Si è spento a ottantanove anni nella sua amata Sicilia Manlio Sgalambro, il filosofo pessimista che cantava i Monty Phyton. Nato a Lentini il 9 dicembre 1924, Sgalambro è stato conosciuto dal grande pubblico anche per il suo amore per la musica leggera (alla quale ha dedicato anche un pamphlet) e per la sua attività di paroliere. In primis per Franco Battiato, per il quale, tra le tante canzoni, ha anche firmato il testo di La Cura. Un rapporto intelletuale, quello fra i due, durato più di vent'anni e suggellato da undici album e tre film. Un ispiratore, più che un paroliere, che ha marcato con i suoi versi asciutti e affilati la produzione recente di Battiato. Un amore per il pop che si è manifestato anche con la collaborazione con alcune tra le voci più autorevoli della nostra musica: da Patty Pravo ad Alice, passando per Fiorella Mannoia, Carmen Consoli, Milva e Adriano Celentano.
Ma, prima di tutto, Sgalambro era un filosofo di razza, di netto orientamento nichilista, influenzato da Nietzsche e Cioran. Un autore prolifico che ha pubblicato più di trenta titoli, quasi tutti editi da Adelphi. "Non ho nulla da dire, è una cosa Nel corso della sua carriera Sgalambro, non senza autoironia, ha spaziato attraverso tutte le sfumature dell'arte: è stato scrittore, poeta, cantautore (nel 2001 ha pubblicato Fan club, un disco di cover tra cui spicca un'interpretazione di Me gustas tu di Manu Chao e della Canzone della Galassia dei Monty Phyton), attore e persino un po' rockstar durante le sue apparizioni sul palco dei tanti concerti in cui ha accompagnato Battiato. Il cantautore, riservato come sempre, non commenta: privata, è un dolore personale molto forte".
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