Indossa orecchini con l'arcobaleno, Miriam Leone. «Li ho comprati tanti anni fa a Londra», mi dice. Non è un vezzo, non è di facciata. Lei il problema della guerra se l'è posto e l'ha condiviso su Instagram con il suo milione mezzo di follower: «È stato difficile, nel cordoglio di questi giorni, fare finta di niente, parlare d'altro, fingere spensieratezza, fare promozione del nostro film come se niente fosse. Voglio essere sincera con voi e condividere questo senso di inadeguatezza che ho provato, forse succede anche a voi. Oggi però ho rivisto questa clip, ho rivisto la mitica Piera Degli Esposti, ho riso, ho sorriso, ho pensato a quanto diritto abbiamo alla vita, a quanto sia un dovere onorare il nostro lavoro».
Parliamo della commedia sentimentale Corro da te, in uscita il 17 marzo in 500 schermi, con la regia di Riccardo Milani che s'è ispirato al francese Tutti in piedi di Franck Dubosc per raccontare il quarantanovenne Gianni che sembra uscito dalla commedia all'italiana più caustica: bello, sportivo, single incallito e, soprattutto, seduttore seriale. Ha il volto di Pierfrancesco Favino e arriva a fingere di essere costretto su una sedia a rotelle per conquistare Chiara, violinista e tennista, paraplegica. Miriam Leone, 36 anni, un'ironia tagliente, una risata contagiosa e una scelta molto azzeccata degli ultimi ruoli al cinema, da Marilyn ha gli occhi neri a Eva Kant in Diabolik dei Manetti Bros. che diventerà una trilogia, pilota con grazia una storia in cui la disabilità è, come dice lei, «una diversa abilità, perché bisogna essere molto abili per stare dentro questa condizione».
Come si è preparata al personaggio?
«Ho preso lezioni di tennis a Torino mentre stavo girando Diabolik e devo ringraziare Giulia Capocci che mi ha spronato a superare i miei limiti».
È stato difficile recitare sulla sedia a rotelle?
«Il problema è che devi essere credibile. Così ho subito condiviso i problemi pratici, e di cui non ci accorgiamo, come quando parcheggiamo nelle soste riservate ai disabili o costruiamo barriere architettoniche».
Chiara è una donna molto forte ma anche fragile.
«C'è un grosso equivoco nella nostra società che interpreta la forza come prestanza fisica. Mentre la forza di Chiara sta nel sapere che l'amore vero è quello che abbraccia il difetto dell'altro».
Come risponde a chi pensa che il suo ruolo sarebbe dovuto essere affidato a una disabile?
«Io non interpreto una disabile e stop, interpreto una persona. Ciò detto credo che i ruoli per persone con diversa abilità siano limitati, quindi è giusto che nei casting vengano inserite queste persone».
Sul suo profilo Instagram sta parlando spesso della guerra.
«Non ho potuto farne a meno, il senso di impotenza è quello che fa più male. Dobbiamo sempre ricordarci di non scatenare l'odio gli uni contro gli altri e di usare parole gentili. La guerra, come la pace, è anche nelle piccole cose. Petrarca diceva Pace non trovo e non ho da far guerra perché la condizione umana è in conflitto costante».
Ha fatto il classico?
«Sì, anche Lettere».
A proposito di conflitti, lei è la protagonista del nuovo film di Gianni Zanasi con Edoardo Leo che parte dalla notizia che c'è una guerra nell'aria.
«Il titolo è War - La guerra desiderata. La sua domanda è un giusto aggancio perché è un momento in cui la stiamo vivendo, ma è un po' prematuro parlarne».
Sembra comunque che stia affinando la scelta dei suoi ruoli.
«Da anni faccio ruoli femminili che sono quelli di esseri umani con una propria personalità. Diciamo che le mie sono femministe fonte di ispirazione non solo per le donne, ma anche per gli uomini».
La bellezza può essere un handicap?
«Non uso molto lo specchio, quello che mi interessa è lo
scambio e le emozioni che posso trasmettere agli altri. Poi le persone che hanno pregiudizi nei miei confronti sono le prime che proprio non mi interessano. Non le ho mai ascoltate e questo è stato il vento nelle mie vele».
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