Il mondo dei robot ci fa paura ma soprattutto ridere

Cavazzoni stravolge con allegria le regole del gioco. Ma non è l'unico

Il mondo dei robot ci fa paura ma soprattutto ridere

G li uomini se la godono. I robot immortali hanno creato una società dove una miriade di macchine si occupa di tutte le necessità. Dafne, ad esempio, è il modello della escort perfetta. Sembra che anche i robot si lascino affascinare. Perfino lo spietato Xenofon, strumento di morte ambulante all'improvviso rimasto senza guerra e senza esercito. L'umanità è impegnata a ingrassare senza sosta. Nessuno si cura di chi e come governi. I guai iniziano quando i robot immortali, offesi dell'indifferenza degli uomini, si ritirano. La società comincia (letteralmente) a liquefarsi. I robot vagano per una grande pianura e vivono incredibili avventure. E poi ci sarebbero gli alieni... Sono queste le premesse de La galassia dei dementi (La nave di Teseo) di Ermanno Cavazzoni. Distopia, sì. Ma tutta da ridere. Difficile non pensare ai poemi cavallereschi, da Boiardo ad Ariosto. Anche perché la storia è ambientata nella Pianura Padana, nei pressi di Bologna. Il libro di Cavazzoni, che esce oggi, è l'ultimo di una serie di romanzi che immaginano il nostro futuro in termini drammatici o problematici. Senza alcuna pretesa di completezza, eccone qualcuno. Nel divertente Il ministero della bellezza (Indiana, 2013) di Marco Lazzarotto si immagina una società che emargina e punisce gli uomini brutti. Originale Qualcosa, là fuori (Guanda, 2016) di Bruno Arpaia, che ha elementi distopici senza forse appartenere del tutto al genere. In un futuro prossimo i cambiamenti climatici impongono una epocale migrazione verso l'Unione degli Stati del Nord, la Scandinavia. Da Napoli al Mar Baltico, l'Europa è un cumulo di rovine senza padroni. La Germania è un arido deserto. Ne La terza Moschea (l'ultima edizione è Bietti, 2015) di Pierfrancesco Prosperi siamo nel 2025. Il partito della Verità ha spezzato in due l'Italia. A Sud c'è un regime islamico fondamentalista. A Nord-Est, un gruppo di regioni ancora indipendenti. Tutto questo immaginato prima del famoso Sottomissione di Michel Houellebecq.

Di recente si sono misurati con il genere o con aspetti del genere anche Laura Parriani (Di ferro e d'acciaio, NN, 2018), Giuseppe Genna (History, Mondadori, 2017), Fabio Deotto (Un attimo prima, Einaudi, 2017), Paolo Zardi (XXI secolo, 2015) e poi Massimo Fini, Antonio Scurati, Alessandro Bertante, Massimiliano Santarossa e molti altri ancora. Il capostipite? Qualcuno indica L'uomo è forte di Corrado Alvaro, una chiara trasposizione dell'inferno sovietico edita nel 1938.

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