, probabilmente, anche alla sua cultura umanistica, al suo spirito avventuroso, alla sua idolatria per la libertà, alla sua vocazione umanitaria.

Non fu certamente per un caso che Giuseppe Mazzini le affibbiò quel soprannome, «Miss Uragano», che la rese famosa. E non fu per un caso che uno scrittore filo-borbonico, Giacinto de' Sivo, parlando degli «ospedali garibaldesi» allestiti durante la spedizione dei Mille, ne denigrò l'attività infermieristica e la presentò come la più significativa esponente di «certe dame forestiere, facenti le soldatesse o le infermiere a pompa, che raccoglievano i denari attorno», fra le quali Garibaldi, «strascinandosi, andava perdendo il capo». Di esse, anzi, de' Sivo ha lasciato un giudizio velenoso e ingeneroso: «cotali donne per gelosia di mestiere s'odiavano forte, eppure stavan sempre su e giù vociando per gli spedali, con noia de' medici; i quali dicevano elleno andar piuttosto cercando bei giovani che curando malati».

Jessie aveva studiato filosofia alla Sorbona con un esponente importante del cattolicesimo liberale e progressista, Félicité de La Mennais, e nella capitale francese aveva stretto amicizia con una signora inglese molto vicina a Garibaldi, Emma Roberts, che le fece conoscere personalmente l'«eroe dei due mondi» e la spinse a interessarsi attivamente alla causa nazionale italiana. Rientrata in Inghilterra, nel 1855, Jessie cominciò a frequentare il mondo degli esuli politici italiani e degli italofili inglesi e, in particolare, quel gruppo di donne intime di Giuseppe Mazzini impegnate nella raccolta di fondi e nell'attività cospiratoria (spesso velleitaria) del patriota genovese. Dopo aver incontrato quest'ultimo di persona, Jessie ne fu affascinata, tanto da diventarne una delle più fidate collaboratrici, ma continuò a mantenere vivo il legame con Garibaldi. Del resto, fu proprio grazie a Mazzini che ella poté incontrare a Genova il patriota Alberto Mario, che divenne suo marito e con lei prese parte alle tante iniziative nelle quali furono coinvolti per la causa italiana.

Filantropa, infermiera sui campi di battaglia, giornalista e inviata speciale per giornali inglesi, americani, italiani, Jessie White Mario fu anche una scrittrice molto fine, oltre che impegnata, come ebbe a sottolineare Giosuè Carducci: «la democrazia conta un solo scrittore sociale, ed è una inglese, ed è una donna, la signora Jessie Mario, che non manca mai dove ci sia da patire o da osare per una nobile causa». In effetti, lei fu autrice prolifica: si occupò di questioni economico-sociali come la misera a Napoli, le miniere di zolfo in Sicilia, il sistema penitenziario nell'Italia del suo tempo, ma soprattutto legò il proprio nome di scrittrice a biografie di personaggi del Risorgimento, da Giuseppe Garibaldi ad Agostino Bertani, da Carlo Cattaneo a Giuseppe Mazzini.

Proprio la sua Vita di Giuseppe Mazzini (pagg. 478, euro 20) è stata appena ripubblicata dall'editore Castelvecchi a cura di Marco Pizzo che vi ha premesso una buona ma brevissima ed essenziale introduzione che, pur cogliendo bene le caratteristiche del lavoro, avrebbe meritato di essere sviluppata sia per contestualizzarlo meglio all'interno della biografia intellettuale e politica dell'autrice, sia per sottolinearne la persistente importanza nel quadro della vastissima storiografia mazziniana. Che l'opera della White Mario abbia un rilievo dal punto di vista storiografico lo si deduce già dal solo fatto che essa, prima biografia in assoluto di Mazzini, fu voluta dallo stesso patriota.

Proprio lui, Mazzini, infatti, gravemente malato e ormai prossimo alla morte, chiese a Jessie, venuta a visitarlo, di narrare «per filo e per segno» gli eventi di cui era stata protagonista o spettatrice. Lei accolse l'invito come un ordine e scrisse un'opera che - forse più dell'altra sua celebre biografia dedicata a Garibaldi - ha il carattere di una vera e propria agiografia con la differenza, però, rispetto alle vite dei santi, di essere corredata di informazioni di prima mano e di materiale epistolario e documentale in possesso dell'autrice a causa del privilegiato rapporto di collaborazione e dimestichezza con Mazzini. Peraltro tale rapporto, ai fini dell'interpretazione storiografica, accanto al pregio di una conoscenza diretta dell'uomo e di sconosciuti particolari della sua attività, ha qualche inconveniente. L'autrice, infatti, tende a giustificare e idealizzare ogni azione di Mazzini e a ignorarne o minimizzarne i contrasti con Garibaldi. E neppure dedica una parola a un certo velleitario e disinvolto «avventurismo» di Mazzini che, a suo tempo, indignò alcuni suoi seguaci, come Giovanni Visconti Venosta, e li spinse ad abbandonare il suo campo per approdare a posizioni conservatrici e monarchiche. Proprio Visconti Venosta - autore di quel vivace affresco di storia risorgimentale intitolato Ricordi di gioventù nel quale, per inciso, è riportato il testo e raccontata la genesi della celebre e divertente ballata La partenza del crociato per la Palestina ovvero Il prode Anselmo - accusava infatti Mazzini di cercare i propri collaboratori «sino nei più bassi strati sociali, non arretrando davanti al tradimento, al pugnale, al sangue, pur di tener viva ed alimentare la fiamma dell'odio contro l'oppressore».

Detto questo, rimane il fatto che l'opera di Jessie White Mario, pur con i limiti connessi al fatto di essere tutt'altro che imparziale e viziata da una palpabile ostilità nei confronti di Cavour e della soluzione monarchica del Risorgimento, resta un gran bel libro. Costruito secondo i canoni tradizionali di una biografia che ripercorre la vita del biografato dalla nascita alla morte, ricostruisce anche il «sistema di pensiero» e la personalità di Mazzini fornendone, alla fine, un ritratto suggestivo di eroe romantico. Il tutto secondo un intento celebrativo che aveva in sé una vocazione pedagogica e divulgativa: non è un caso che la prima edizione uscisse nel 1885 in 62 dispense illustrate.

Si tratta, insomma, di un vero e proprio «classico» di quella letteratura risorgimentale che dovrebbe essere riscoperta e valorizzata per far recuperare, al di là delle fazioni politiche, il senso delle radici e della storia.

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