Il bello di J-Ax è che dice quel che vuole ma crede in quel che dice. Nell'epoca del socialconformismo (mai andare fuori dal coro altrimenti i social ti sbranano), è uno dei pochi a prendere posizioni forti, sempre coerenti e coraggiose e pazienza se qualche volta non sono condivise da tutti. «Prima sui No Vax dicevo: sediamoci e parliamone. Ora questa pazienza non ce l'ho più, dopo aver avuto un Covid pesante ho sviluppato un disprezzo profondo per loro». «Il concerto di Salmo? Niente da dire su di lui come artista, ma sono d'accordo con le critiche che gli ha fatto Fedez. Capisco la rabbia per come è stato trattato il mondo della musica dal vivo, ma questo modo di contestare non è giusto». E anche nelle canzoni J-Ax non ha mezze misure. Mescola alto e basso, sentimenti e volgarità, purezza e fango. Non finge, lui è proprio ciò che ascolti e capirete che oggi un tipo così è più unico che raro. Dal «Bello di esser brutti» (titolo di un suo disco) al bello di essere J-Ax (scritto proprio così, non J Ax, JAx oppure Dj Ax come qualcuno ancora si ostina a scrivere). In quasi trent'anni di carriera ha fatto il salto più difficile: avere libertà assoluta. «Io sono un cantautore perché canto ciò che scrivo senza filtri» spiega lui parlando di Surreale, il disco che avrebbe dovuto essere una riedizione del precedente ReAle ma poi chissenefrega, l'ispirazione ha preso il sopravvento ed ecco nove brani nuovi di zecca più i già pubblicati Voglio la mamma e Salsa. «Il lockdown mi ha dato la possibilità di fare tutto con più calma», spiega sbuffando una delle nuvole bianche tipiche dell'ex fumatore incallito.
Il suo brano preferito di Surreale?
«I film di Truffaut. A oggi è il preferito della mia carriera».
Quello con i versi: «Questi fanno tutti i fighi, nelle interviste dicono che si ispirano a Fellini ma fino all'altro ieri il target era i ragazzini. Dai pannolini a Pasolini».
«Ci sono tanti artisti che nelle interviste fanno citazioni alte ma poi scrivono testi che non c'entrano nulla. Dopo i 40 anni (ne ha 49, ndr) trovo insopportabili quelli che si credono meglio. Quelli che, se il disco non funziona, è solo colpa degli altri».
J-Ax vuol dire (anche) tv.
«Per me è un file diverso rispetto alla musica. Anche se dopo l'esperienza traumatica di Sorci Verdi ho rischiato davvero l'esaurimento nervoso. Da lì ho deciso che in tv farò solo la spalla, non il conduttore».
Nel disco c'è Voglio la mamma.
«Con il Covid in famiglia ho vissuto due o tre settimane paurose che mi hanno fatto scrivere versi come ma tu come rispondi quando poi lui ti guarda con le lacrime agli occhi e dice voglio la mamma. Ero ateo ma pregavo che ci Dio ci salvasse e proteggesse nostro figlio. Ora credo in Dio ma non nelle religioni. Ho perso 8 kg, dicevo il Padre Nostro, l'Angelo di Dio, l'Ave Maria come mi hanno insegnato da bambino».
Lei parla chiaro, tanti suoi colleghi no.
«Hanno tutti paura di perdere consensi. Però bisogna anche pensare che spesso sui social si viene condizionati dalla cosiddetta minoranza rumorosa, come i No Vax. Esiste comunque una maggioranza silenziosa che spesso non si considera».
Voterà alle elezioni per il sindaco di Milano?
«Voterò e poi tirerò la catenella, come Fantozzi».
Siamo nell'epoca del politicamente corretto.
«Oggi un film come Chi ha incastrato Roger Rabbit, tanto per fare un esempio, non si potrebbe fare. Per fortuna faccio rap e ho la licenza di dire quel che voglio».
Lei ha annullato il suo concerto al Forum di Milano e ha restituito il denaro speso per i biglietti.
«Io non chiedo mai anticipi sui concerti e quindi ho potuto farlo perché credo che ai miei fan quei 30/50/100 euro adesso possano far comodo. Poi, se vorranno potranno ricomprare il biglietto per i miei prossimi concerti».
Quando saranno?
«Non salirò sul palco finché non saremo tutti in sicurezza».
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