"Nella commentocrazia noi parliamo soltanto con le canzoni"

La band ha iniziato il tour teatrale agli Arcimboldi di Milano: "Siamo artigiani"

"Nella commentocrazia noi parliamo soltanto con le canzoni"

In effetti oggi è quasi straordinario vedere una band ancora insieme quasi vent'anni dopo il primo disco. I Negramaro sono tali e quali, giusto qualche ruga e molta esperienza in più. Ma l'entusiasmo è lo stesso e lo hanno confermato anche prima di battezzare agli Arcimboldi di Milano il tour nei teatri. Caciaroni e divertenti, così si fa. Prima data del tour: ieri sera. Ultima dopo quaranta concerti: alla Rockhal in Lussemburgo a inizio dicembre. Due mesi dal vivo in Italia e in Europa giusto per ristabilire il Contatto (con gli spettatori) e vedere come procede La cura del tempo (sono i primi due pezzi in scaletta). Tanto per iniziare, Giuliano Sangiorgi fa il punto della situazione: «In questi maledettissimi anni abbiamo provato a resistere e abbiamo anche pubblicato un disco in piena pandemia, ben sapendo che sarebbe andato incontro a una mutilazione perché non avremmo potuto suonarlo dal vivo». Poi continua divagando, lui con gli altri della band, proprio come se la conferenza stampa fosse una jam session in libertà.

Intanto siete ancora in sei, con Lele Spedicato che ha messo kappaò l'ictus e ora suona che è un piacere.

Sangiorgi: «Mi ricordo quando stava male e gli ho detto muovi quella cazzo di mano e rimetti a posto il nostro destino. Per fortuna è andata proprio così».

Un tour teatrale.

Andro: «È un tour nei teatri ma non è un tour teatrale. Il nostro promoter Roberto De Luca dice che offriamo un concerto da palasport».

La «prova generale» l'altra sera a Saint Vincent.

Sangiorgi: «Ci siamo sentiti come dentro uno stadio».

Riassumetelo.

Andro: «Siamo ripartiti dall'essenza delle canzoni».

Sangiorgi: «Ne abbiamo anche avuto il tempo, trascorrendo mesi in studio a prepararci».

È «unplugged» ossia acustico. Acustico vero o acustico «allargato»?

Andro: «Abbiamo avuto un intento artigianale nell'arrangiare i pezzi. Molti sono rinati. Meraviglioso è diventata una cover della cover. Abbiamo ridato una nuova forma al pezzo di Modugno registrato anni fa».

Sangiorgi: «E ora Mentre tutto scorre, che chiude il concerto, è quasi impossibile da cantare tanto è complicata».

È il brano con il quale vi siete presentati tra i Giovani al Sanremo del 2005.

Andro: «Iniziammo a farci conoscere al grande pubblico facendo tantissimi concerti, interviste, apparizioni. Spesso pensiamo a che cosa sarebbe successo se allora ci fossero stati i social che ci sono oggi. A quale impatto avrebbero avuto sulla nostra popolarità».

Però ora sembra contare più la quantità che la qualità.

Sangiorgi: «È una tendenza generale e per certi versi è anche comprensibile. Conta il numero dei follower. Anche mia nipote con i suoi piccoli compagni di scuola fa questioni sui follower». (sorride - ndr)

Non è un po' limitativo?

Sangiorgi: «Mi fa preoccupare soprattutto una cosa. Se è bello che a 15 anni un esordiente possa farsi conoscere, è meno bello che, senza l'hype, è fregato».

In che senso?

Sangiorgi: «Oggi non si può più sbagliare. Mi dispiace molto per l'underground che dava ai musicisti la possibilità di crescere. Ora non è più consentito».

Tutto passa dai social.

Sangiorgi: «Se scrivo un post su argomenti politici o sociali è alla merce di tutti e piovono commenti del tipo fai il cantante quindi canta e basta. Allora le nostre canzoni sono come post, rappresentano le mie idee».

Le canzoni si ascoltano, i post si commentano.

Sangiorgi: «Siamo nella commentocrazia. Se scrivo sui migranti, piovono commenti del tipo prenditeli a casa tua. Se scrivo un brano come Dalle mie parti (accennato ieri sera - ndr) voglio parlare a favore della vita umana, un tema che è contro ogni politicizzazione».

Ma il testo è chiaro: «E in fondo al mare non mi sente il figlio mio/ Sono arrivato prima io».

«La politica non c'entra, sono convinto che pure Salvini si butterebbe in mare per salvare un bambino. Io canto a favore della vita. Invece sui social spesso inizia il dibattito sei di destra o sei di sinistra».

Lei di che cos'è?

Sangiorgi: «Io sono di carne e ossa».

Comunque non è un «boomer», che è l'accusa preferita sui social.

Sangiorgi: «Se proprio devo dirlo, sta cosa dei giovani contro i boomer mi fa un po' tristezza».

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